«Verdi oggi ci direbbe che dobbiamo restare uniti» Beatrice Venezi è direttore d’orchestra ed è stata inserita da Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Mercoledì terrà una lezione su Puccini al Circolo dei Lettori
Girato di spalle, impeccabile in abito scuro, capelli bianchi a sottolineare esperienza e bravura inarrivabili, sguardo accigliato. Il direttore d’orchestra si erge sopra tutti. Pure sullo spartito che si presta a comandare. Almeno fino a quando Beatrice Venezi, 30 anni da Lucca, non ha smontato qualche cliché incartapecorito. Inserita nel 2018 da Forbes tra i 100 leader del futuro sotto i 30 anni e nel 2017 tra le 50 donne dell’anno per il Corriere della Sera, Venezi è una delle pochissime direttrici d’orchestra donna al mondo. È direttore principale ospite dell’orchestra della Toscana, dell’orchestra Milano Classica e della Nuova Orchestra Scarlatti Young. Ha collaborato con artisti come Andrea Bocelli e Stefan Milenkovich. È membro della Consulta femminile del Pontificio Consiglio per la cultura. Mercoledì alle 17,30 sarà sulla pagina Facebook del Circolo dei Lettori per tenere una lezione di musica.
Bionda, bellissima, giovane e direttore d’orchestra. Praticamente una rarità.
«In Italia una donna continua a essere vista come un panda da difendere e aiutare con le quote rosa che non sono un reale cambio di passo culturale né una vera assistenza. Basti pensare al fatto che nessuna o forse solo pochissime aziende prevedono gli asili al loro interno, cosa che in molti altri Paesi è assolutamente normale. Una donna si aiuta mettendola nella condizione di non dover scegliere tra famiglia e carriera. Il resto sono azioni di facciata. Eccetto i Paesi anglosassoni, che sono più inclini alla parità, viaggiando molto noto che la disparità è diffusa. Il Giappone è un altro Paese dove se a 30 anni non hai fatto un figlio sei finita. È più meritocratico però. Io, forse perché straniera, lì sono assolutamente riconosciuta nel mio lavoro».
Com’è la vita di una concertista che non può suonare?
«Come quella di un animale in gabbia. Ne sto approfittando per studiare le lingue straniere e ho ripreso in mano l’antroposofia di Steiner cui mi aveva iniziata il mio maestro di composizione da piccola. Sto rileggendo le lettere di Puccini (su cui ha scritto il libro Allegro con fuoco. Innamorarsi della musica classica, ndr) e di Verdi».
Che direbbe Verdi di questa situazione e di quella degli operatori dello spettacolo?
«Credo farebbe appello a tutti i valori italiani per uscire dalla crisi, in primis all’unità. Spero che questa sia l’occasione per normalizzare il mondo dei lavoratori dello spettacolo. Sono tutti freelance, tranne alcune orchestre stipendiate, e le difficoltà sono connaturate con il mestiere. Auspico che la situazione si risolva in breve.
Mi spaventa interrompere quel filo sottile di comunicazione che era precario già prima del Covid: portare la gente a teatro non è un’impresa semplice. Bisogna anche rinverdire il pubblico. Andare a teatro è come andare a messa, è importante comprenderlo. Con i giusti protocolli, la sanificazione, le mascherine: nessuno vuole lavorare per ammalarsi. Le chiese riaprono tra poco e noi chissà quando. Ma sempre di elevazione spirituale si tratta».
Nella lezione al Circolo parlerà di?
«Puccini, naturalmente. Cercherò di farlo nel modo più intellegibile possibile. È un personaggio di una modernità assoluta che ha creato la prima opera lirica europea, avvalendosi dei riferimenti tedeschi e francesi. Il suo è un linguaggio cinematografico: i cambi d’inquadratura avvengono tramite la musica. È talmente accattivante da essere stato sottovalutato. “Melodie da sartine” dicevano. Dietro la sua opera c’è invece un’immensa ricerca e volontà di comunicare con il prossimo».
Per dirigere un’orchestra deve fare la dura?
«La parola chiave è motivare. Imporre la propria visione con il terrore è facile. È fondamentale definire l’obiettivo comune e motivare il gruppo. Questo fa un leader e io credo nel dialogo come forma di leadership. Ha a che fare con la sicurezza in se stessi: sono gli insicuri che predominano con la forza. E non funziona più».
Combatto da sempre per la parità Purtroppo in Italia le donne sono viste come dei panda da difendere e da aiutare con le quote rosa Ho scelto il compositore di Lucca perché è così accattivante da essere stato sottovalutato: si diceva che scrivesse melodie da sartine