Se l’impressionismo si scopre tedesco
Per la prima volta in Italia, da sabato arriva al Museo Archeologico di Aosta una mostra che indaga la strada teutonica alla rivoluzione della pittura «en plein air»
Il termine Impressionismo rievoca in tutti noi le stesse immagini, talvolta un po’ abusate, fatte di colazioni sull’erba, facciate di cattedrali, covoni di fieno al tramonto, ninfee e tutta quella pittura en plein air che è sinonimo di Francia tardo ottocentesca. Ben sappiamo quale successo, in passato e tuttora, ha riscosso la pittura impressionista francese e quanto i musei internazionali abbiano attinto a collezioni di qualità talvolta discontinua per realizzare mostre di sicuro successo. Intere programmazioni espositive, in Italia e all’estero, si sono basate sui «grandi nomi» di maestri dell’impressionismo e Post Impressionismo, da Manet a Monet, da Degas a Van Gogh. Ma i grandi nomi costano, i prestiti sono limitati e si cerca necessariamente altrove. Si guarda ai minori, agli ambiti tematici, alle scuole nazionali. Ed è un bene, perché spesso da questa ricerca nascono sorprese e una nuova conoscenza di artisti a noi poco noti. È stata la volta dell’impressionismo spagnolo, inglese o americano (protagonisti di mostre e aste in tutto il mondo) ma anche di quello italiano (a loro modo i Macchiaioli sono dei lontani cugini degli Impressionisti) e, contro ogni previsione atmosferica, di quello tedesco. Il clima assolato è, infatti, una delle condizioni necessarie (ma non sufficienti) per la pittura en plein air associata a immediatezza e vivacità cromatica. Ciò nonostante la Germania è ora protagonista di una mostra piuttosto inattesa sugli impressionisti tedeschi. Arriva dal Landesmuseum di Hannover, che possiede una delle maggiori collezioni di arte del XIX secolo in Germania. Impressionismo tedesco. Liebermann, Slevogt, Corinth dal Landesmuseum di Hannover ,al Museo Archeologico Regionale di Aosta dall’11 luglio al 25 ottobre, indaga la strada teutonica a una delle più rivoluzionarie correnti artistiche europee attraverso opere per la maggior parte mai esposte al di fuori del loro Paese. Curata da Thomas Andratschke con Daria Jorioz, presenta dipinti, grafiche e sculture attraverso un percorso cronologico suddiviso in tre sezioni, corrispondenti ad altrettanti ambiti tematici. La prima sezione accoglie i «pionieri» della pittura paesaggistica tedesca e comprende opere realizzate dagli anni Venti dell’ottocento fino al 1890, caratterizzate da un «realismo narrativo» che sollecita gli artisti a uscire dal proprio studio per impegnarsi in una pratica pittorica che è al contempo realista e en plein air. Compaiono artisti come Karl Blechen, Franz Lenbach e Hans Thoma. La seconda sezione propone invece i capolavori dei tre più noti impressionisti tedeschi: Max Liebermann, Max Slevogt e Lovis Corinth. L’opera di Liebermann dal titolo Kaffeegarten e Tiergarten, due oli su tela del 1915, appare un esempio eloquente di quanto l’arte impressionista tedesca non sia così diversa (né inferiore) alla più celebre francese, e lo stesso si può affermare per Rococò di Corinth (del 1909) e Ritratto di ragazza di Slevogt (del 1893 circa). È indagata l’intera parabola di questi tre artisti, fino al loro declino segnato dall’avvento della Repubblica di Weimar e dalla nascita della «Nuova Oggettività» (la «Neue Sachlichkeit» tedesca). La terza sezione, infine, offre ai visitatori i loro successori, attivi fino al 1930. Al centro, la colonia di Worpswede in Bassa Sassonia con i fondatori Otto Modersohn e Hans am Ende, dall’impronta fortemente antiaccademia (non a caso assume come modello la scuola di Skagen in Danimarca e la francese scuola di Barbizon, in cui operano, tra gli altri, pittori realisti come Millet, Corot, Rousseau e Daubigny). In questa sezione sono presentate le opere di altri artisti significativi e poco noti al pubblico internazionale. quali l’impressionista bavarese Max Feldbauer, Henrich von Zügel di Monaco di Baviera, Philipp Klein di Mannheim e lo scultore August Gaul. Una mostra con molte scoperte e, per il pubblico italiano, un motivo di interesse ulteriore: molti di questi artisti, a noi pochissimo noti, si dedicarono con particolare impegno a ritrarre proprio i paesaggi del Bel Paese.