Appendino: «Cambiano i piani, la Ztl lunga tutto il giorno non si fa più»
Appendino: «Il Covid ci costringe a cambiare i piani». In bilico anche la riorganizzazione di tram e bus
Se non come un addio alla nuova Ztl, suona quantomeno come un «ripensamento». Anche se nessuno a Palazzo Civico ha pronunciato la parola che dopo mesi e mesi di dure battaglie e aspre polemiche i negozianti torinesi spererebbero di sentire dalla giunta M5S, poco ci manca. Soprattutto sono ormai alle spalle le scadenze delineate prima dello scoppio dell’epidemia di coronavirus, che dopo gli ultimi slittamenti prevedevano l’avvio del progetto Torino Centro Aperto a giugno 2020. «Il Covid-19 ci ha costretto a rivedere i piani», ammettono la sindaca Chiara Appendino e l’assessora alla Mobilità, Maria Lapietra. Ora il progetto andrà «rivisto».
Se non come un addio alla nuova Ztl, suona quantomeno come un «ripensamento». Anche se nessuno a Palazzo Civico ha pronunciato la parola che dopo mesi e mesi di dure battaglie e aspre polemiche i negozianti torinesi spererebbero di sentire dalla giunta 5 Stelle, poco ci manca. Soprattutto: sono ormai alle spalle le scadenze della tabella di marcia delineata prima dello scoppio dell’epidemia, che dopo gli ultimi slittamenti prevedeva l’avvio — e mezzo milione di euro di incassi al mese — del progetto Torino Centro Aperto a giugno 2020. «Il Covid-19 ci ha costretto a rivedere i piani», ammettono la sindaca Chiara Appendino e l’assessora alla Mobilità, Maria Lapietra.
Si vedrà con il tempo, se questo vorrà dire un accantonamento definitivo del progetto che avrebbe dovuto prolungare fino alle 19.30 l’orario dell’attuale zona a traffico limitato e soprattutto imporre un ticket di ingresso (compreso di due ore di parcheggio) fino a un massimo di 5 euro, secondo il principio del «chi meno inquina, meno paga». Di certo la nuova Ztl tanto cara all’amministrazione M5S è finita nel congelatore, rimandata a data da destinarsi, tra i programmi frenati dall’onda lunga del coronavirus. E come se non bastasse, il tutto a pochi mesi dalla fine del mandato della giunta Appendino. «Alla luce delle nuove esperienze di mobilità dettate dall’epidemia di Covid-19, dovremo rivedere tutto», riconosce l’assessora Lapietra. A cominciare dai presupposti su cui si basa il progetto elaborato nell’ultimo anno e mezzo: «Stiamo infatti analizzando i nuovi flussi di traffico e valuteremo». Non è detto, infatti, che ora che con la fase due le abitudini dei torinesi, compresi quelle relative agli spostamenti, sono cambiate, il piano regga ancora, anche dal punto di vista finanziario.
Un destino analogo toccherà alla riorganizzazione del trasporto pubblico che sarebbe dovuta scattare questa estate. «La nuova rete che avevamo presentato non può essere attuata. Si tratta — sottolinea la sindaca Appendino — di un percorso che richiede un ripensamento alla luce delle nuove esigenze di mobilità». E del resto anche l’azienda dei trasporti Gtt ha dovuto rivedere pesantemente le proprie previsioni, alle prese com’è con un drastico calo di domanda, tanto da essere stata costretta a mettere autisti e tranvieri in cassa integrazione.
Ci ha pensato il coronavirus, insomma, a frenare le attese «rivoluzioni» nel campo della mobilità prospettate dalla giunta Appendino fin dal suo insediamento nel 2016. «Siamo di fronte a un mondo più resiliente ed elastico, dovremo rivedere tutto — rimarca l’assessora Lapietra —. In questo la tecnologia ci aiuterà, ma resta il fatto che il modello attuale di una Ztl di tre ore dalle 7.30 alle 10.30 è inefficace».
Tutto andrà riscritto, insomma. E per la titolare delle deleghe alla Mobilità bisognerà partire da un presupposto che per definizione fa a pugni con l’idea di una zona a traffico limitato: «Evitare gli orari di punta». Un obiettivo più facile da raggiungere secondo l’assessora Lapietra ora che «la visione è ribaltata e c’è finalmente una spinta verso la mobilità sostenibile». Tradotto: biciclette e monopattini elettrici. Si aprirà così, insomma, una nuova fase di studio, un ripensamento totale del piano messo a punto prima dell’emergenza, per riaggiornare l’intero progetto. Un lavoro che richiederà tempo. Tempo che per la giunta Appendino è arrivato ormai agli sgoccioli.