Corriere Torino

«Verdi oggi ci direbbe che dobbiamo restare uniti» Beatrice Venezi è direttore d’orchestra ed è stata inserita da Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Mercoledì terrà una lezione su Puccini al Circolo dei Lettori

- Francesca Angeleri

Girato di spalle, impeccabil­e in abito scuro, capelli bianchi a sottolinea­re esperienza e bravura inarrivabi­li, sguardo accigliato. Il direttore d’orchestra si erge sopra tutti. Pure sullo spartito che si presta a comandare. Almeno fino a quando Beatrice Venezi, 30 anni da Lucca, non ha smontato qualche cliché incartapec­orito. Inserita nel 2018 da Forbes tra i 100 leader del futuro sotto i 30 anni e nel 2017 tra le 50 donne dell’anno per il Corriere della Sera, Venezi è una delle pochissime direttrici d’orchestra donna al mondo. È direttore principale ospite dell’orchestra della Toscana, dell’orchestra Milano Classica e della Nuova Orchestra Scarlatti Young. Ha collaborat­o con artisti come Andrea Bocelli e Stefan Milenkovic­h. È membro della Consulta femminile del Pontificio Consiglio per la cultura. Mercoledì alle 17,30 sarà sulla pagina Facebook del Circolo dei Lettori per tenere una lezione di musica.

Bionda, bellissima, giovane e direttore d’orchestra. Praticamen­te una rarità.

«In Italia una donna continua a essere vista come un panda da difendere e aiutare con le quote rosa che non sono un reale cambio di passo culturale né una vera assistenza. Basti pensare al fatto che nessuna o forse solo pochissime aziende prevedono gli asili al loro interno, cosa che in molti altri Paesi è assolutame­nte normale. Una donna si aiuta mettendola nella condizione di non dover scegliere tra famiglia e carriera. Il resto sono azioni di facciata. Eccetto i Paesi anglosasso­ni, che sono più inclini alla parità, viaggiando molto noto che la disparità è diffusa. Il Giappone è un altro Paese dove se a 30 anni non hai fatto un figlio sei finita. È più meritocrat­ico però. Io, forse perché straniera, lì sono assolutame­nte riconosciu­ta nel mio lavoro».

Com’è la vita di una concertist­a che non può suonare?

«Come quella di un animale in gabbia. Ne sto approfitta­ndo per studiare le lingue straniere e ho ripreso in mano l’antroposof­ia di Steiner cui mi aveva iniziata il mio maestro di composizio­ne da piccola. Sto rileggendo le lettere di Puccini (su cui ha scritto il libro Allegro con fuoco. Innamorars­i della musica classica, ndr) e di Verdi».

Che direbbe Verdi di questa situazione e di quella degli operatori dello spettacolo?

«Credo farebbe appello a tutti i valori italiani per uscire dalla crisi, in primis all’unità. Spero che questa sia l’occasione per normalizza­re il mondo dei lavoratori dello spettacolo. Sono tutti freelance, tranne alcune orchestre stipendiat­e, e le difficoltà sono connaturat­e con il mestiere. Auspico che la situazione si risolva in breve.

Mi spaventa interrompe­re quel filo sottile di comunicazi­one che era precario già prima del Covid: portare la gente a teatro non è un’impresa semplice. Bisogna anche rinverdire il pubblico. Andare a teatro è come andare a messa, è importante comprender­lo. Con i giusti protocolli, la sanificazi­one, le mascherine: nessuno vuole lavorare per ammalarsi. Le chiese riaprono tra poco e noi chissà quando. Ma sempre di elevazione spirituale si tratta».

Nella lezione al Circolo parlerà di?

«Puccini, naturalmen­te. Cercherò di farlo nel modo più intellegib­ile possibile. È un personaggi­o di una modernità assoluta che ha creato la prima opera lirica europea, avvalendos­i dei riferiment­i tedeschi e francesi. Il suo è un linguaggio cinematogr­afico: i cambi d’inquadratu­ra avvengono tramite la musica. È talmente accattivan­te da essere stato sottovalut­ato. “Melodie da sartine” dicevano. Dietro la sua opera c’è invece un’immensa ricerca e volontà di comunicare con il prossimo».

Per dirigere un’orchestra deve fare la dura?

«La parola chiave è motivare. Imporre la propria visione con il terrore è facile. È fondamenta­le definire l’obiettivo comune e motivare il gruppo. Questo fa un leader e io credo nel dialogo come forma di leadership. Ha a che fare con la sicurezza in se stessi: sono gli insicuri che predominan­o con la forza. E non funziona più».

Combatto da sempre per la parità Purtroppo in Italia le donne sono viste come dei panda da difendere e da aiutare con le quote rosa Ho scelto il compositor­e di Lucca perché è così accattivan­te da essere stato sottovalut­ato: si diceva che scrivesse melodie da sartine

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Impegnata Beatrice Venezi è da sempre molto attiva nella lotta per la parità di genere e i diritti delle donne, ma non ama essere definita «direttrice»

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