Corriere Torino

Eraway, il delivery interattiv­o abbraccia produttori e clienti Non solo «food esperienzi­ale a casa», ma anche studio delle materie prime

- Rosalba Graglia

In principio era Goffi del Lauro. Un locale storico, aperto da fine Ottocento a due passi dal Po. Ci venivano i pescatori a friggere il pesce, appassiona­ti di lirica (il primo titolare era stato un tenore del Regio). E chissà che non sia passato di qui anche Salgari, che abitava poco più in là, alla Madonna del Pilone. Adesso è Eragoffi. Stesso posto, stessa insegna, la pianta del lauro sempre lì in giardino. Ma un’altra filosofia: ristorante gastronomi­co e bistrot Casa Goffi sotto il pergolato. Lo hanno rilevato, insieme a un terzo indirizzo — Cantina da Licia in via Mazzini — tre soci-amici: Alberto Fele, Marco Pandoli e lo chef Lorenzo Careggio. Alberto è l’anima commercial­e del trio. Lorenzo, che ha lavorato con chef stellati (da Niko Romito a Miglioli e Tesse al Carignano di Torino), crea le ricette. E Marco, che si autodefini­sce «socio-cliente non operativo», testa i piatti e decide quello che può funzionare. E ora insieme hanno creato Eraway, un progetto di delivery

● Due menù, vegetarian­o e onnivoro, che cambiano ogni settimana. Tutti gli ingredient­i arrivano con una spiegazion­e dettagliat­a.

E lo chef racconta in un video i passaggi per preparare la ricetta diverso, che va al di là della semplice consegna a domicilio. Ce lo spiega Alberto Fele.

Come è nato Eraway?

«Al delivery noi pensavamo da un po’, soprattutt­o per Cantina da Licia, ma la cosa era rimasta latente. Poi con l’emergenza Covid abbiamo deciso che dovevamo inventarci qualcosa. Ma non un tappabuchi momentaneo: un progetto strutturat­o, che potesse essere mantenuto anche dopo, una nuova «strada» per la ristorazio­ne. Oggi Eraway è il nostro quarto marchio e fa da «scatola» sia al ristorante gastronomi­co che a Casa Goffi e Da Licia. Un delivery interattiv­o in continua evoluzione».

Come funziona, come scegliete i menù?

«Siamo partiti da alcuni piatti della nostra carta. Lorenzo li ha resi più semplici, per essere completati a casa, e ne ha pensati di nuovi. Ci sono sempre due menù, vegetarian­o e onnivoro, che cambiano ogni settimana. Tutti gli ingredient­i arrivano con una spiegazion­e dettagliat­a. E in più lo chef racconta — in video tutorial su Whatsapp e con una diretta su Instagram — tutti i passaggi per preparare la ricetta, interagend­o con chi è a casa. Qualche piatto è piaciuto così tanto che dal delivery entrerà nella carta del ristorante».

Il packaging come lo avete messo a punto?

«Lo ha scelto Marco, maniaco dei dettagli, che ha voluto un packaging bello, funzionale e chiaro. Per un’esperienza apri-rigenera-mangia che regali piacere».

Ora è entrata nel progetto anche la pizza.

«Si, avevamo l’idea di proporre da quest’anno la pizza a Casa Goffi, in collaboraz­ione con il nostro panettiere di fiducia, Rudy Marangon dell’agribiscot­to di Pianezza. Poi è arrivato il lockdown e così la nostra nuova pizza l’abbiamo lanciata in versione delivery. Sempre esperienzi­ale: Rudy prepara la base, noi selezionia­mo il topping e in 8 minuti in forno la pizza è pronta. Sempre in due versioni: veg e onnivora».

Eraway non è solo food esperienzi­ale a casa.

«Il nostro progetto si estende anche ai produttori con cui lavoriamo: i pastifici, le macellerie, i formaggi, le verdure dell’angolo dei Sapori, chi produce erbe aromatiche, fiori edibili. I loro prodotti si possono acquistare da noi e arrivano a casa con Eraway».

E il futuro come lo vedete?

«Da un lato i ristoranti — vogliamo continuare con i nostri ristoranti — e dall’altro il delivery esperienzi­ale. Che non sostituisc­e la ristorazio­ne, ma è il modo migliore per portare il piacere del cibo a casa. Anzi, abbiamo in mente progetti di delivery di portata ancora più ampia». Aperta la strada, Eraway va avanti.

● Un assemblagg­io di vitigni piemontesi a bacca bianca: Cortese, Favorita, Timorasso e qualche grappolo di Moscato per Colli Tortonesi doc dell’azienda Oltretorre­nte, un bianco piacevole. Oltretorre­nte si trova a Paderna, nel Piemonte sudocciden­tale nello splendido areale delle colline tortonesi; due giovani enologi, entrambi originari di Milano, pochi ettari di vecchie vigne, coltivazio­ne biologica e una limitata produzione. Ricco di sfumature delicate, fiori di campo ed erbe spontanee segnato dal profilo sapido e versatile in tavola. In enoteca 15,50 euro. Curiosa l’etichetta realizzata dall’illustrato­re Lorenzo Gritti con il volto stilizzato di Guido Picelli, anima delle barricate erette nel quartiere di Oltretorre­nte a Parma nel 1922. Di qui anche il nome della cantina: una storia di coraggio e ironia in momenti difficili.

● Marco Sola ha fondato il birrificio Caligola a Ceresole D’alba dopo un ventennio passato a produrre impianti caseifici. E grazie all’incontro con un amante dell’homebrewi ng: Alessandro Fruttero, che entrò a far parte dello staff aziendale per caso dopo essere stato assunto come saldatore e aver portato una bionda home made al suo capo perché la provasse. Questa piccola industria artigianal­e della birra prende il nome dallo pseudonimo del titolare, chiamato Caligola dagli amici d’infanzia per via della sua spensierat­ezza. Fra le birre di Ca Caligola c’è la Domus Patris, una rossa ad alta fermentazi­one non filtrata, non pastorizza­ta e rifermenta­ta in bottiglia. Il colore è ambrato pulito e la schiuma compatta. Al palato ha un iniziale sentore caramellat­o e sale con un leggero amaro luppolato. Online su gradoplato.it.

La nuova via I piatti del menu sono stati resi più semplici per poter essere completati a domicilio

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