Scrivere e ridere per 16 mesi
Il libreria per Baldini+castoldi il diario 20-21 di Cristiano Militello Una raccolta di scritte irriverenti ma che aiutano a fare del bene
Cristiano Militello è un tipo da diario: «Li ho conservati tutti quelli che ho scritto nella vita. Ricordo come, a fine anno scolastico, si erano gonfiati di ritagli di giornale e figurine. Finire sui banchi di scuola è un onore. Tutt’ora uso l’agenda. In questo sono un primitivo: poco digitale e molto manuale. Vorrà dire che quest’anno annoterò le cose sulla mia».
È uscito a fine agosto per Baldini+castoldi il suo diario 2020-2021 Cartelli d’italia, che presenterà martedì alle 21 a Carmagnola nel parco di Cascina Vigna, nato per aiutare la Fondazione Tog di Milano. Il sottotitolo è La vita è un tour de Forse e l’autore domanda: «Ridere, riflettere, fare del bene: avete un programma migliore per i prossimi 16 mesi?».
Nel diario ci sono oltre 400 foto di cartelli stradali. In questi anni a Striscia la Notizia, che valore hanno assunto per lei questi simboli?
«Il cartello buffo, la scritta irriverente, il refuso giornalistico, l’avviso sgrammaticato rappresentano la prosecuzione ideale della narrazione iniziata con lo striscione. Mentre però lo striscione rappresenta il mio marchio di fabbrica, la galassia-cartello me la son ritrovata a domicilio. Il pubblico di Striscia, gli ascoltatori di R101 hanno cominciato a mandarmi spontaneamente le foto di queste perle inaudite (con gli smartphone ognuno è reporter di se stesso), intuendo che potessi applicare a questo
materiale la stessa “poetica” dedicata ai capolavori di goliardia pallonara. Son sempre più convinto che tra gli italiani si annidino dei geni assoluti. Anche involontari e inconsapevoli».
Ha selezionato i suoi preferiti? «La cernita si è basata sull’applausometro. Abbiamo messo foto di generi vari: la classica scritta spray, l’annuncio assurdo, gli orrori giornalistici, il campanello con il cognome buffo, l’avviso strampalato, le insegne più particolari. Oltre, ovviamente, al materiale a tema-scolastico. Ho un debole per gli errori dei nostri amici cinesi. Di notevoli: “Ti amo come il parcheggio sotto casa”, “Sei talmente brutto che tu madre te chiama bello de zia”, “I tramonti sono romantici perché dopo si cena”. E molti altri».
Come è nato il progetto?
«Sono gli scatti più divertenti tratti dai miei libri Cartelli d’italia e Cartelli d’italia 2
cui vanno ad aggiungersi un centinaio di inediti. Dopo questi mesi cupi era bello tornare a cadenzare il tempo in modo leggero, con ironia e buonumore. Dunque ci è venuto in mente di realizzare un diarioagenda, un metronomo per grandi e piccini, in grado di far sorridere quotidianamente sia gli studenti che i lavoratori».
Che rapporto ha con la Fondazione Tog?
«Per lavoro sono letteralmente sommerso da iniziative benefiche. Alla fine deciso di fiancheggiare una realtà a me vicina. Conosco Fondazione Tog da 10 anni per motivi legati alla mia famiglia: fornisce gratuitamente terapie riabilitative a oltre 100 bambini con patologie neurologiche complesse».
«Lo striscione da stadio è il mio simbolo, i cartelli sono arrivati: gli italiani sono geni»