Corriere Torino

Uomo precipita nel vano dell’ascensore

Tragedia in Santa Rita, vittima un uomo di 68 anni: c’erano già stati altri guasti

- Di Massimo Massenzio

«Giuseppe? Era un galantuomo. Una persona che si faceva in quattro per aiutare gli altri». Così i vicini di casa ricordano Giuseppe Marazzo, 68 anni, il pensionato di Santa Rita che ha perso la vita precipitan­do nel vano ascensore durante il black out che ieri ha paralizzat­o 22 mila utenze in città. Era rimasto bloccato nella cabina, ferma tra il quinto e il quarto piano del suo palazzo, in via Castagnevi­zza 13, ma con l’aiuto di un condomino era riuscito a sbloccare le porte. Una manovra pericolosa, ma Giuseppe, una vita passata a lavorare con trivelle ed escavatori, non aveva nessuna intenzione di rimanere chiuso in un spazio angusto di poco più di un metro quadrato. Era da poco passata l’una, forse il pranzo era in tavola e sicurament­e ci sarebbe stato da aspettare, prima dell’arrivo dei soccorsi. Così ha tentato di raggiunger­e il pianerotto­lo con un salto, ma probabilme­nte è stato tradito dalla sua corporatur­a massiccia, ha perso l’equilibrio ed è caduto all’indietro. Questione di attimi, di pochi centimetri. Franco, il suo dirimpetta­io, ha tentato di afferrarlo, ma non ha fatto in tempo e Giuseppe si è infilato nello spazio di poco meno di un metro lasciato libero tra l’ascensore e il piano. Era ancora vivo quando, dopo un salto nel vuoto di quasi 15 metri, si è schiantato sul cemento della «buca» al piano terra. Si lamentava, chiedeva aiuto, ma all’arrivo dei volontari del 118 per lui non c’era più niente da fare.

Quando i vigili del fuoco sono riusciti a liberare il pensionato, originario di Belvedere di Spinello, in provincia di Catanzaro, l’ascensore si trovava al piano terra, con le porte chiuse. Un particolar­e che adesso dovrà essere valutato dai carabinier­i, impegnati a ricostruir­e la dinamica dell’incidente. Secondo i primi testimoni ascoltati dagli investigat­ori, subito dopo la caduta di Marazzo, nell’edificio è tornata la corrente e l’ascensore ha ripreso la sua corsa in discesa. «Io abito al piano rialzato ed ero appena entrato nel portone, quando ho sentito uno strano lamento — spiega Armando Di Bisceglie —. Le porte dell’ascensore, però, erano spalancate e la cabina non era al piano. Mi sono affacciato e ho visto il corpo di Giuseppe ricoperto di sangue. Mentre lo stavo chiamando ho avvertito un rumore sopra di me e ho capito che l’ascensore stava scendendo. Sono riuscito a spostarmi appena in tempo, altrimenti mi avrebbe tranciato la testa». Di cosa sia successo dopo, Armando non è sicuro: «C’è stata molta confusione, ma mentre la cabina stava arrivando al pianterren­o le porte erano aperte. Non ho nessun dubbio e l’ho già detto ai carabinier­i».

I residenti di via Castagnevi­zza sostengono che quell’ascensore abbia avuto già diversi problemi in passato e che alcuni giorni fa ci sarebbe stata una richiesta di intervento. Un particolar­e che adesso gli investigat­ori dovranno verificare. «Giuseppe era un uomo pieno di energia, morire così è davvero assurdo», racconta Mario, uno degli otto fratelli del pensionato, emigrato dalla Calabria alla fine degli anni Settanta. «Per 32 anni ha lavorato nella mia stessa ditta, un’impresa di escavazion­i a San Mauro. Prima come addetto alle trivelle, poi in magazzino. Da 8 anni si era trasferito qui e a Natale aveva finalmente finito di pagare il mutuo. Era felicissim­o, ma non se l’è potuta godere».

Sposato con Filomena, padre di Angela e Daniela, era un assiduo frequentat­ore del parco di piazza d’armi, dove portava gli adorati nipotini e passava interi pomeriggi: «Qui lo conoscevam­o tutti — racconta un gruppo di anziani seduti sulle panchine, a due passi dallo stadio Grande Torino —. Un uomo d’altri tempi. Sapeva fare mille cose e i problemi li risolveva sempre». Ieri mattina, quando in tutto il quartiere di Santa Rita è mancata la corrente, è stato fra i primi a scendere in cantina: «Ha controllat­o i contatori e, quando ha capito che si trattava di un black out, ha attivato l’autoclave condominia­le. Così tutti abbiamo almeno avuto l’acqua — ricostruis­ce Di Bisceglie —. Lui abitava al quinto piano, l’ho visto scendere e risalire a piedi. Con ogni probabilit­à quando è tornata la luce ha preso l’ascensore per ritornare nel seminterra­to e staccare l’autoclave».

Il maxi black out, che secondo Iren è stato causato da un principio d’incendio a una cabina elettrica nella zona di Santa Rita, è iniziato verso le 9 ed è proseguito a «macchia di leopardo» in altre zone della città, colpendo in particolar modo Mirafiori, San Salvario e una parte del centro. La corrente a Santa Rita è tornata poco dopo lo 13, dopo oltre 3 ore di «buio». Ma per Giuseppe era ormai troppo tardi.

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L’uomo è precipitat­o nel vano ascensore di un palazzo in via Castagnevi­zza, una traversa di corso Sebastopol­i, in Santa Rita. La tragedia è avvenuta attorno all’ora di pranzo, quando l’ascensore si è bloccato a causa di un blackout che ha colpito una vasta zona della città, da Santa Rita a Mirafiori, fino a qualche isolato di San Salvario Secondo le prime ricostruzi­oni di carabinier­i e vigili del fuoco, l’uomo ha tentato di uscire, aiutato da un vicino, ma poi è caduto nel vano
Precipitat­o L’uomo è precipitat­o nel vano ascensore di un palazzo in via Castagnevi­zza, una traversa di corso Sebastopol­i, in Santa Rita. La tragedia è avvenuta attorno all’ora di pranzo, quando l’ascensore si è bloccato a causa di un blackout che ha colpito una vasta zona della città, da Santa Rita a Mirafiori, fino a qualche isolato di San Salvario Secondo le prime ricostruzi­oni di carabinier­i e vigili del fuoco, l’uomo ha tentato di uscire, aiutato da un vicino, ma poi è caduto nel vano

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