Corriere Torino

Quando il Piemonte firmava Wimbledon

Fila e Tacchini per Borg e Mcenroe

- Di Giorgia Mecca

Il tie break del secolo vestiva piemontese. Quarant’anni fa, il 5 luglio 1980, Bjorn Borg e John Mcenroe entrarono sul centrale di Wimbledon per cambiare la storia del tennis, per trasformar­e in musica pop uno sport riservato agli aristocrat­ici. Erano giovani e forti e bellissimi, uno l’opposto dell’altro. L’outfit di quella finale è nato nelle province di Biella e Novara, Coggiola e Bellinzago, le vecchie sedi delle aziende Fila e Sergio Tacchini.

Il tie break del secolo vestiva piemontese. Quarant’anni fa, il 5 luglio 1980, Bjorn Borg e John Mcenroe entrarono sul centrale di Wimbledon per cambiare la storia del tennis, per trasformar­e in musica pop uno sport fino a quel momento riservato agli aristocrat­ici. Erano giovani e forti e bellissimi, uno l’opposto dell’altro. Mcenroe l’irriverent­e, il moccioso, riccio e capriccios­o, sempre pronto ad esplodere; Borg silenzioso, calmo, capelli lunghi e biondi, iceman. Il fuoco e il ghiaccio, la rivalità perfetta non soltanto a livello tecnico. Oltre allo sport i due tennisti rivoluzion­arono lo stile, spalancaro­no le porte del tennis ai colori, alla moda. Felpa rossa per entrambi, fascia tra i capelli, pantalonci­ni corti secondo la moda dell’epoca, bianco con strisce blu e rosse tra le maniche per l’americano, righe verdi orizzontal­i per lo svedese. Bastarono 15 minuti e il total white, legge vigente fino a quel momento sull’erba di Londra, venne sconfessat­o, tradito. Molto meglio i colori, molto meglio il futuro. Giocare a tennis improvvisa­mente divenne fashion, tutto il mondo voleva diventare come i campioni, vestirsi come loro.

L’outfit di quella finale, la più celebre della storia dell’all England Club è nato da queste parti e più precisamen­te nelle province di Biella e Novara, Coggiola e Bellinzago, le vecchie sedi delle aziende Fila e Sergio Tacchini (oggi coreana e statuniten­se) che in quegli anni vestivano tutto il tennis, con completini diventati iconici: le righe verdi verticali dello svedese, la Polo Super Mac indossata dallo statuniten­se. Erano gli anni Settanta quando lo stilista Pierluigi Rolando presentò al mondo la Whiteline, una collezione che portò il blu, il rosso e il verde in un mondo fino a quel momento in rigoroso bianco e nero. Il maglificio biellese, che produceva abbigliame­nto intimo, stava attraversa­ndo un momento di crisi, il dottor Enrico Frachey aveva intuito che lo sport stava per diventare spettacolo di massa, decise di scendere in campo. Non aveva i soldi per riconverti­re i macchinari dell’azienda di intimo, usò il cotone delle canottiere per disegnare magliette per tennisti. Di necessità virtù, le vendette come se si trattasse di un tessuto innovativo, forse era vero, forse no. Risultato: 5 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo e un territorio rinato grazie a un pezzo di cotone sudato. Sì, ma sudato da Borg. Per un decennio il Piemonte ha dettato la moda globale: sull’erba, sul cemento e sulla terra rossa. Nike e Adidas potevano aspettare, tutto volevano il made in Italy, quella ST che Mcenroe portava sul petto e che lo identifica ancora oggi. Se uno pensa all’ex numero uno del mondo, pensa alla felpa Ghibli. L’anno scorso Ghibli è stata rimessa in commercio, uguale identica a com’era negli anni Ottanta. Dopo poco tempo era già introvabil­e: quel capo è piaciuto a tutti, ai nostalgici dei gesti bianchi e ai ragazzini che di quel tie break non hanno mai sentito parlare. La moda non passa, lo stile nemmeno. Il Piemonte vestiva i migliori. Dopo supermac, Goran Ivanisevic, Pete Sampras, Martina Hingis, Novak Djokovic. Dall’altra parte del fiume Sesia oltre a Borg, Adriano Panatta, Boris Becker, Monica Seles, Jennifer Capria

I marchi Coggiola e Bellinzago, erano le sedi di Fila e Sergio Tacchini (oggi coreana e americana)

ti. E poi Kim Clijsters e Marin Cilic, che ancora oggi scendono in campo targati F. All’interno della Fondazione Fila Museum (in via dei Seminari 4 a Biella) tutti possono ammirare i disegni fatti a mano da Rolando per immaginare le nuove collezioni. Sportivi sì, ma eleganti. Dopo quella finale i tennisti diventaron­o testimonia­l di qualunque cosa, cominciaro­no a comparire sulle copertine di Vogue, Vanity Fair, nei cartelloni pubblicita­ri, negli spot televisivi. Il sudore divenne improvvisa­mente fashion, i muscoli anche. I due campioni facevano vendere, trasformav­ano in oro ogni cosa che indossavan­o. Rivista oggi a quarant’anni di distanza, quella finale appare sfocata, a bassissima definizion­e, la pallina viaggiava lenta. Loro, però, John Mcenroe e Bjorn Borg sono ancora perfetti, vestiti come comanda il tennis. E lo stile.

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L’incontro di tennis del secolo vestiva piemontese. Quarant’anni fa, il 5 luglio 1980, Bjorn Borg e John Mcenroe entrarono sul centrale di Wimbledon per cambiare la storia del tennis
Ieri e oggi L’incontro di tennis del secolo vestiva piemontese. Quarant’anni fa, il 5 luglio 1980, Bjorn Borg e John Mcenroe entrarono sul centrale di Wimbledon per cambiare la storia del tennis
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