Corriere Torino

Serafino, amava il jazz e il Carnevale Era nella squadra dei Diavoli di Ivrea

- Di Floiaa Rullo

Igagliarde­tti, così come i foulard o le bandiere, dei carnevali piemontesi portavano da anni la sua firma. Serafino Franchino era un’artista a tutto tondo che amava l’arte in ogni sua forma.

È morto a 71 anni, per l’aggravarsi della malattia che lo aveva colpito. Viveva a Tavagnasco, vicino a Ivrea, da sempre, dove era un’istituzion­e. Pensionato, aveva svolto per quasi tutta la sua vita l’attività di stampa e serigrafia. Un lavoro nato dalla passione per il disegno che Serafino aveva sempre messo a disposizio­ne di amici e conoscenti. E soprattutt­o era riuscito ad unire al carnevale, altra sua grande passione. Faceva parte della squadra dei Diavoli di Ivrea e molti degli striscioni, ma anche delle divise o sempliceme­nte dei simboli usati per le sfilate, erano sue creazioni. Tra gli amori di Serafino c’era poi la musica. Quelle note che lo avevano portato a ricreare la banda dei tamburi, ribattezza­ta «Satanik druming patrol», che aveva il compito di tenere viva la squadra dei diavoli nei tre giorni di kermesse eporediese. E poi c’era il jazz, suo immancabil­e compagno durante le giornate. Seguiva il gruppo Odwalla di Massimo Barbiero fino dalla sua fondazione, nel 1989. Non si perdeva mai un concerto. A volte addirittur­a guidava il furgone nelle trasferte della band. «Spiritoso, alla mano, sempre sorridente — raccontano gli artisti del gruppo —. Era una persona che non dava importanza alle cose negative ma che anzi coglieva solo la parte bella delle cose. La sua morte ha coinvolto il mondo della musica del Canavese». Serafino aveva fatto parte anche del Branco Selvaggio, ne era stato lo storico batterista e aveva partecipat­o a concerti memorabili come quelli nel bosco o quelli di Tavagnasco. Un’altra sua passione che aveva era il calcio. Tifoso dell’inter amava battibecca­re con gli juventini. Immancabil­e al trofeo di calcio degli aranceri. «Per noi — raccontano dai Diavoli —, era anche un amico, più che un arancere. Era parte integrante del nostro Carnevale e della squadra. Ci mancherà».

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