I flop (ma non solo) della «Fase 2»
Molti ritardi, impegni mancati e anche troppa gente in giro. Ma per fortuna non ci sono solo note negative: il lavoro da casa funziona e molti usano le bici
Mancano i reagenti. Quindi si procede a rilento con i tamponi. Mancano le mascherine gratuite e a prezzi calmierati. I torinesi pagano di tasca propria i dispositivi di protezione; oppure, ago e filo, se li confezionano in casa. Mancano i test sierologi per capire chi ha sviluppato gli anticorpi che frenano il virus. Mancano i soldi della cassa integrazione, e 40 mila lavoratori tirano la cinghia. Manca la app di tracciamento dei positivi al covid. Si pensava che la Fase 2, quella della riapertura, si giocasse sulle distanze. Uno o due metri? O forse tre. Dipende dai casi. Ma sempre con auto-certificazione in tasca. Per stare sicuri. E non incappare nelle goccioline che trasportano il virus e nel contagio delle multe. Invece da lunedì, è andato in scena un diario dell’assenza, scritto tra penuria e scarsità. Il refrain della politica è tutto incentrato sul terrore dell’abbondanza, sulla paura di assembramento; «troppa gente in giro», dicono allarmati i governanti. Ma in quei due o tre metri di separazione obbligatoria tra le persone, c’è un vuoto che le ordinanze e i Dpcm della Fase2 faticano a colmare. Perché sono trascorsi più di due mesi dall’inizio della pandemia. Il Piemonte già a marzo si dichiarava autosufficiente nella produzione di reagenti. Saremmo dovuto diventare autosufficienti anche nella produzione di mascherine. Per poi scoprire che mancano le certificazioni, e le ditte che lavorano con la Regione le acquistano da fornitori in Campania e in Marocco. Per la consegna dei primi lotti la sindaca Appendino ha provato a trasformare in fattorini gli amministratori di condominio. Ma anche qui manca qualcosa: due euro. La mancia che alcuni professionisti hanno chiesto per la consegna a domicilio. Nella distanza sono spuntate anche note positive: lo smart working coinvolge gran parte del settore terziario, e in molti casi ha migliorato la conciliazione lavoro e vita privata. E tanti cittadini, per rispettare le distanze, sono tornati in sella, in bicicletta.