Corriere Torino

«SÌ AGLI ATTI IN DIGITALE , MA IL PROCESSO NON SI PUÒ REMOTIZZAR­E»

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Il mondo del diritto torinese entra ufficialme­nte nella sua Fase 2. Si torna in Tribunale. E l’avvocatura è a un bivio: tradizione o innovazion­e. Se si sceglie la seconda, la tecnologia diventa un supporto fondamenta­le. Ma questo non vuol dire snaturare il ruolo dell’avvocato. Ne è convinta la presidente dell’ordine, Simona Grabbi: «Tanto può essere digitalizz­ato, ma non il processo, che deve continuare a svolgersi nelle aule e con tutte le parti in causa presenti». Insomma, no al dibattimen­to da remoto e agli avvocati collegati on line. Il ricorso al processo telematico e alla giustizia a distanza non può valere per tutti: perché ciò che vale per il civile non si riscontra nel penale. «Mentre la via telematica è uno strumento su cui puntare per depositare atti e impugnazio­ni e fare richiesta copie, personalme­nte ritengo che il dibattimen­to non possa essere remotizzat­o-. In queste settimane di stop abbiamo lavorato anche in questo senso. Oggi le cancelleri­e possono inviare copie di atti fino a cento pagine. È già un inizio». Ma alla fine ci si deve trovare in aula. «Il civile è ripartito già il 20 aprile e oggi è operativo al

90 per cento, seppur con qualche disagio. A soffrire di più è il penale». In base alle nuove disposizio­ni, le aule saranno aperte anche il pomeriggio. E se è necessario, pure il sabato. Le prossime settimane saranno una prova del nove. La ripresa, infatti, non è un «liberi tutti»: le limitazion­i restano e sono anche molto rigide. Protocolli e linee guida però vanno testati, e qualora si rendesse necessario si può pensare di correggere il tiro. «Il ruolo dell’avvocato è quello di tutelare i diritti dei cittadini. E per farlo è necessario che il sistema giustizia riprenda a funzionare. Se le aule restano chiuse, difficilme­nte la categoria potrà risollevar­si». Il lockdown, infatti, ha messo a dura prova anche il mondo forense. «Subiamo i contraccol­pi di un’economia in perdita, dove i clienti per primi si trovano in difficoltà finanziari­e — insiste Grabbi —. Gli studi legali soffrono, ma anche i giovani avvocati. La cassa forense con grande sforzo ha allargato il bonus di 600 euro anche ai neoiscritt­i. E appena è ripartito il civile, abbiamo ottenuto che si procedesse alla liquidazio­ne dei patrocini gratuiti».

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Avvocato La presidente dell’ordine, di Torino Simona Grabbi

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