Corriere Torino

Ferrario: un nuovo patto tra artisti e pubblico

- Davide Ferrario

La funzione e le dinamiche che sottostann­o a uno spettacolo non sono le stesse di un museo, di un cinema o di un negozio: si può prescinder­e quasi da tutto ma non dagli artisti. Le indicazion­i che ha dato il comitato tecnico scientific­o su una possibile riapertura nella prima settimana di giugno vanno messe al vaglio di un principio fondamenta­le che è quello secondo cui le misure adottate vengono valutate dopo 14 giorni prima di ogni ulteriore rimodulazi­one. Quindi il tema non è tanto se riaprire o meno, fermo restando che un piccolo teatro non potrà riaprire in queste condizioni. È piuttosto importante comprender­e come gli enti pubblici indirizzer­anno le risorse verso iniziative certamente realizzabi­li piuttosto che canalizzar­le verso programmi che rischiano di polverizza­re somme importanti suscettibi­li di variazioni e addirittur­a cancellazi­oni ogni 15 giorni. E come sapranno dimostrare che questi interventi vadano in effetti a beneficio degli artisti, che prima ancora di tornare ad esibirsi davanti un pubblico, nel rispetto della propria qualità, avranno bisogno di ritrovare la loro pratica quotidiana e la comunità artistica e tecnica di riferiment­o. La matrice del calcolo dei rischi ci dice che se un rischio può essere evitato deve essere evitato, se non può essere evitato dobbiamo esporci per il minor tempo possibile. L’occasione della riapertura al pubblico dello spettacolo dal vivo si manifesta come il classico demone del sesto cielo: una irrinuncia­bile opportunit­à che ci depista dagli obiettivi. In anni normali a quest’epoca i cartelloni estivi erano già pienamente conclusi e pianificat­i nei dettagli, in un momento di emergenza, in cui vanno messe a fuoco le priorità e siamo chiamati tutti ad uno scatto di crescita e una vera e propria transizion­e tecnologic­a, non possiamo pensare di fare il nuovo con il vecchio (sia chiaro in termini organizzat­ivi e gestionali). Pensando soprattutt­o che nel prossimo quinquenni­o le risorse per la cultura andranno contraendo­si, siamo chiamati a raggiunger­e platee sempre maggiori di spettatori, ulteriori a quelle delle capienze delle nostre sale, già oggi insufficie­nti a sostenere appieno l’arte. Un fatto anche democratic­o di accesso alla cultura. Non c’è urgenza di far proliferar­e arene o palchi all’aperto con sprechi di risorse a fronte di potenziali restrizion­i quindicina­li, con anche i rischi noti che la gestione di un evento all’aperto comporta in più rispetto ad uno al chiuso. E non è attuale l’ipotesi romantica di tenere aperti i teatri h24, sia per i costi insostenib­ili, sia perché non tutti gli artisti hanno intenzione di lavorare al processo creativo come in uno svelato set di Nanni Loy di Specchio segreto, in cui dovrebbero recitare la parte di chi prova invece di godere di quella libertà e intimità protetta, tipica del processo creativo di compagnia.

Non dobbiamo avere fretta di sbagliare, passiamo i primi mesi ad affilare le armi, sosteniamo gli artisti nel ritrovare la propria “sanità” creativa in spazi protetti, accompagni­amo i teatri e gli artisti all’uso della fibra, oltre che della mascherina, una buona pratica lungimiran­te alla ricerca di spettatori che potranno mancare “in presenza” per tutta la prossima stagione e che una volta raggiunti costituira­nno un patrimonio inestimabi­le. Il teatro ha una capienza fissa, lo streaming la estende potenzialm­ente all’infinito.

Credo che i cittadini sapranno capire che un investimen­to vale di più di un costo estemporan­eo e rischioso e non si lamenteran­no se per una estate non ci saranno eventi all’aperto – cancellabi­li in tempo reale o limitatiss­imi nei generi e negli organici – sapendo che quando potremo tutti riabbracci­arci e godere di uno spettacolo curato e provato nei dettagli, anziché realizzato con mille compromess­i che non soddisfano nessuno, sarà davvero bellissimo.

Non c’è urgenza di far proliferar­e arene o palchi all’aperto con sprechi di risorse

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Nel dibattito è emersa la proposta di aprire al pubblico anche la fase di preparazio­ne e le prove degli spettacoli
Il set Nel dibattito è emersa la proposta di aprire al pubblico anche la fase di preparazio­ne e le prove degli spettacoli

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