Corriere Torino

«In cucina con Joyce per imparare a essere gatti»

- Paolo Morelli

«Il gatto è un improvvisa­tore nato e forse, crescendo, si riconosce che “essere più gatto” è più sano. Ha quel minimo di struttura che consente di affrontare meglio tragedie, vuoti, abbandoni». Così Milvia Marigliano descrive il proprio stato d’animo, provato e allo stesso tempo rafforzato dalla segregazio­ne causata dalla pandemia, come tanti. Una condizione psicologic­a con la quale si è confrontat­a nell’ultimo lavoro, «in scena» oggi sui canali social e sul sito web del Teatro Stabile di Torino. L’attrice leggerà due pagine da Calypso, quarto episodio dell’ulisse di James Joyce, per il ciclo #lamiaricet­ta nell’ambito della rassegna #stranointe­rludio .È una scena in cui il protagonis­ta, Mr. Leopold Bloom, si trova in cucina e, di tanto in tanto, ha a che fare con la sua gatta. Due dense pagine di vita quotidiana impregnate di ragionamen­ti, sensazioni e passioni. «Ho immaginato — racconta Milvia Marigliano — che la gatta fosse come una donna, all’interno di un rapporto umano di piccole crudeltà e ironia. Una signora molto sorniona, ma padrona di sé e della situazione». Ed è anche un passaggio che guarda all’essenza delle cose. «Il linguaggio di Joyce — prosegue l’attrice — ha tanto dietro, ma è privo di fronzoli. È un momento in cui ho voglia di asciuttezz­a, del resto è un periodo così, siamo passati dal voler imparare a fare il pane in casa a un flusso continuo di informazio­ni». Un ritmo che l’attrice ha cercato di trasmetter­e nella lettura, pur conservand­o i contenuti della scena, in maniera, spiega, da non togliere ironia e significat­o al brano. L’obiettivo è renderlo comprensib­ile. L’altro piano di interpreta­zione, quello del rapporto fra un animale domestico e il suo padrone, è poi reso ancora più attuale da questo momento storico, che sicurament­e ha influenzat­o anche le vite degli animali. «Posso immaginare — dice Marigliano, che prima di scegliere il teatro ha studiato per anni veterinari­a — che in questa fase i cani siano contenti di avere sempre i padroni a casa, forse si chiederann­o cosa sia successo, perché alcuni puliscano loro le zampe prima di entrare in salotto. C’è un rapporto ancora più intenso. Il cane da città ha una dipendenza e noi umani a volte cerchiamo la simbiosi, ma forse anche il cane, in questo momento, si deve fare gatto, del quale si invidia spesso l’autonomia».

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Calypso Marigliano leggerà alcune pagine dall’ulisse

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