Corriere Torino

«Gli amici del Regio amano il teatro, le amministra­zioni direi proprio di no»

L’accusa della presidente Begnis: «Si sono fatte tante polemiche sulle gestioni precedenti, ma non sono mai stati versati in tempo i contributi pubblici»

- P. Mor.

«Si sono fatte tantissime polemiche sulle gestioni precedenti ma non si sono mai versati in tempo i contributi». Elsa Begnis, presidente dell’associazio­ne Amici del Regio, che riunisce 65 soci, commenta così l’attuale e difficile momento dell’ente lirico torinese. Il suo punto di vista è «esterno» nella misura in cui l’associazio­ne che presiede da un anno, pur essendo molto vicina al teatro, non fa parte della struttura organizzat­iva del Regio. Ogni anno gli «amici» sovvenzion­ano iniziative portate avanti dal teatro in campo educativo e sociale, ma danno il loro contributo anche per cast o allestimen­ti di singole opere. Sono insomma un ulteriore aiuto al Regio che, grazie a centinaia di migliaia di euro, negli anni ha potuto mettere in piedi iniziative che ne hanno completato l’offerta culturale. Sono stati così avvicinati diversi tipi di pubblico, anche in luoghi dove la lirica non arriverebb­e.

Presidente, come vivete questo momento?

«Noi siamo un gruppo di persone che hanno questo grande amore per l’opera e per il Teatro Regio, la nostra impression­e è che non sia ugualmente nel cuore degli amministra­tori pubblici. Se la Regione, ad esempio, non versa nei tempi i 2,4 milioni che deve, e anzi taglia 120 mila euro, allora vuol dire che l’opera non le sta a cuore e neanche il prestigio che deriva dall’avere un teatro che negli anni, sotto la guida del Maestro Noseda, ha raggiunto livelli internazio­nali. Stesso discorso per il Comune. Eppure mi ricordo bellissime iniziative in passato, come nell’anno dell’expo di Milano, quando il Regio programmò quattro grandi opere che si alternavan­o ogni giorno per quattro settimane».

Ora siete preoccupat­i?

«Certo. C’è stato, nel passato, un momento di grande coesione delle maestranze, che per salvaguard­are i posti di lavoro avevano accettato di guadagnare meno. Si sente e si respira l’amore per il Regio, anche se ricordo il triste episodio di Alessandro Galoppini. Anche lui era molto attento alle questioni economiche, amava il suo lavoro e il luogo in cui lavorava, era veramente l’idea del Regio. Ci è rimasto nel cuore».

A proposito dello scorso anno, che giudizio avete su William Graziosi?

«Stendiamo un velo, è stata un’esperienza che non è piaciuta a nessuno».

E su Sebastian Schwarz?

«L’ho conosciuto quest’anno. È arrivato con un curriculum brillante e si è impegnato tantissimo. Era sempre pronto a parlare del lavoro del Regio e nella sua proposta di bilancio si riusciva già a risparmiar­e qualcosa. Poi, certo, è arrivata per tutti la botta del Covid19, che tuttavia ha consentito al teatro di avere anche dei risparmi. Mi chiedo cosa sia successo nell’ultimo anno, perché Schwarz avrebbe avuto diritto ad avere almeno un paio d’anni di tempo per poter dimostrare le proprie capacità. Aveva bei progetti e aveva anche

❞ Regione e Comune non hanno a cuore questa realtà che con Noseda è diventata di prestigio mondiale

trovato degli sponsor».

Se restasse come direttore artistico vi farebbe piacere?

«Sicurament­e, ma era stato preso per un ruolo più ampio».

Cosa possono fare gli Amici del Regio per il teatro?

«Nel nostro piccolo cerchiamo di dare una mano appoggiand­o le iniziative che abbiano un particolar­e risvolto di conoscenza e promozione dell’opera, per esempio tra i ragazzi delle scuole medie o quelli che vengono da quartieri disagiati, come con Sipari Sociali. Sono cose carine, che si fanno al Piccolo Regio, propedeuti­che alla cultura della musica come avviciname­nto alla conoscenza, non come esibizione».

❞ Graziosi? Stendiamo un velo Schwarz è brillante, avrebbe avuto diritto ad almeno un paio d’anni per dimostrarl­o

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Maestro Gianadrea Noseda ha dato prestigio al teatro
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