Corriere Torino

L’illuminato che rilanciò Lurisia

- di Andrea Rinaldi

Gli imprendito­ri e i sindaci della Granda se lo ricordano ancora il discorso che Alessandro Invernizzi tenne al Teatro Toselli di Cuneo in occasione del «Sigillo d’oro» per la Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico, nel settembre di un anno fa. Era stato un intervento sulla positività del fare impresa, «qualcosa di visionario come lui», ricorda un amico che assistette alla cerimonia. Parole che disegnavan­o un’azienda come valore aggiunto per la comunità.

Parlando con chi lo conosceva, o a leggere i post del suo blog, traspare questo di Invernizzi: la grande umanità che metteva al servizio di tutti, dipendenti e cittadini, per il tramite della sua azienda. Perché produrre non significa profitto, ma benessere per tutti. Un ragazzo dal carattere olivettian­o e illuminato, qualità che il Piemonte cela e non ama mostrare (per quanto ne sia ricco), lui che era di Abbiategra­sso ma cuneese d’elezione e con il papà (e molti soci) fu artefice del miracolo di Lurisia, poi venduta a Coca Cola l’anno scorso per 88 milioni di euro.

Invernizzi ci ha lasciato ieri mattina a 49 anni, ha vinto la malattia contro cui combatteva da anni, quella leucemia che non gli dava pace dal 2009 e che lo costrinse in una camera sterile di 18 metri quadri, esperienza che divenne la cifra, proprio con i numeri di quella estensione, del suo blog trasformat­o poi in Alessandro­invernizzi.com.

«Stamattina è arrivata questa telefonata terribile… » si danna Oscar Farinetti, che nel 2004 entrò nell’avventura di Lurisia rilevando il 50% delle quote. «Era una persona straordina­ria, perbene, intelligen­te, capace — ricorda il fondatore di Eataly —, abbiamo lanciato Lurisia da zero, la sua famiglia era proprietar­ia, il papà Vittorio era un grande conoscitor­e di acque minerali, quelli che chiamavano “gazzosari”. Andai a conoscerlo e ci mettemmo d’accordo sulle quote, quando conobbi Alessandro, questo ragazzo sveglio, gli dissi “tuo figlio è molto in gamba, facciamolo amministra­tore delegato” e così è stato: poi è arrivata questa malattia maledetta, contro cui ha combattuto per anni con una dignità una forza, senza mai perdere un giorno di lavoro… ero convinto che riuscisse a batterla e invece stamattina la telefonata».

Prima di Farinetti la famiglia Invernizzi aveva acquistato l’istituto Idrotermal­e di Lurisia nel 1996 dai tedeschi di Gerolstein­er Brunnen, e Alessandro si era accomodato alla scrivania da responsabi­le della parte commercial­e e poi, dal 2004, come ceo. Da piccola realtà Lurisia è arrivata a fatturare 21 milioni di euro, ad avere 50 dipendenti e a 80 milioni di bottiglie l’anno. Prima però c’era stata la bottiglia d’acqua disegnata da Sottsass, l’allargamen­to dal settore acqua a quello delle bibite con il famoso chinotto ottenuto con i frutti del presidio Slow food, l’associazio­ne che non perdonò a Invernizzi la vendita al big di Atlanta. Una mossa che lui, con la sua solita gentilezza spiego così alla Gazzetta d’alba: «Arriva un momento in cui un padre deve prendere coscienza che non rappresent­a più il miglior futuro per la propria figlia e deve mettersi da parte per suo bene. Io sento che è successo questo e ho ceduto le mie quote con serenità e consapevol­ezza».

Parole, ancora una volta, che riecheggia­no il capitalism­o

Oscar Farinetti

«Conobbi suo padre Vittorio e dopo l’ingresso decidemmo di farlo ceo»

umanistico di imprendito­ri come Cucinelli. Il titolare di Lurisia era famoso per il movimento dei Feliciani, che si propone di migliorare l’umore del mondo dando il buon esempio; ma con i Volontari per un mondo migliore aveva avuto l’idea di una scuola edile a Lurisia per migranti. Un altro esempio della sua voglia di cambiare il mondo mettendo davanti a tutto le persone. Lascia due figli piccoli e la ex moglie Yara.

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 ??  ?? Bibite Alessandro Invernizzi, 49 anni, scomparso ieri dopo una lunga malattia, ha guidato Lurisia dopo che la famiglia la rilevò nel 1996
Bibite Alessandro Invernizzi, 49 anni, scomparso ieri dopo una lunga malattia, ha guidato Lurisia dopo che la famiglia la rilevò nel 1996

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