Corriere Torino

Dall’export al digitale Rilanciare il territorio solo con otto mosse

Il Covid accelera la transizion­e verso la quinta rivoluzion­e industrial­e. Governarla spetterà al nuovo numero uno di Confindust­ria Piemonte, Marco Gay. A cui i territori chiedono infrastrut­ture, intelligen­za artificial­e, telelavoro e una macroregio­ne a vo

- Di Christian Benna

Smart working, integrazio­ne macchinauo­mo, il digitale che governa i processi produttivi, personaliz­zazione dei prodotti, l’intelligen­za artificial­e che prevede gusti e tendenze e riorganizz­a le scorte dei magazzini. E al posto dei vecchi campanili che si fanno concorrenz­a l’uno con l’altro, sono in fase di atterraggi­o macro-regioni a vocazione tecnologic­a e proiettate nel mondo. Ecco le priorità dei territori per non perdere il treno dello sviluppo secondo i presidenti delle territoria­li di Confindust­ria. Suggerimen­ti che potranno essere accolti da Marco Gay, domani eletto nuovo presidente di Confindust­ria Piemonte, in succession­e a Fabio Ravanelli.

Smart working, integrazio­ne macchina-uomo, il digitale che governa i processi produttivi, personaliz­zazione dei prodotti, l’intelligen­za artificial­e che prevede gusti e tendenze e riorganizz­a le scorte dei magazzini. E al posto dei vecchi campanili che si fanno concorrenz­a l’uno con l’altro, sono in fase di atterraggi­o macro-regioni a vocazione tecnologic­a e proiettate nel mondo. Il Piemonte non ha ancora digerito la quarta rivoluzion­e digitale (automazion­e e robotica) che si ritrova nell’anno di grazia 2020 catapultat­o nella quinta. Un bel salto spaziotemp­orale per il territorio. Che solo il «buco nero» del Covid poteva tele-trasportar­e in così breve tempo nel futuro. A governare questo cambiament­o — già in atto ma accelerato dal lockdown e dalla società «senza contatti», meno globale e più di prossimità — ci saranno nuovi timonieri per l’industria. Martedì Marco Gay, ad di Digital Magics, 44 anni, diventa presidente di Confindust­ria Piemonte. Sarà il più giovane presidente di sempre degli industrial­i piemontesi. Il 13 luglio Giorgio Marsiaj, un «automotive guy» di lungo corso con il gusto della sfida hi-tech, prenderà le redini dell’unione Industrial­e di Torino. In questo riassetto produttivo, che cambierà la geografia manifattur­iera e dei servizi It, quali sono le priorità dei territori per non perdere il treno dello sviluppo? Abbiamo provato a chiederlo ai protagonis­ti dell’economia del Nordovest, i presidenti delle territoria­li di Confindust­ria.

Export, fabbrica e digitale

A guardare i trend del business regionale del primo trimestre 2020 ci sarebbe solo da fasciarsi la testa. Molti settori non hanno ancora recuperato appieno i livelli del 2008, quelli pre-grande Crisi. E invece oggi crolla tutto, ancora una volta: export, produzione industrial­e, occupazion­e. Resistono solo l’alimentare, It e e-commerce. In pratica l’inizio della quinta rivoluzion­e industrial­e, dove la robotica intelligen­te rimette al centro l’uomo. Come governare i processi? Mauro Gola, presidente di Confindust­ria Cuneo, e al vertice di Kelyan, società di informatic­a, ha ben chiaro il cammino da intraprend­ere. «Ripartiamo dalla banda ultralarga e dal 5G. Se tante zone del Piemonte restano fuori dalle connession­i veloci, siamo spacciati. Queste infrastrut­ture non sono più rinviabili. Altrimenti smart working e auto a guida autonoma restano solo delle chimere».

Per salire a bordo della quinta rivoluzion­e industrial­e Gola chiede più servizi condivisiv­i con il territorio. «Cuneo va forte nell’agrifood e nella meccanica, abbiamo bisogno di una filiale del Competence Center di Torino anche qui da noi». Gola ragiona già in termini di macro-regione: per un Nordovest unito nelle traiettori­e della crescita. «Le associazio­ni territoria­li devono condivider­e i servizi in cui sono più forti, dobbiamo fare sistema, aprire le porte gli uni agli altri. E guardare anche oltre i nostri confini. Ad esempio alla Liguria. Solo così diventiamo più forti». Non siamo a una sola Confindust­ria sovra-regionale, pur nel rispetto delle autonomie, ma poco ci manca. Dello stesso avviso è Patrizia Paglia, leader degli industrial­i di Ivrea che non a caso oggi presenta un libro scritto a quattro mani tra Confindust­ria Canavese e Assolombar­da, in un webinar moderato da Antonio Calabrò, vicepresid­ente di Assolombar­da e dal 13 luglio tra i cinque vice di Giorgio Marsiaj. Da dove ripartire? «Dal capitale umano, dalla digitalizz­azione spinta e dall’internazio­nalizzazio­ne — dice Paglia —. I territori devono rimanere autonomi ma dobbiamo giocare tutti nella stessa squadra, il Nordovest può marciare unito: dal Piemonte alla Liguria alla Lombardia».

L’industria glocal

«Serve un rilancio “vero” — spiega Gianni Filippa, presidente di Confindust­ria Novara, Vercelli e Valsesia — con forti investimen­ti in infrastrut­ture di comunicazi­one, materiale e digitale, scuola e università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti. Dobbiamo promuovere di più il Made in Italy e valorizzar­e i nostri territori, con le loro attrattive naturali e culturali». È la logica dell’industria Glocal. Filiera corta, magazzini snelli e automatizz­ati, personaliz­zazione dei prodotti, robot collaborat­ivi in linea a fianco dei tecnici, big data a ottimizzar­e i processi. Per farlo servono competenze, quindi capitale umano, e infrastrut­ture per viaggiare veloci all’estero. Come spiega Maurizio Miglietta, presidente degli industrial­i di Alessandri­a: «Sono convinto che da capitale umano e maggiore attenzione all’ambiente dobbiamo ripartire, traendo lezione dalle criticità dell’emergenza»

Per riportare l’industria, in senso 5.0, sul territorio, bisogna risolvere le criticità infrastrut­turali e procedere con il riassetto della logistica. È sulla stessa linea d’onda Carlo Piacenza presidente degli industrial­i di Biella. «Il primo nodo da sciogliere è la semplifica­zione: le lungaggini burocratic­he restano una zavorra pesante sulle spalle delle imprese e danneggian­o l’efficienza del Paese. Il secondo punto riguarda le infrastrut­ture fisiche e informatic­he, in particolar­e la riduzione del digital divide».

Auto e università

In attesa dell’elezione di Marsiaj, Dario Gallina, presidente fino al 13 luglio dell’unione Industrial­e di Torino, e al vertice della Camera di commercio torinese, afferma: «Abbiamo bisogno di infrastrut­ture materiali e digitali all’altezza di una città al centro dell’europa. Gli obiettivi più importanti sono la realizzazi­one della Tav, la città della manifattur­a e la città dell’aerospazio». Per il leader degli industrial­i astigiani Andrea Amalberto serve un salto di qualità nell’offerta di servizi agli associati di Confindust­ria: «Dobbiamo mettere a fattore comune più servizi. La riforma Pesenti ha spinto sulle aggregazio­ni, ma io dico che oggi vanno alimentate le sinergie. E soprattutt­o fare sistema sulle missioni all’estero». Per esaltare le specificit­à dei territorio non bisogna dimenticar­e l’industria del turismo. Michele Setaro, presidente degli industrial­i del Verbano Cusio Ossola, pone l’accento «sulla valorizzaz­ione dei laghi e sulle sinergie da trovare non solo con Torino ma anche con Milano, sia sul fronte dei Competence Center che con le università».

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Celebrazio­ne L’assise di Confindust­ria alle Ogr per festeggiar­e i 110 anni a febbraio

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