è donna Ed è colorato di verde» Avremmo voluto conferire anche la laurea honoris causa: slitta a gennaio
Il festival Plant Health resiste e si sposta online Gullino: «Parlerò di piante con Capua e Fletcher»
«Sono una persona felice. Sono riuscita a fare del mio mestiere ciò che mi più appassionava da bambina». Il grande amore di Maria Lodovica Gullino, professore di Patologia Vegetale all’università di Torino, sono sempre state le piante. Figlia di due agronomi, da piccola trascorreva molti mesi nelle campagne di Saluzzo, una zona famosa per le colture frutticole, lo zio Augusto Gullino è stato uno dei fondatori della frutticoltura della zona: «Nelle fotografie di quel periodo sono un puntino in mezzo agli alberi da frutta. Mio padre fotografava solo pesche». Il 2020 è stato proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale della Salute delle Piante, con l’obiettivo di sensibilizzare i grandi gruppi di interesse, le forze politiche e l’opinione pubblica circa l’impatto che hanno temi come la bio sicurezza, i cambiamenti climatici, la globalizzazione dei mercati e la sicurezza alimentare. Momento clou delle celebrazioni torinesi sarà il Festival Plant Health 2020 che, a causa del covid, non potrà coinvolgere la città come da programma, con conferenze, teatro e mostre. Resta però l’appuntamento di giovedì alle 18.30 con l’apertura in diretta Facebook. Con Gullino, responsabile organizzativo del festival, anche la virologa Ilaria Capua e la fitopatologa Jacqueline Fletcher.
Il post Covid riparte dalla forza della natura?
«È un messaggio preciso: ripartiamo dall’università e dal rettorato che è il vero cuore e centro della città. Sono molto grata al mio rettore che ha permesso di fare questa iniziativa nonostante la chiusura ufficiale. Il futuro non può che nascere dalla ricerca, dalla cultura e dal verde».
È il verde il tema più interessante in termini di ripartenza.
«Nessuno mai pensa che il mondo vegetale rappresenti il 98 per cento della biomassa. Noi uomini e animali siamo una piccolissima frazione. La vita è fatta perlopiù di piante e microorganismi che vivono nel terreno e che esplicano una serie di funzioni che ci permettono di vivere bene. Le piante abbelliscono il paesaggio. C’è inoltre il paesaggio agricolo che fornisce fibre, cibo, alimentazione per gli animali. Le piante sono la base della nostra vita e bisognerebbe ricordarselo di più. Non si tratta di un ritorno al bucolico, perché la campagna è lavoro. Stanno nascendo anche molte nuove professioni».
Com’è la situazione torinese?
«Torino è una città molto verde e si sta costruendo una rete, intorno a queste tematiche, forte e coesa. I nostri patologi vegetali sono da sempre molto attivi nella ricerca e questa sarebbe stata l’occasione giusta per comunicarla correttamente all’esterno. In passato si parlava di malattie delle piante, oggi si ragiona di più in termini di salute. Ho una visione positiva, da bicchiere mezzo pieno».
Insieme a lei, giovedì, anche Ilaria Capua. Come nasce questa connessione?
«La sua presenza venne decisa in tempi non sospetti, prima di questa emergenza. La nostra è una grande amicizia nata 5 anni fa grazie a una comune amica, ricercatrice olandese, che lavora all’università della Florida. Con Agroinnova ci sono degli accordi di collaborazione con il suo One Health Center of Excellence per perseguire dei modelli comuni che seguono la teoria della salute circolare. L’obiettivo è sviluppare metodi che non portino alle emergenze odierne. È una donna eccezionale e con una grande forza d’animo, immutata nonostante ciò che le è stato fatto. Fletcher, invece, è una fitopatologa più tradizionale. Estremamente capace, le avremmo conferito la laurea honoris causa per festeggiare l’anno internazionale sulla Salute delle Piante. Gliela daremo a gennaio. Casualmente, due scienziate e donne straordinarie».
Casualmente?
«Diciamo che, nel lavoro, a parità di merito, ho sempre scelto una donna sapendo perfettamente che la maggioranza fa il contrario».
Giochiamo: se fosse una pianta cosa sarebbe?
«Era un gioco che facevamo spesso all’università: un frutto della passione. Rispecchia il mio carattere»