Terzo settore pilastro della ripresa
Ci sono tre ragioni per considerare il terzo settore al centro dell’idea di fare della crisi un’occasione di rilancio.
La prima è che il terzo settore è parte fondamentale della resilienza delle comunità, soprattutto quelle provate da una crisi economica e sociale come quella che stiamo per vivere, producendo il capitale sociale collettivo senza il quale non c’è ripresa. La seconda è che il terzo settore è esso stesso parte del sistema produttivo, nella sua funzione di assistenza, educazione e conciliazione lavoro-famiglia. Non occupandoci della sopravvivenza di asili, scuole, associazioni sportive e culturali, ci troveremo senza una parte fondamentale del sistema di welfare. La terza è che il terzo settore imprenditoriale è una risorsa chiave per intercettare le nuove opportunità che si aprono in un mondo che cambia. Le nuove funzioni di cura, la trasformata distribuzione di ultimo miglio del cibo, il turismo di prossimità, ad esempio, non sono più marginali opportunità di business: l’impresa sociale assistita dalla finanza e dalla tecnologia può giocare un ruolo determinante. Per realizzare ciò serve che la politica esca da quell’idea provincialotta e un po’ machista per cui c’è l’impresa quella vera e poi il terzo settore, trattando la ripartenza come un problema di sistema.