I luoghi della memoria da difendere
Dal binario 17 al ghetto: i luoghi da proteggere
Dal binario 17 di Porta Nuova alla conceria Fiorio, dal rifugio antiaereo di piazza Risorgimento al ghetto ebraico. Sono 20 i luoghi della memoria del Museo diffuso della Resistenza da proteggere.
Dal binario 17 di Porta Nuova alla conceria Fiorio, dal rifugio antiaereo di piazza Risorgimento al ghetto ebraico. Sono 20 i luoghi della memoria del Museo diffuso della Resistenza, che ha dato il via a un tavolo permanente insieme a Comune, Regione, Soprintendenza, Istoreto con un obiettivo: proteggere quei simboli. «Un precedente a livello nazionale», commenta il presidente del Museo, Roberto Mastroianni. Un’idea da lui portata avanti dopo quanto successo sul Pian del Lot. «La vendita - spiega - è passata sopra le nostre teste. Vorrei che questo non accadesse più: scopo del tavolo sarà inserire dei vincoli perché le trasformazioni urbanistiche non mettano a repentaglio quei luoghi». Il rischio sta nel fatto che la maggior parte di quegli spazi sono privati. Come Porta Nuova, di Grandi stazioni: all’ingresso di via Sacchi c’è una lapide dedicata ai deportati che partivano dal binario 17. «E se domani ci fosse una variazione del piano regolatore e venissero costruiti grattacieli e supermercati? Non c’è alcuno strumento per evitarlo», continua Mastroianni. Ma una trasformazione urbanistica potrebbe anche investire (e far scomparire) la casa di Dante di Nanni, che si buttò dal terzo piano per non essere catturato dai fascisti – dopo averne uccisi un po’ a colpi di pistolettate. Al Demanio appartengono la Questura di corso Vinzaglio e la caserma La Marmora, luogo di detenzione e tortura, e sulla quale i progetti si rincorrono.
E poi c’è l’albergo Nazionale di piazza Cln, quartier generale del servizio di Polizia di Sicurezza tedesca: in quelle stanze i prigionieri furono sottoposti a interrogatori e violenze che duravano intere settimane. E anche qui, bontà dei presenti e futuri proprietari, non c’è alcun vincolo sulla memoria di quei tempi. Una mancanza di «lacci» che ha già avuto le sue conseguenze su palazzo Campana, sede di tutte le polizie segrete fasciste. Nelle cantine c’erano le celle dove si eseguivano le torture: «Ma l’unico ricordo di quell’evento è stato cancellato: gli architetti che l’hanno ristrutturato hanno pensato che tutte le scritte lasciate dai partigiani andassero eliminate. Per mettere il mattone a vista».