Ciak, si pedala sulle colline di Langa
Esce oggi la guida-racconto per appassionati di due ruote scritta dal regista e sceneggiatore Casalis: «In sella è possibile sentirsi parte di ciò che ci circonda e non semplici spettatori»
Un Barolo, per cominciare; a seguire Dolcetto, Barbaresco e infine un Moscato fresco e una manciata di nocciole. No, non si tratta di un’inconsueta degustazione ma di alcune delle tappe ciclogastronomiche che il regista Paolo Casalis propone nella sua Guida alle Langhe in bicicletta (Produzioni Fuorifuoco), diario da lui «scritto e scarabocchiato» che alle mille informazioni preferisce le emozioni e i profumi della sua terra. «Lo scrivo da due anni, ma lo elaboro da almeno 30, più o meno da quando vado in bicicletta». L’autore di Bra descrive così il suo libro, in uscita oggi in occasione della Giornata Mondiale della Bicicletta: «Costruire itinerari, raccogliere interessi sul territorio e comporre una guida di esperienze; ecco il mio obiettivo. L’importante oggi, in un mare d’informazioni reperibili sul web, è presentarsi con un abito su misura il più possibile completo e modellato sulle esigenze del cicloturista e della sua bicicletta».
Il volume, 200 pagine complete di glossario di nomi, luoghi e perfino cibi citati, è un vero e proprio omaggio al turismo consapevole; una «Guidaracconto» che invita il cicloamatore a degustare il paesaggio «a piccoli sorsi, a bassa velocità, fino a sentirsi parte integrante di ciò che ci circonda, non solo semplice spettatore». E in apertura, l’autore si premunisce perfino di stilare un bugiardino per un uso ottimale dove, per esempio, si libera il lettore dal procedere nell’ordine dei capitoli e se ne consiglia l’utilizzo come un «taccuino di viaggio, un fido consigliere cui ispirarsi ma senza limitare il proprio istinto di avventura».
Casalis rivela che il lancio del libro era previsto diversi mesi fa, proprio poco prima del lockdown: «Un rimpianto mitigato dagli aggiornamenti che ho potuto apporvi in queste settimane». Poi descrive i motivi che lo hanno portato a scrivere di cibo, bicicletta e territorio. «Ho semplicemente coniugato alcune delle mie passioni; oltre a scrivere — penso soprattutto alle sceneggiature dei miei film — vado da sempre in bicicletta e tra le mie attività guido tour su due ruote per turisti, soprattutto americani e nord-europei». Un’attività che lo ha portato a conoscere nei dettagli le zone meno battute nel cuore del Piemonte, tra borghi, percorsi e vinerie fuori dai grandi circuiti.
Poi precisa con un pizzico d’orgoglio: «Le mappe della guida sono disegnate da me e ho perfino realizzato un font ispirato alla mia grafia per caratterizzare il manuale come oggetto vissuto e personale. Insomma, gestire ogni fase della sua realizzazione è stato un modo per esercitare la mia inclinazione al controllo dall’inizio alla fine del progetto, proprio come mi piace fare nei miei documentari».
Ed eccoli i tour in Alta e Bassa Langa che Casalis propone esplicitamente come «fase di rilancio del Piemonte, soprattutto in un periodo di risorse limitate». Si va dal classico Tour dei Castelli del Barolo, 40 chilometri tra Barolo e Serralunga, ai 50 attraverso le località limitrofe meno note; si propone un anello con partenza e arrivo ad Alba, meglio se preceduto da buone letture di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, e una spedizione alla scoperta del prezioso Barbaresco «gemello diverso di re Barolo». Infine si tracciano le vie delle «bollicine», della grande cucina langarola e degli intrecci con arte, cultura e la tradizione millenaria delle più celebri sagre paesane del territorio. Il tutto accompagnato da oltre 50 schede informative complete di consigli per la manutenzione del proprio mezzo, l’abbigliamento più consono e sulle caratteristiche tecniche dei percorsi.
Casalis chiude con un appello a tutti, non solo ai cicloturisti più incalliti: «In questi mesi, per uno strano scherzo del destino, lo sport all’aria aperta è stato proibito e i ciclisti sono stati perfino tacciati alla stregua di moderni untori. È il momento di rispolverare le biciclette, anche quelle arrugginite o abbandonate per anni nei garage; anche in questo modo impareremo ad apprezzare un nuovo modo di concepire l’ambiente e la nostra stessa esistenza».
❞ Il diario Le mappe sono disegnate da me: ho curato ogni dettaglio, proprio come in uno dei miei documentari