La vita in quarantena nelle residenze universitarie
Al collegio Trinitatis sono rimasti 9 studenti su 70 «Aperitivi su Skype e vita a distanza di sicurezza Per Pasquetta? Il sogno è fare una grigliata»
Venerdì scorso gli studenti del collegio Trinitatis hanno organizzato un aperitivo per festeggiare la laurea di un compagno. Un brindisi a distanza. In videoconferenza si è ritrovata la settantina di fuorisede residenti alla Crocetta. La maggioranza, con l’inizio dell’emergenza, è tornata a casa. Nove sono rimasti a Torino, gli unici dei tre piani di residenza universitaria. «Mi piacerebbe stare con i miei genitori. Ma qui da solo sono più produttivo e ho meno distrazioni», racconta Gabriele Pugliesa, 21 anni, aspirante ingegnere del Politecnico. Ha scelto di non prendere un treno per Conversano, suo paese di origine, per proseguire in smartworking il tirocinio. «Mi mancano gli amici del piano. Durante il giorno? Studiamo a distanza. E ogni sera parlo con la famiglia via Skype».
Con l’imposizione dei decreti, l’edisu, l’ente per il diritto allo studio, ha chiesto ai fuorisede, che non erano a Torino per via dello stop delle lezioni, di non tornare. «Così, sono 1.250 su 2.300 gli studenti che vivono oggi nelle nostre strutture», spiega Alessandro Sciretti, il presidente Edisu. Se la Francia ha imposto la chiusura dei collegi universitari, l’italia ha fatto diversamente. «Per garantire la sicurezza — prosegue Sciretti —, abbiamo intensificato le pulizie e deciso di offrire il pranzo a domicilio a tutti i nostri studenti. Facciamo di tutto per evitare di farli uscire». Ma non solo. È stato attivato uno sportello psicologico (in italiano e in inglese) per affrontare nel migliore dei modi la solitudine e le preoccupazioni. In più, sono stati offerti gratuitamente alcuni servizi (come per le fotocopie) e sono stati regalati dei tappettini per partecipare — dalla propria camera — ai corsi di ginnastica on-line del Cus.
Salvaguardare la salute psicofisica è necessario in queste settimane dove è facile sentirsi abbandonati. Con la paura del contagio in agguato. Nelle residente studentesche Edisu, è stata accertata la positività di un unico ospite. Da allora vive in quarantena nella sua camera all’olimpia. Altri cinque hanno tirato un sospiro di sollievo. L’incubo di aver contratto il Covid-19 è stato scacciato dopo la negatività del test del tampone.
Per fortuna, non si segnalano altri contagi nei collegi privati abbandonati dalla maggioranza dei fuorisede. Come il Trinitatis dove la gestione quotidiana è diventata un sacrificio. «Il nostro coordinamento nazionale ha scritto al Miur per denunciare la situazione. Il nostro futuro è incerto. Abbiamo registrato una riduzione drastica dell’entrate perché non facciamo pagare la retta a chi è andato a casa. Alcuni stranieri hanno già avvertito che torneranno forse solo a settembre», racconta Cristian Casula, il direttore del collegio religioso della Crocetta. I quattro dipendenti sono in cassa integrazione. «Io continuo a lavorare la mattina, ma sono sempre reperibile. Nonostante tutto, voglio assicurare quel progetto educativo che offriamo ai nostri ragazzi», prosegue Casula. In residenza sono state imposte regole ferree. Si mangia due per tavolo e si vive distanziati. L’aperitivo on-line è stato pensato per far rivivere quella comunità divisa dal virus. «Per il cibo, siccome è chiusa la mensa, ci portano pranzo e cena ogni giorno da fuori — racconta Pugliesa, uno degli ultimi fuorisede rimasti —. A Pasquetta? Per scherzo abbiamo proposto una grigliata. Un sogno».