Una primizia da dimenticare Anche in fretta
Cambiano gli strumenti, dalle radioline del secolo scorso agli smartphone di ultimissima generazione, ma il calcio resta un’emozione che ti segue ovunque anche in un assolato sabato pomeriggio d’estate. Impossibile resistere al fascino del derby, il numero 200 ha regalato emozioni e spettacolo. E gol.
Ma il derby numero 200 va in archivio con un’amarezza generale. Perché quelle porte chiuse restano una ferita (inevitabile ora) che ci ricorda ogni giorno quanto il coronavirus sia ancora molto pericoloso. Guardare la partita sentendo le urla dei giocatori, il vociare dei pochi presenti, ti riporta al calcio dell’oratorio piuttosto che a quello del villaggio vacanze anche se in campo ci sono i nostri campioni. Quel silenzio che avvolge lo stadio è così innaturale che nonostante lo spettacolo non manchi c’è un velo spiacevole, un retrogusto amaro che emerge proprio quando devi far festa. È quello che abbiamo assaporato in mesi di lockdown e lacrime.
Il calcio però è più forte di tutto. E il derby così va ovunque, anche nelle strade. Anche sulle auto di chi ha parcheggiato in una zona ricca sia di ombra che di segnale. Lo juventino esulta, la crescita del duo Dybalaronaldo (ma anche del gioco di Sarri) autorizza a segnare in rosso sul calendario la data dell’8 agosto: il Lione, la Champions. Il granata si tiene stretto quei venti minuti nei quali non ha capitalizzato gioco e coraggio, quello che servirà mercoledì con il Brescia. Ancora a porte chiuse, in un’estate piena di calcio che speriamo di non vedere mai più.