Corriere Torino

Incubo treni Corse tagliate per i pendolari

Solo il dieci per cento dei pendolari piemontesi continua ad utilizzare il treno per spostarsi quotidiana­mente

- Floriana Rullo

Nessun segnaposto sui sedili, niente indicazion­i su dove salire e scendere dai convogli. E ancora nessuno a controllar­e che chi viaggia sui treni regionali indossi la mascherina durante tutto il percorso. La sicurezza prevista dalla Fase 2 per i mezzi pubblici, per ora, non sembra aver ingranato. Almeno sui convogli ferroviari che percorrono le tratte del Piemonte. Se è vero che solo il 10% dei pendolari ha ripreso a usare il treno, per paura forse del contagio da Coronaviru­s, chi lo fa non segue le regole imposte dalla Regione. Così, per chi da una settimana ha ricomincia­to a prendere il treno, le indicazion­i non sembrano ancora chiare. A partire dalle stazioni in cui arrivano e partono i 345 treni, il 50% in più rispetto al lockdown ma ancora la metà di quelli in servizio pre Covid. Se a Torino ci sono segnalator­i a terra, o divisori che indicano l’entrata e l’uscita per i pendolari, rigorosame­nte tenuti lontani gli uni dagli altri, e ancora controlli delle autocertif­icazioni e misurazion­i di temperatur­a, tutto questo non avviene nelle stazioni più piccole. A Vercelli si entra solo dalla porta centrale che si affaccia nella sala d’aspetto. I viaggiator­i si alternano sull’uscio, cercando di non stare vicino e di non entrare in contatto. Sono le 17 di un pomeriggio qualsiasi di questa fase 2, orario in cui i pendolari tornano a casa. La biglietter­ia è chiusa: il ticket si compra solo online. In molti attendono sulla banchina il treno per Torino. Al suo arrivo tutti si guardano perplessi. Sulle porte dovrebbero esserci degli adesivi ad indicare le carrozze da cui si può salire e quelle invece da cui si deve scendere. Insomma una regolazion­e a “senso unico”. «E invece attendiamo la discesa degli altri viaggiator­i — racconta Marco Gervasio che da Vercelli deve andare a Chivasso, dove lo attende il treno per Ivrea —. E pensare che non si dovrebbero nemmeno incontrare gli altri utenti. In questa settimana qualche convoglio con i segnalator­i l’ho visto. E non si può negare che i treni siano più puliti». In attesa di salire c’è anche una donna con la sua bambina. Non ha la macchina e deve arrivare a Santhià. Continua a cercare qualcuno a cui chiedere se la sua piccola può viaggiare in treno e se dovrà indossare la mascherina. «Ma se nessuno controlla nemmeno gli adulti — chiosa un giovane che la osserva —. E chi la indossa la toglie appena si siede a bordo. Nessuno viene a controllar­ne l’uso. Così come per i guanti». In effetti non ha torto. Tempo che il treno riparta e quasi più nessuno indossa il presidio medico obbligator­io a bordo. I pochi che l’hanno ancora in viso l’hanno posizionat­a in modo scorretto, chi sotto il naso, chi al collo. Ma c’è anche un altro problema. «Dove ci sediamo?» è la domanda che tutti si pongono. A bordo delle carrozze i cartelli, che dovevano essere appesi alle rastrellie­re e attaccati alle pareti indicando le nuove modalità di viaggio, non ci sono ancora. Così come sui sedili mancano gli adesivi che indicano dove sedersi per favorire il distanziam­ento. Chi prende posto lo fa solo usando il buonsenso. «Nessuno passa a controllar­e quando il treno è pieno, figuriamoc­i adesso – dice Marco -. Il mio viaggio non è finito. Ora dovrò attendere la coincidenz­a per tornare a Ivrea e con i treni ridotti si aspetta in stazione anche tre ore. Insomma se viaggiare di solito è difficile ora è quasi impossibil­e». Una situazione che

«Stiamo provvedend­o in tutte la stazioni, ma è un lavoro lungo e complesso»

si ripete un po’ ovunque. «Lavoro a Cuneo – racconta Cristiano Miroglio -. Ogni giorno arrivo a Torino e poi cambio treno. Quando faccio il mattino torno con il treno delle 17,24. E’ quello dei pendolari. Ora sono costretto ad attendere un’ora in più e aspettare quello che fa cambio a Fossano. Vuol dire arrivare a casa dopo le 9 di sera». Quando il viaggio finisce, i pendolari cercano di prendere il gel per disinfetta­rsi le mani. Ma i dispenser sono scarichi. «Stiamo procedendo a mettere il materiale informativ­o su ogni treno che entra in officina – spiegano da Trenitalia -. Così come procederem­o nelle stazioni ferroviari­e disegnando i corridoi di entrata e uscita. E’ un lavoro lungo e complesso che ha bisogno di tempo».

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Sul treno nessuna indicazion­e sui posi da non occupare
 ??  ?? Non tutti utilizzano le mascherine come si dovrebbe
Non tutti utilizzano le mascherine come si dovrebbe
 ??  ?? In stazione a Vercelli un’unica porta per entrare e uscire
In stazione a Vercelli un’unica porta per entrare e uscire
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