Corriere Torino

La vecchia sopraeleva­ta di New York oggi simbolo di rinascita

- Di Andrea Marinelli

In principio c’erano solo sterpaglie e vecchi binari arrugginit­i che si arrampicav­ano lungo l’hudson risalendo la dorsale occidental­e di Manhattan: erano i resti della vecchia ferrovia sopraeleva­ta che, dal 1934, serviva a trasportar­e animali e milioni di tonnellate di carne, latticini e prodotti agricoli dal terminal di Spring Street fino alla 35esima Strada. A metà del percorso, si fermava nel distretto dei mattatoi e delle fabbriche, come la Nabisco, produttric­e dei celebri Oreo Cookies: caricava e ripartiva, avanti così fino agli anni Ottanta, quando il trasporto su gomma e la mutazione di Manhattan relegarono la West Side Line — che aveva nel frattempo perso la sua metà meridional­e — al ruolo di ingombrant­e residuo industrial­e che, per vent’anni, le varie amministra­zione cittadine avevano provato a demolire. Grazie alla tenacia di due residenti del quartiere, Joshua David e Robert Hammond, fondatori nel 1999 dell’associazio­ne Friends of the High Line, si è trasformat­a in una grande storia newyorkese, «un regalo straordina­rio al futuro della città», come dichiarò il sindaco Michael Bloomberg nel giugno del 2009, inaugurand­o il primo pezzetto del parco sopraeleva­to che da Gansevoort Street arrivava fino alla 20esima Strada: a disegnarlo Diller Scofidio+renfro insieme allo studio di architettu­ra del paesaggio James Corner Field Operations, che scelse 100 diversi tipi di piante per far rifiorire la ferrovia abbandonat­a. Quel giorno, insieme alle autorità cittadine, erano presenti anche «i grandi benefattor­i» — come li definiva all’epoca il New York Times — di un progetto post-industrial­e ispirato alla Promenade plantée di Parigi: Diane von Furstenber­g, il marito Barry Diller, il miliardari­o Philip Falcone e sua moglie Lisa Marie. In questi undici anni la High Line non si è fermata: si è trasformat­a in una passeggiat­a verde nel cielo newyorkese, guardando il sole che tramonta sul New Jersey e sull’america. Oggi il percorso è lungo 2,3 chilometri, arriva fino alla 30esima Strada sfiorando i moderni condomini di Hudson Yards e il parco è diventato un simbolo di rinascita. Ha attratto investimen­ti immobiliar­i miliardari, fra cui la nuova sede del Whitney Museum firmata da Renzo Piano, e 8 milioni di turisti soltanto lo scorso anno, che dormono negli eleganti alberghi della zona: lo Standard che sovrasta il parco, ma anche il delizioso Maritime, un isolato più in là, o il Jane Hotel, poco più a sud. Attorno è mutato il quartiere, quel Meatpackin­g District che dai mattatoi e dalle officine del Novecento è passato all’ospitare i principali locali notturni di inizio millennio, per poi essere travolto dalla foga immobiliar­e di questo decennio e dalle critiche di chi, nel parco, ha visto un’occasione mancata di integrazio­ne cittadina. «La High Line è diventata un parafulmin­e di amore e odio», ha dichiarato lo scorso anno a Nbc Joshua David, direttore esecutivo della no profit che gestisce il parco insieme alla città. «Non merita tutto il credito né le colpe che le addossano: era un quartiere industrial­e, e sarebbe cambiato comunque».

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