Semi: «I luoghi pubblici saranno per pochi»
Il primo caffé post-pandemia (con brioche), Massimo, 32 anni, del bar Amy’s, in via Giolitti, a due passi da piazza San Carlo, lo fa ad Angelo Musso, portiere di uno stabile di via Lagrange
Amarzo Giovanni Semi, docente di sociologia al Campus Luigi Einaudi ed esperto dei processi di gentrificazione, sarebbe dovuto partire per Berkeley, Università della California, per una ricerca sugli spazi pubblici. «Il coronavirus, per i miei studi, è stato uno schiaffo in faccia. Noi studiosi avevamo la nostra idea di sviluppo urbano che adesso non sta più in piedi, è stata stravolta dalla pandemia».
Professor Semi, che cosa succederà alla nostra città?
«Mi aspetto una lunga fase di selezione sociale in cui chi ha patrimoni forti e stabili potrà continuare la sua vita urbana tradizionale. Cinema, teatri, ristorante, aerei con capienza ridotta al 20 per cento e quindi molto più costosi. Tutti gli altri rimarranno sempre di più in casa, le loro esperienze saranno mediate dai social network e dalla Rete. La presenza nei luoghi diventerà un’esclusiva per chi se lo può permettere».
Quindi non è vero che il Covid-19 è un virus democratico.
«Per niente. Le disuguaglianze non vanno
in soffitta con la Fase Due e nemmeno la stigmatizzazione territoriale. Anche se in questi mesi mi sembra che gli spazi pubblici siano un po’ più pubblici di prima, più democratici. Fino a febbraio vigeva ancora un confine tra il cittadino consumatore e quello considerato illegittimo, questa distinzione è un po’ saltata e anche i senzatetto hanno più spazio a disposizione».
Prevede una fuga dal centro?
«No. Forse è il sogno di qualche architetto, ma ci sono troppi vantaggi a vivere in centro. Senza contare che il mercato immobiliare sarà congelato per mancanza di liquidità».
Che cosa succederà ai quartieri della movida, San Salvario e Vanchiglia?
«Tutti gli assembramenti su vasta scala, e quindi ciò che succedeva nei fine settimana in quei quartieri, scompariranno per i prossimi due anni. So che stanno studiando dei progetti per pedonalizzare sia San Salvario che Vanchiglia, per permettere ai proprietari dei locali di montare i dehor e guadagnare spazio in esterno. A parte che si tratta di una soluzione che non considera il contesto sociale, a me pare che si dia per scontato che la capacità di consumo rimarrà invariata nei prossimi mesi, ma non sarà così».
I torinesi rinunceranno agli aperitivi?
«La vita sociale è importante così come le relazioni amicali, ma anche le condizioni materiali lo sono. Molte persone perderanno il lavoro, la domanda di consumi crollerà».
Come sarà Torino quest’estate?
«Una città con poca presenza umana, in spazi pubblici aperti. I veri conquistatori di questa epoca sono Amazon e Glovo, hanno vinto la battaglia, vinceranno la guerra».
Tornerà a Berkeley?
«L’anno prossimo, per finire il libro sugli spazi pubblici. Prima, durante e dopo il coronavirus».
Avevamo la nostra idea di sviluppo urbano che adesso non sta più in piedi, è stata stravolta dalla pandemia di coronavirus che ci ha colpito
Mi aspetto una lunga fase di selezione sociale in cui chi ha patrimoni forti e stabili potrà continuare la sua vita urbana tradizionale
Cinema, teatri, ristoranti, aerei con capienza ridotta al 20 per cento saranno più costosi. Chi non può rimarrà sempre di più in casa