«Una app cerca-negozi e l’auto non serve più»
Assemblea popolare e le idee per la mobilità alternativa
Un’app «cerca-negozi» per incentivare gli spostamenti a piedi. È solo una delle proposte di Assemblea popolare per la mobilità alternativa post-covid.
Un’app per incentivare gli spostamenti in 15 minuti, agevolazioni alla consegna della spesa in bike sharing, un unico abbonamento per tutti i mezzi. Queste sono solo alcune delle proposte del report messo appunto da Assemblea Popolare — Torino Coronavirus, formata da oltre 30 associazioni, dopo il tavolo «Muoversi in modo sano», partecipato da circa un centinaio di cittadini torinesi.
«Il nostro obiettivo — ha sottolineato il presidente di Torino Respira, Roberto Mezzalama — è dimezzare gli inquinanti entro il 2030, ma privilegiando proposte a medio e breve termine perché c’è urgenza di cambiare la rotta. Lo proporremo alle forze economiche e sindacali e poi all’amministrazione comunale. Ma anche alle forze politiche in generale: la campagna elettorale per il 2021 è alle porte e la società civile ha molto da dire, per una città diversa da prima».
A presentare le proposte Valentina Rappazzo, docente del Politecnico: «La maggior parte non si basano sulla nascita di nuove infrastrutture, ma sull’educazione e la formazione a un nuovo tipo di mobilità. I costi, quindi, sono contenuti». E così la prima idea parla de «La città dei 15 minuti», la promozione di spostamenti a piedi, in bici e in monopattino facilitati da un’app con una mappa interattiva dove i residenti possono trovare tutti i servizi, dal negozio al parrucchiere, vicini a casa propria. Costo, tra i 10 e i 20 mila euro.
La seconda proposta riguarda l’incentivazione dei tragitti per i bambini, da casa a scuola, in modo autonomo o con scuolabus, con una spesa
15 Minuti È il tempo massimo di spostamento a piedi o in bici che l’associazione Assemblea popolare propone come paradigma della nuova mobilità di prossimità post-covid
di massimo 3 mila euro per aumentare i parcheggi delle bici attorno agli edifici scolastici. E poi c’è la consegna a domicilio con car o bike sharing, l’impiego di mezzi elettrici per l’arrivo delle merci nei negozi, il rilancio del mobility manager sia a livello aziendale che per il pubblico. Un po’ più complicato, perché sarà necessario mettere in sinergia più realtà, la proposta di «un unico abbonamento — spiega Rappazzo —, per bici, monopattini e auto in condivisione, oltre che per il servizio taxi, in modo da favorire l’intermodalità».
Ma non solo. «Proponiamo anche — continua la docente dell’ateneo di corso Duca degli Abruzzi — un accordo tra le aziende di trasporto pubblico e i rivenditori di biciclette pieghevoli perché si dia un incentivo all’acquisto: questi mezzi possono essere facilmente caricate sui mezzi. Come già fatto, d’altronde, con alcuni accordi tra i rivenditori e Trenitalia».
E ancora: installazione di rastrelliere su autobus urbani e suburbani — a carico di Gtt —, la possibilità di salire sui tram con i due ruote elettrici o meno almeno negli orari di basso affollamento, un bonus da 500 euro l’anno per tutti coloro che fanno quantomeno 3 mila chilometri all’anno tra la città e i centri della provincia, investimenti su linee di forza del trasporto pubblico su cui puntare. Infine, dal punto di vista delle infrastrutture, ciclabili più sicure e parcheggi per le due ruote in tutte le stazioni ferroviarie per i pendolari.