Digitalizzazione e ricerca per un nuovo umanesimo
IDEE PER RIPARTIRE
Lasciate — per una volta — che ci battiamo una mano sulla spalla da soli. Di solito non si fa, per pudore e stile. Ma ogni tanto uno strappo alla regola ci vuole. Che bello il dibattito sulla ripartenza della cultura che si sta svolgendo sulle pagine del Corriere Torino in questi giorni (che oggi prosegue a pagina 7 con il prezioso contributo del regista e nostro collaboratore Davide Ferrario e di Paolo Stratta, direttore di Cirko Vertigo).
Sono in campo le idee di chi non si rassegna, di chi propone una via, di chi ha capito che solo rimboccandosi le maniche, ci sarà un futuro. Il mantra di questi giorni «non si torna alla vita di prima», significa che dobbiamo inventarci strade nuove. E allora ben venga il confronto, le idee anche provocatorie di chi prova a scuotere una città resa immobile dallo spavento.
L’emergenza sono i soldi. Devono arrivare tutti e presto: non saranno nemmeno sufficienti. Ma poi? Quello che Governo, Regione e Comune possono mettere in campo non basterà mai. Servono idee nuove, meglio se inedite. E l’estate è un classico momento per sperimentare. L’idea di «un’estate torinese» nel solco della mitica «estate romana» di Renato Nicolini di fine anni 70 è una strada possibile. Aperta e affascinante.
È decisamente difficile affrontare il tema della riapertura dei luoghi di cultura, a valle di oltre due mesi di blocco assoluto. Un’esperienza drammatica e mai sperimentata, senza memoria e senza strumenti conosciuti. Tuttavia, ora dobbiamo confrontarci per forza con la fase zero, immaginando cose note, come quelle previste dai protocolli sanitari e politici, e ignote, come la risposta di un potenziale pubblico di ritorno. Bloccato dalla paura e dalle ristrettezze finanziarie, oltre che dall’azzeramento totale del turismo. Abbiamo vissuto la necessità di cambiare modelli comunicativi e relazionali, inventandoci, grazie alla tecnologia, canali virtuali per raggiungere, raccontare, sperimentare. La strada dovrà rimanere quella, con investimenti importanti per la digitalizzazione, indipendentemente dalla possibilità di tornare fisicamente nei cinema, nei teatri e nei musei. Questo insieme alla necessaria attenzione alla ricerca, linfa vera che permetterà a ciascuno, nel proprio campo, di non “invecchiare”, ma di proporre sempre nuove vie, ancora inesplorate, nei vari settori delle attività culturali. Ci sarà un terreno più vasto, quello globale di una “internazionale della cultura”, che si parlerà dalle piazze ai computer, mettendo l’uomo al centro di un nuovo umanesimo digitale.