Corriere Torino

I flop (ma non solo) della «Fase 2»

Molti ritardi, impegni mancati e anche troppa gente in giro. Ma per fortuna non ci sono solo note negative: il lavoro da casa funziona e molti usano le bici

- Di Christian Benna

Mancano i reagenti. Quindi si procede a rilento con i tamponi. Mancano le mascherine gratuite e a prezzi calmierati. I torinesi pagano di tasca propria i dispositiv­i di protezione; oppure, ago e filo, se li confeziona­no in casa. Mancano i test sierologi per capire chi ha sviluppato gli anticorpi che frenano il virus. Mancano i soldi della cassa integrazio­ne, e 40 mila lavoratori tirano la cinghia. Manca la app di tracciamen­to dei positivi al covid. Si pensava che la Fase 2, quella della riapertura, si giocasse sulle distanze. Uno o due metri? O forse tre. Dipende dai casi. Ma sempre con auto-certificaz­ione in tasca. Per stare sicuri. E non incappare nelle goccioline che trasportan­o il virus e nel contagio delle multe. Invece da lunedì, è andato in scena un diario dell’assenza, scritto tra penuria e scarsità. Il refrain della politica è tutto incentrato sul terrore dell’abbondanza, sulla paura di assembrame­nto; «troppa gente in giro», dicono allarmati i governanti. Ma in quei due o tre metri di separazion­e obbligator­ia tra le persone, c’è un vuoto che le ordinanze e i Dpcm della Fase2 faticano a colmare. Perché sono trascorsi più di due mesi dall’inizio della pandemia. Il Piemonte già a marzo si dichiarava autosuffic­iente nella produzione di reagenti. Saremmo dovuto diventare autosuffic­ienti anche nella produzione di mascherine. Per poi scoprire che mancano le certificaz­ioni, e le ditte che lavorano con la Regione le acquistano da fornitori in Campania e in Marocco. Per la consegna dei primi lotti la sindaca Appendino ha provato a trasformar­e in fattorini gli amministra­tori di condominio. Ma anche qui manca qualcosa: due euro. La mancia che alcuni profession­isti hanno chiesto per la consegna a domicilio. Nella distanza sono spuntate anche note positive: lo smart working coinvolge gran parte del settore terziario, e in molti casi ha migliorato la conciliazi­one lavoro e vita privata. E tanti cittadini, per rispettare le distanze, sono tornati in sella, in bicicletta.

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