Api, orti pensili e arte nelle vecchie fonderie
Le ex Fonderie Ozanam di via Foligno 14, uno dei simboli della Torino operaia, rinascono green e si trasformano in un centro di aggregazione per gli abitanti della zona nord della città: tra api, orti pensili e street art.
Le Ozanam di via Foligno 14, uno dei simboli della Torino operaia, si trasformano in un centro di aggregazione per gli abitanti della zona
Le ex Fonderie Ozanam di via Foligno 14, uno dei simboli della Torino operaia, rinascono green e si trasformano in un centro di aggregazione per gli abitanti della zona nord della città: tra api, orti pensili e street art. Nasce un community hub che ospiterà le associazioni del territorio e diverrà sede di iniziative culturali rivolte al quartiere e alla città. «Il grande progetto del nostro Paese sono le periferie», scrive Renzo Piano che nel 2014 sceglie proprio questa zona di Torino come caso studio per il suo progetto G124, ideato per “rammendare” le periferie d’italia. «La città qui è fatta per lavorare, non per vivere» raccontava un abitante della zona ai giovani ricercatori coordinati dal senatore a vita. La ricerca di Piano evidenziava che la maggiore criticità del quartiere era l’assenza di spazi pubblici e aggregativi. Siamo al confine tra i quartieri Madonna di Campagna e Borgo Vittoria, nella Circoscrizione V, una delle più grandi e popolose della città di Torino. Un quartiere residenziale accresciutosi negli anni Sessanta e Settanta sotto la spinta della grande migrazione dal Sud e che oggi conta anche una numerosa popolazione straniera residente. Grazie alla ristrutturazione del vecchio opificio, gli abitanti avranno un nuovo luogo di aggregazione. La rigenerazione del ex edificio industriale è stata realizzata nell’ambito del progetto Cocity della città di Torino, finanziato dal programma europeo per il rinnovamento dei beni comuni urbani. Diverse sono le attività che si realizzeranno all’interno della struttura rinominata «beeozanam». Ci sarà un ristorante sociale che impiega ragazzi disabili e porta in tavola gli ortaggi coltivati sul tetto dell’edificio, dove si trovano anche le api che producono il miele urbano. «Beeozanam» sarà poi un ostello per l’ospitalità dei migranti, un centro giovani e di produzione artigianale. Per inaugurare il nuovo corso di questa ex fabbrica l’associazione Pigmenti, che promuove l’arte urbana sul territorio, ha chiesto al noto street artist Tellas di dipingere le mura interne dell’edificio. Tellas, all’anagrafe Fabio Schirru, è considerato uno dei migliori cento artisti urbani emergenti al mondo. La sua fama lo ha portato a dipingere i suoi paesaggi arborei sui muri delle città di mezzo globo: dalla Patagonia all’india, dall’australia a Taiwan. Dove il paesaggio naturale è stato modificato dall’opera dell’uomo, Tellas dipinge sui muri specie botaniche, cieli, paesaggi. L’artista fotografa e riproduce le piante più disparate e poi si diverte ad assemblarle in un paesaggio onirico. Sulle mura delle ex fonderie ha deciso di dipingere un giardino. Racconta Tellas: «I miei lavori murali si ispirano allo spazio, in ogni luogo dove vado cerco di raccontare qualcosa che abbia a che fare con il posto. In questo cortile verranno messe delle piante e così ho deciso di realizzare nel giardino un altro giardino dipinto. L’idea è di realizzarne due tipi: uno caldo e uno freddo per avere due atmosfere diverse che andranno ad integrarsi con le piante sistemate in questi spazi». La ricerca di Tellas nasce nella sua terra di origine, la Sardegna, dove i paesaggi naturali hanno un ruolo dominante: il cielo, il vento e le pietre dei nuraghi sono la sua maggiore fonte di ispirazione. Aggiunge l’artista: «Nel posto dove sono nato la natura è al centro di tutto, ma Torino mi piace tantissimo per i suoi spazi industriali. La forza del mio lavoro è probabilmente il contrasto tra i paesaggi naturali che dipingo e queste strutture di cemento. Io sono sempre stato affascinato dalla natura che riprende i propri spazi nelle città. Per apprezzare il paesaggio naturale hai bisogno del paesaggio urbano e viceversa». La Torino che si è allargata verso le periferie dagli anni Sessanta è una città costruita pezzo dopo pezzo, per frammenti. Il risultato è una periferia disgregata e allo stesso tempo poco integrata con la natura. Aggiunge l’artista: «Negli ultimi sessant’anni si è costruito tanto, tanto cemento. Adesso si sta acquisendo una sensibilità green con la creazione di nuovi spazi verdi. Perché l’essere umano vuole costruire le città, vuole la tecnologia ma allo stesso tempo ha bisogno di ritrovarsi nel paesaggio naturale». L’arte murale serve anche a contrastare il grigiore delle periferie. Negli angoli più estremi della città si annidano sovente i problemi ma si nascondono anche delle potenzialità. «Io dipingo spesso nei quartieri più popolari e le persone in questi luoghi sono molto più curiose. Perché da loro queste cose normalmente non succedono mai. Nel centro città sono tutti più distratti». La street art nel mondo è attualmente molto utilizzata nei progetti di riqualificazione urbana, ma questa è un’etichetta che Tellas rifiuta: «Io sono cresciuto con i murales perché in Sardegna si fanno dagli anni Sessanta, non mi sono mai ispirato agli street artist per fare il mio lavoro. A me piace più chiamarla arte pubblica. Raramente firmo i miei lavori, per me dopo che un’opera è creata non è più mia, diventa della collettività».
La strategia Renzo Piano: «Il grande progetto del nostro Paese sono le periferie»