Corriere Torino

Una primizia da dimenticar­e Anche in fretta

- Di Manlio Gasparotto

Cambiano gli strumenti, dalle radioline del secolo scorso agli smartphone di ultimissim­a generazion­e, ma il calcio resta un’emozione che ti segue ovunque anche in un assolato sabato pomeriggio d’estate. Impossibil­e resistere al fascino del derby, il numero 200 ha regalato emozioni e spettacolo. E gol.

Ma il derby numero 200 va in archivio con un’amarezza generale. Perché quelle porte chiuse restano una ferita (inevitabil­e ora) che ci ricorda ogni giorno quanto il coronaviru­s sia ancora molto pericoloso. Guardare la partita sentendo le urla dei giocatori, il vociare dei pochi presenti, ti riporta al calcio dell’oratorio piuttosto che a quello del villaggio vacanze anche se in campo ci sono i nostri campioni. Quel silenzio che avvolge lo stadio è così innaturale che nonostante lo spettacolo non manchi c’è un velo spiacevole, un retrogusto amaro che emerge proprio quando devi far festa. È quello che abbiamo assaporato in mesi di lockdown e lacrime.

Il calcio però è più forte di tutto. E il derby così va ovunque, anche nelle strade. Anche sulle auto di chi ha parcheggia­to in una zona ricca sia di ombra che di segnale. Lo juventino esulta, la crescita del duo Dybalarona­ldo (ma anche del gioco di Sarri) autorizza a segnare in rosso sul calendario la data dell’8 agosto: il Lione, la Champions. Il granata si tiene stretto quei venti minuti nei quali non ha capitalizz­ato gioco e coraggio, quello che servirà mercoledì con il Brescia. Ancora a porte chiuse, in un’estate piena di calcio che speriamo di non vedere mai più.

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