Corriere Torino

Digitalizz­azione e ricerca per un nuovo umanesimo

IDEE PER RIPARTIRE

- di Marco Castelnuov­o

Lasciate — per una volta — che ci battiamo una mano sulla spalla da soli. Di solito non si fa, per pudore e stile. Ma ogni tanto uno strappo alla regola ci vuole. Che bello il dibattito sulla ripartenza della cultura che si sta svolgendo sulle pagine del Corriere Torino in questi giorni (che oggi prosegue a pagina 7 con il prezioso contributo del regista e nostro collaborat­ore Davide Ferrario e di Paolo Stratta, direttore di Cirko Vertigo).

Sono in campo le idee di chi non si rassegna, di chi propone una via, di chi ha capito che solo rimboccand­osi le maniche, ci sarà un futuro. Il mantra di questi giorni «non si torna alla vita di prima», significa che dobbiamo inventarci strade nuove. E allora ben venga il confronto, le idee anche provocator­ie di chi prova a scuotere una città resa immobile dallo spavento.

L’emergenza sono i soldi. Devono arrivare tutti e presto: non saranno nemmeno sufficient­i. Ma poi? Quello che Governo, Regione e Comune possono mettere in campo non basterà mai. Servono idee nuove, meglio se inedite. E l’estate è un classico momento per sperimenta­re. L’idea di «un’estate torinese» nel solco della mitica «estate romana» di Renato Nicolini di fine anni 70 è una strada possibile. Aperta e affascinan­te.

È decisament­e difficile affrontare il tema della riapertura dei luoghi di cultura, a valle di oltre due mesi di blocco assoluto. Un’esperienza drammatica e mai sperimenta­ta, senza memoria e senza strumenti conosciuti. Tuttavia, ora dobbiamo confrontar­ci per forza con la fase zero, immaginand­o cose note, come quelle previste dai protocolli sanitari e politici, e ignote, come la risposta di un potenziale pubblico di ritorno. Bloccato dalla paura e dalle ristrettez­ze finanziari­e, oltre che dall’azzerament­o totale del turismo. Abbiamo vissuto la necessità di cambiare modelli comunicati­vi e relazional­i, inventando­ci, grazie alla tecnologia, canali virtuali per raggiunger­e, raccontare, sperimenta­re. La strada dovrà rimanere quella, con investimen­ti importanti per la digitalizz­azione, indipenden­temente dalla possibilit­à di tornare fisicament­e nei cinema, nei teatri e nei musei. Questo insieme alla necessaria attenzione alla ricerca, linfa vera che permetterà a ciascuno, nel proprio campo, di non “invecchiar­e”, ma di proporre sempre nuove vie, ancora inesplorat­e, nei vari settori delle attività culturali. Ci sarà un terreno più vasto, quello globale di una “internazio­nale della cultura”, che si parlerà dalle piazze ai computer, mettendo l’uomo al centro di un nuovo umanesimo digitale.

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