Cinque domande a Cirio sull’emergenza
Cinque domande al governatore Alberto Cirio sulla gestione dell’emergenza coronavirus in Piemonte. 1 Per quale ragione siamo andati così a rilento sui tamponi? La risposta già data è che la Regione ha seguito le indicazioni dell’iss, che riferiva di far fare i tamponi almeno ai sintomatici: abbiamo avuto segnalazioni di persone con polmonite che non sono state esaminate. Perché? 2 Il Veneto ha mandato la Protezione Civile a verificare l’agibilità dei migliori padiglioni di ospedali dismessi, e ha individuato 5 strutture abbandonate da dedicare ai convalescenti ancora positivi. In Piemonte il presidente del Consiglio Allasia ha discusso sui social sul caso del Maria Adelaide, si sono ignorate strutture come i vecchi ospedali di provincia. Ci siamo avventurati per strade diverse, costose e non ancora a regime. Perché? 3
La situazione nelle case di riposo è drammatica, il personale è ridotto all’osso. I tamponi vanno fatti a tappeto e i dispositivi di protezione estesi a tutti. Come è stato possibile non prevederla affatto chiedendo alle Rsa di istituire reparti ad hoc? 4 La carenza di mascherine Ffp2 e 3 è endemica, tuttavia la prima gara della società di committenza Scr è stata fatta nella seconda metà di marzo. Perché? E ora che le nuove ordinanze ne raccomandano l’uso al supermercato, quali azioni la Regione sta mettendo in campo per monitorare la distribuzione? Sta avvenendo di tutto: i comuni più fortunati le regalano al mercato, quelli limitrofi neanche sanno come fare, sono state istituite le cabine di regia provinciali: sarebbe giusto che la Regione chiedesse notizia della omogeneità e disomogeneità nei territori e si impegnasse a dirottare i nuovi ordini nei comuni che non se la sono cavata da soli. 5
La nomina ad hoc di commissari per l’emergenza in alcune Asl pare l’occasione per fare qualche nomina «politica». Ex direttori (giunta Cota) con rapporti con il centrodestra. Quali criteri adottati? Era necessario?