Corriere Torino

«La A è una prova di forza»

Toscano: «Mi piace giocare con energia: i nostri tifosi mi amano per questo, gli altri mi odiano Con un buon asse play-pivot Torino è pronta»

- di Luca Borioni

La serie A è dietro l’angolo ma ancora da organizzar­e per la Reale Mutua che deve passare dalle mani di Stefano Sardara a quelle dei nuovi proprietar­i. Le basi però ci sono e una delle colonne è l’ala piccola che in meno di una stagione ha creato un forte legame con l’ambiente gialloblù.

Daniele Toscano, sta pensando alla prossima stagione in serie A con Torino?

«Avrei preferito conquistar­la sul campo, ma anche così è un pensiero stupendo. Anche perché fin a o quando si è potuto giocare, abbiamo dimostrato che potevamo meritarcel­a».

Personalme­nte si sente pronto?

«Sì, sapendo che il livello superiore richiederà una revisione generale. Penso che dovrò puntare ancora di più sulla fisicità, vorrei farmi trovare pronto già alla prima settimana di allenament­i».

La fisicità è stata la sua caratteris­tica più apprezzata fin qui.

«Mi piace giocare così, prendo energia dai contatti. Credo che in serie A con più americani avrò bisogno di essere ancora più solido».

E per quanto riguarda la tecnica?

«Quando sono in giornata, il mio lo faccio. In serie A farò più attenzione agli scarichi, alla difesa. Dove devo migliorare? Nel trattament­o di palla. Poi devo essere più continuo nei tiri da tre».

Coach Cavina da dove ripartirà?

«Dal gruppo, come l’anno scorso, dai 7 o 8 dodicesimi che già si conoscono e Pinkins nel gruppo degli americani. Sappiamo già come muoverci, come trovarci».

Un gruppo anche di amici?

«La coesione è nata già nel ritiro di Olbia della scorsa estate. Ed è rimasta, anzi aumentata, come un nostro punto di forza. Durante l’anno ci vedevamo spesso, abitavamo anche tutti vicini. Noi in zona Cenisia, gli americani più in centro».

La proprietà del club dovrà passare da Sardara a una nuova dirigenza: che cosa cambierà?

«Non saprei, ma sono sicuro al cento per cento che le basi rimarranno solide».

Con le sue giocate è diventato presto un giocatore amato dai tifosi.

«Nei posti dove ho giocato ho sempre trovato una buona accoglienz­a. Così è stato anche a Torino: amato dai tifosi gialloblù, odiato dai rivali».

Torino ha saputo sorprender­la?

«In positivo, ora guardo avanti. Mi hanno raccontato dell’ultima sfida con Milano in un Ruffini strapieno. Vedremo con l’emergenza sanitaria, ma mi piacerebbe giocare una partita del genere in quella cornice».

Intanto avete ricostruit­o un rapporto incrinato, quello tra la città e il basket.

«Sapevamo che il pubblico non avrebbe accettato facilmente la A2, però piano piano abbiamo ricucito con i risultati. E i tifosi ci hanno seguito sempre».

La barba è un omaggio a James Harden?

«In realtà mi piaceva anche prima. Ho provato a farla crescere e una volta superato il fastidio mi ci sono abituato. Poi ho notato che più cresceva e più migliorava il mio basket. Mi piace, mi rende più cattivo, non la taglierò in serie A».

Come ha vissuto la quarantena?

«Prima a casa della mia ragazza a Rieti, in montagna, poi sono sceso dai miei a Fondi e da lì mi sposto per allenarmi in spiaggia».

Si parla di una serie A con 16 squadre. Cosa cambierebb­e rispetto a un torneo a 18?

«Aspetto che sia una decisione ufficiale. Le cose cambiano in corsa. Però nel caso, per Torino – che cercherà una stagione senza affanni - sarebbe preferibil­e un torneo a 18, con uno spazio di tranquilli­tà tra la nona e la sedicesima posizione, quattro gare in più da sfruttare».

Non è che il dopo covid accentuerà il divario tra le big e le altre?

«Penso che il livello del campionato resterà alto. Qualche problema riguarderà solo le squadre che avranno meno aiuti dagli sponsor, ma in generale questa crisi arriva dove già c’era».

Se Diop restasse, potrebbe darvi una grossa mano?

«Lui che in A ha già giocato, avrebbe più minutaggio che a Sassari e potrebbe diventare ancora più forte. E il discorso vale per molti altri, da Cappellett­i a Campani».

Che cosa servirebbe in particolar­e sul mercato?

«Se costruisci un buon asse play-pivot sei a posto, con un lungo che salta ed è dominante, abbinato a un play veloce. Il sottoscrit­to? Sarà tutto nuovo, darò il massimo».

❞ L’abbraccio Nei posti dove ho giocato ho sempre trovato una buona accoglienz­a Così è stato anche qui

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