Corriere Torino

Movida, i residenti di Piazza Vittorio denunciano sindaca e prefetto

Iniziativa di chi vive in Lungo Po Cadorna: qui troppa gente, violate norme igieniche. Se ci serve l’ambulanza rischiamo la vita

- G. Ric.

Ieri i residenti di Piazza Vittorio, Lungo Po Cadorna e Corso San Maurizio hanno deciso di denunciare alla Procura della Repubblica la sindaca Chiara Appendino e il prefetto Claudio Palomba per omissione di atti di ufficio e altre ipotesi di reato. In poche parole, per mancanza di controllo e di difesa della quiete pubblica. Tutto è iniziato il 5 giugno, quando i residenti hanno presentato un esposto in Procura per evitare che l’amministra­zione partisse con la pedonalizz­azione nel tratto tra Piazza Vittorio e Corso San Maurizio. Da lì, l’inizio di un dialogo serrato, che ha portato alla nascita dell’area con divieto di circolazio­ne il venerdì e il sabato, dal tramonto alle tre di notte, per permettere da un lato l’espansione dei dehors, e dall’altra l’aumento dei controlli. Nei sogni dell’amministra­zione l’obiettivo era evitare assembrame­nti e troppo chiasso dando la responsabi­lità ai gestori di controllar­e la zona, attraverso i loro steward. E in effetti così è stato per tutta l’estate, con alti e bassi. Il prefetto Palomba non ha voluto commentare. E nemmeno dal Comune: nè la sindaca, nè l’assessore al Commercio Sacco che è stato uno dei più grandi tifosi della pedonalizz­azione della zona.

Era un venerdì sera. Una donna incinta di sette mesi cercava di accedere con la sua automobile nell’area pedonale di Lungo Po Cadorna. È lì che vive sua madre, che sta facendo la nonna al primogenit­o, un piccolo di tre anni e mezzo. A fermarla sono gli steward dei locali, che decidono di non farla passare. La ricerca dei vigili è vana, lei si è trovata a dover parcheggia­re nel primo posto libero ed andare a prendere il bambino a piedi.

Questa è solo una delle tante storie raccontate dai residenti che vivono in quella fetta di piazza Vittorio famosa per la vita notturna. E che ieri hanno deciso di denunciare alla Procura della Repubblica la sindaca Chiara Appendino e il prefetto Claudio Palomba per omissione di atti di ufficio e altre ipotesi di reato. In poche parole, per mancanza di controllo e di difesa della quiete pubblica. Tutto è iniziato il 5 giugno, quando i residenti hanno presentato un esposto in Procura per evitare che l’amministra­zione partisse con la pedonalizz­azione nel tratto tra piazza Vittorio e corso San Maurizio. Da lì, l’inizio di un dialogo serrato, che ha portato alla nascita dell’area con divieto di circolazio­ne il venerdì e il sabato, dal tramonto alle tre di notte, per permettere da un lato l’espansione dei dehors, e dall’altra l’aumento dei controlli.

Nei sogni dell’amministra­zione l’obiettivo era evitare assembrame­nti e troppo chiasso dando la responsabi­lità ai gestori di controllar­e la zona, attraverso i loro steward. E in effetti così è stato per tutta l’estate, con alti e bassi.

«Ma il sistema — spiegano gli autori della denuncia — non ha funzionato: gli assembrame­nti sono continuati, gli schiamazzi e i cori anche, nonché la musica ad alto volume. Queste criticità, in condo trasto con le misure anti-covid e con leggi e regolament­i nazionali e locali, sono state più volte evidenziat­e in teleconfer­enze con le autorità fino a metà luglio. Non riscontran­do migliorame­nti, abbiamo segnalato per iscritto le violazioni a tutte le autorità interessat­e, senza ricevere riscontro». Poi, la cosiddetta «goccia che fa traboccare il vaso», la notte tra il 29 e il 30 agosto, quella della morte di un giovane nel fiume: «Quanvare i mezzi di soccorso (sommozzato­ri) dei Vigili del Fuoco, intervenut­i per un caso di annegament­o ai Murazzi — continuano — hanno dovuto fendere a fatica la folla, ancora una volta assiepata sul lungo Po, perdendo tempo prezioso». Come racconta una di loro, Federica Bergamini, «a testimonia­rlo ci sono dei video. E chi li ha fatti ha fatto in tempo ad essere svegliato dalle sirene, prendere il telefono e andare alla finestra, per troancora i mezzi che cercavano di passare».

Il timore di chi abita in quella zona è di ritrovarsi ad aver bisogno di un’ambulanza in qualche notte della movida. Ma c’è anche la rabbia di dover «rendere conto a personale senza alcuna autorità giuridica dei nostri spostament­i». Gli steward dei locali, appunto. Ecco perché tre condomini, formati da almeno un centinaio di famiglie, hanno fatto partire la denuncia alla sindaca Appendino e al prefetto Palomba «e verso ogni altro soggetto ritenuto responsabi­le per il mancato o insufficie­nte controllo ambientale, igienico e sanitario, in violazione delle leggi vigenti e successivi decreti legge». E se non bastasse, i residenti hanno un’altra cartuccia: «Una causa civile — spiega Bergamini — come quella portata avanti a San Salvario. Non ci fermeremo qui».

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Ragioni opposte Quelle di chi vuol divertirsi e chi vuole dormire

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