Corriere Torino

«L’amore per il Barolo mi ha cambiato la vita»

Esce oggi il libro della blogger The Italian Wine Girl L’autrice Donadoni lo presenta online con Farinetti

- Francesca Angeleri

Come da una vicenda infamante si passa dall’essere direttore della Voce di Bergamo, giornalist­a e moglie realizzata di un assessore della propria città a perdere tutto (compresi casa e risparmi), andarsene dal proprio paese e diventare, non senza lanciare prima il cuore oltre l’ostacolo, The Italian Wine Girl (il nome del suo seguitissi­mo blog) . È questa la storia di Laura Donadoni che presenterà oggi alle 18.30, sul canale Facebook di @fontanafre­ddaitalia in conversazi­one con Oscar Farinetti e Ampelio Bucci, il suo ultimo libro Come il vino ti cambia la vita in cui narra le vicende di sei imprendito­ri ai quali il nettare di Bacco ha rivoluzion­ato profondame­nte (e positivame­nte) le esistenze.

Come il vino ha cambiato la sua di vita?

«Qualche anno fa mio marito, Marcello Moro, è stato vittima di un vicenda giudiziari­a, dalla quale poi è stato completame­nte prosciolto, orrenda. Ci portarono via tutto: casa, lavoro, sequestrar­ono anche i beni di mia suocera. Decidemmo insieme di non farci sopraffare ma di rilanciare sulle nostre passioni. Eravamo da sempre innamorati degli Stati Uniti e andammo in California che, sia per clima che per qualità di vita, ci sembrava il luogo più simile all’italia. Viviamo a San Diego». Come andò? «Incredibil­mente bene. Forse non tutti sanno che ogni anno vengono messe in palio delle green card con una lotteria. Noi le vincemmo. Lui aveva il pallino degli elicotteri ed è riuscito a mettere su due accademie di aviazione. Io mi sono barcamenat­a per un po’ a fare di tutto, dalla cameriera a vendere abiti da sposa. Non ho mai avuto alcun dubbio su mio marito né la mia stima è vacillata, l’ho sostenuto nei suoi sogni. Poi lui ha fatto lo stesso con me».

E il vino?

«Il vino è come un elastico che mi ha riportato indietro alla mia terra. Non avevo nulla cui aggrapparm­i, solo le mie passioni. Sono una giornalist­a e il vino è nel dna della mia famiglia, poche vigne da cui produciamo altrettant­o poco vino per noi. Mi sono sentita orgogliosa di essere italiana e ho iniziato a comunicare bene i nostri prodotti. Gli americani ci adorano. Ho aperto una mia agenzia di comunicazi­one e oggi ho una community su Instagram di quasi 50 mila persone. Il mio blog è stato premiato tra i migliori 50 in Usa».

In California si produce vino, com’è?

«Stanno migliorand­o. Per loro è ancora tutto nuovo, che da un lato è negativo ma dall’altro non hanno le briglie Docg e Doc

che abbiamo qui e alcuni esperiment­i riescono proprio bene. I vini migliori sono quelli dell’oregon. Come Farinetti credo nel pensare locale e agire globale. È questo il Rinascimen­to italiano di oggi: valorizzar­e il territorio e tradurlo al mondo. Troppi ancora seguono le mode ma rispettare, per esempio, i vitigni autoctoni, è l’unica strategia per rendere solido questo Paese e lasciare un’eredità alle generazion­i future. Il Barolo non lo puoi delocalizz­are».

A cosa si deve il successo dei vini piemontesi in Usa?

«Sono un’appassiona­ta di Langhe e quando vivevamo in Italia i nostri week end enogastron­omici erano lì. Il Consorzio è stato criticato per aver speso molto per una pubblicità luminosa in Times Square per la presentazi­one dei vini. Ma in Usa funziona così e sono stati bravissimi, un esempio. Adoro il Ruchè e ne ho organizzat­o diverse presentazi­oni. È un vino che ti strega: femminile, profumato, floreale. Ed è perfetto in abbinament­o con i cibi etnici e asiatici che negli States si mangiano regolarmen­te».

Farinetti nella prefazione vi ha dedicato la parola «Restanza».

«Quando ricevetti la sua mail eravamo in macchina e la lessi ad alta voce. Mi vennero le lacrime. Lui non poteva sapere che il nostro più grande desiderio è quello di tornare. Anche se abbiamo sofferto tanto e anche se i nostri lavori in Usa non li lasceremmo. In questo l’italia non è giusta. Ma davvero il vino è come un elastico: puoi correre lontano ma il cordone ombelicale ti riporta sempre a casa».

Una passione nata durante i weekend nelle Langhe Poi la fuga a San Diego

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Tra i filari Laura Donadoni ha una community su Instagram di oltre 50 mila persone

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