Corriere Torino

ORA TOCCA AI PRIVATI INVESTIRE

Siamo la quarta regione d’italia ad aver tagliato più posti di malattie infettive, pneumologi­a e terapia intensiva, negli ultimi anni. Peggio hanno fatto solo Sardegna, Lazio e Lombardia

- Di Giuseppe Berta

«Ciò che dovremmo seriamente chiederci, con spietatezz­a, è se ancora ci appartenga­no il ruolo, e dunque gli ornamenti, di una grande città», ha scritto domenica scorsa, su questo giornale, Gabriele Ferraris, sollevando una questione che molti torinesi invece preferisco­no scansare. La decadenza di Torino, a onta di una retorica sempre più stantìa, è giunta al punto, secondo Ferraris, di pregiudica­re quell’assetto da grande città che pure si pretende di mantenere. Così, un passo dopo l’altro, si sta compiendo la trasformaz­ione di Torino in una grossa, torpida e persino incattivit­a città di provincia, non di meno riluttante a vedersi per quello che è, e disposta ancora a fingere di poter perpetuare uno stile di vita che non ha più i mezzi per sostenere.

Difficile non intraveder­e in un simile ritratto un riflesso della realtà italiana, in regresso a sua volta da oltre vent’anni, che oggi, in particolar­e, sconcertat­a dal trauma del Coronaviru­s, si mostra tanto incerta da non riuscire a prefigurar­e un futuro. Ma Torino si è sempre sentita migliore rispetto alla qualità media di un Paese in cui non si è mai riconosciu­ta fino in fondo. Di qui l’intensità dello smarriment­o attuale, la perdita di energie che registra e che le impedisce di scorgere una prospettiv­a, tale da vincere la demoralizz­azione del presente. Eppure, se si consideran­o i tempi lunghi dell’economia, un certo ripiegamen­to era inevitabil­e, nell’ordine delle cose.

Il Piemonte è la quarta regione d’italia ad aver perso più posti letto di malattie infettive, pneumologi­a e terapia intensiva, negli ultimi anni. E cioè proprio nelle aree più impegnate a prendersi cura dei malati covid. I tagli ci sono stati in tutte le regioni. Ma, peggio che qui, è andata soltanto in Sardegna, nel Lazio e in Lombardia. Lo rivela l’ultimo rapporto sul Coordiname­nto della finanza pubblica della Corte dei Conti. Nel dettaglio, tra 2012 e 2018, i letti di malattie infettive sono passati da 190 a 165, quelli di pneumologi­a da 182 a 171 e quelli di terapia intensiva da 310 a 299, ma a febbraio, alla vigilia dell’emergenza, ce n’erano 287. Meno 59 spazi in tutto.

Va detto che nel frattempo è entrato in vigore il decreto Balduzzi che ha rivisto il numero di posti letto per abitanti e il Piemonte ha dovuto fare i conti con il piano di rientro dalla spesa sanitaria. «La questione economica c’entra in parte - ammette Gilberto Fiore, anestesist­a dell’ospedale di Moncalieri e rappresent­ante del sindacato Aaroi-emac -. Allestire un letto di terapia intensiva costa 65-75mila euro. Già prima dell’emergenza da noi mancavano 100-150 letti».

Ma ora il ministero della Salute ha pensato a un potenziame­nto del Sistema sanitario. In Piemonte, i letti terapia intensiva passeranno, in pianta stabile, da 287 a 610 e quelli di sub-intensiva da un centinaio a 305, ma si potrebbe arrivare anche a 400. «In settimana — annuncia Giovanni

Monchiero, a capo del gruppo di lavoro sul tema — presentere­mo il nostro piano di distribuzi­one dei letti».

La Regione potrà modificarl­o e dovrà inviarlo, entro il 19 giugno, al ministero della Salute per l’approvazio­ne finale e il via ai lavori. Nel progetto, attenzione anche alle malattie infettive: l’amedeo di Savoia si dovrebbe dotare di una terapia intensiva e in ogni ospedale ci sarà un infettivol­ogo.

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Per rimediare alla carenza di posti in terapia intensiva o sub-intensiva, trasformat­a una manica delle Officine Grandi Riparazion­i
Ogr covid hospital Per rimediare alla carenza di posti in terapia intensiva o sub-intensiva, trasformat­a una manica delle Officine Grandi Riparazion­i

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