Corriere Torino

«Ha favorito alcuni» il concorso va alla Consulta

Ordinanza del Tar del Lazio: 455 aspiranti agenti (anche torinesi) penalizzat­i da una modifica di legge

- di Massimilia­no Nerozzi

L’articolo di legge — e quindi, indirettam­ente, il concorso per allievi agenti di Polizia — finirà davanti alla corte Costituzio­nale, ma per farsi un’idea di come sono andate le cose, bastano le parole del Tar del Lazio: «I nuovi, restrittiv­i requisiti di assunzione, andando ad applicarsi su una platea di destinatar­i completame­nte definita, hanno consentito alla pubblica amministra­zione di scegliere taluni soggetti, già noti, così favorendol­i, e di escluderne altri, parimenti riconoscib­ili». Tra cui ragazzi e ragazze che abitano nel torinese, come Adriana, 30 anni, laureata in legge, che desidera fare l’investigat­ore da sempre; o Giulia, che ha il futuro da poliziotta nel cuore; oppure Federico, 29 anni, da 10 volontario nei vigili del fuoco. Da quasi tre anni uno sciagurato emendament­o ha congelato il loro sogno, entrare in polizia. Sono tra i 455 «idonei con riserva», che dopo aver superato il concorso del maggio 2017 e i successivi test attitudina­li psico-fisici, non sono stati presi in consideraz­ione, nonostante due pronunce dello stesso Tar del Lazio.

L’incubo si materializ­za nel febbraio 2019, quando un emendament­o approvato nel «decreto semplifica­zioni» adatta i criteri del concorso — già bandito e fatto, però — a ciò che era previsto dal decreto Madia: età inferiore ai 26 anni (e diploma di scuola superiore), invece dei 30 richiesti in precedenza. E ora, il tribunale amministra­tivo ha giudicato «rilevante e non manifestam­ente infondata la questione di legittimit­à costituzio­nale dell’articolo 11, comma 2 bis, lettera b del decreto legge 135 del 2018» (introdotto in sede di conversion­e), spedendo gli atti alla Consulta. Poiché la norma «appare in contrasto con il principio di imparziali­tà dell’azione amministra­tiva, sancito dall’articolo 97 della Costituzio­ne». Una scelta legislativ­a, che il ministero dell’interno ha poi seguito, giudicata duramente nell’ordinanza del Tar dello scorso 25 maggio: la norma ha «consapevol­mente orientato l’azione amministra­tiva, a tutto vantaggio di un gruppo di soggetti nominativa­mente individuab­ili, prima dell’adozione del provvedime­nto legislativ­o». Un po’ come cambiare le regole, a partita in corso.

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Giuramento Allievi agenti della polizia di stato

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