«Il centro per l’intelligenza artificiale venga ad Aurora»
L’appello del presidente Deri: occasione per riqualificare il quartiere
L’assegnazione a Torino della sede dell’istituto italiano per l’intelligenza artificiale (I3a), con i suoi 600 addetti e un budget annuale di 80 milioni di euro, torna a far sperare Aurora, il quartiere lasciato più indietro nei processi di «ri-cucitura», come si usa dire, delle periferie torinesi. L’idea è venuta al presidente Circoscrizione 7, Luca Deri: «In Aurora abbiamo spazi pubblici abbandonati da molti anni: portiamo qui l’istituto I3a. Oltre alle tante parole spese in questi anni, sarebbe un atto concreto per il rilancio di questo pezzo di città».
La delusione era già stata grande quando si è trattato di trovare casa al centro per le tecnologie emergenti. L’allora vicepremier Luigi Di Maio e la sindaca Chiara Appendino lo avevano promesso, in pompa magna, un anno e mezzo fa: uno dei tre poli nazionali voluti dal governo per mettere in mostra il meglio dell’innovazione italiana sorgerà nell’ex asilo occupato di via Alessandria — a quell’epoca fresco di sgombero —, che così «tornerà finalmente alla collettività». Il quartiere ci aveva creduto, ci contava. Poteva essere una scintilla capace di innescare un processo di riqualificazione per una delle zone più contraddittorie della città: vicinissima al centro, eppure in fondo alla classifica di tutti gli indicatori sociali ed economici. Poi, però, il sogno di vedere la «casa dei robot» in borgo Aurora è tramontato. Non se ne è fatto più niente: tempi troppo stretti e denari troppo risicati hanno fatto fare marcia indietro al Comune, che ha deciso di ripiegare sull’ex camera mortuaria dei Poveri Vecchi in corso Unione Sovietica.
Così, anche quella volta, Aurora è rimasta a bocca asciutta. Ora, però, l’assegnazione a Torino della sede dell’istituto italiano per l’intelligenza artificiale (I3a), con i suoi 600 addetti e un budget annuale di 80 milioni di euro, torna a far sperare il quartiere lasciato più indietro nei processi di «ri-cucitura», come si usa dire, delle periferie torinesi. L’idea è venuta al presidente Circoscrizione 7, Luca Deri: «In Aurora abbiamo spazi pubblici abbandonati da molti anni: portiamo qui l’istituto I3a. Oltre alle tante parole spese in questi anni, sarebbe un atto concreto per il rilancio di questo pezzo di città».
I posti che farebbero al caso dell’i3a in effetti non mancano. Con le loro finestre sfondate, le recinzioni innalzate per evitare che diventino rifugio di disperati e senza casa, sono sotto gli occhi di tutti: l’ex astanteria Martini, in largo Cigna, le vecchie fonderie di caratteri tipografici Nebiolo, in via Bologna, e infine l’ex Asilo occupato, prima candidato a casa delle tecnologie e poi ripudiato. Tutti edifici pubblici in cerca di una nuova destinazione. «Collocare qui il quartier generale della ricerca italiana sull’intelligenza artificiale — fa notare Deri — sarebbe un segnale importante per tutta la zona Nord di Torino e la risposta concreta verso tutti i cittadini e i comitati che in questi anni si sono impegnati contro il degrado». Per questo il presidente scriverà una lettera alla prima cittadina proponendole di prendere in considerazione uno dei vuoti urbani di Aurora.
L’assessore all’innovazione Marco Pironti ha già fatto sapere di immaginare per l’i3a un «luogo di rinascita per la città». Si è parlato nei giorni scorsi dell’ex palazzo della Rai in via Cernaia, ma anche delle aree alle spalle del Politecnico. E lo stesso Pironti non ha escluso che possa trattarsi di una «sede diffusa nelle zone a più forte vocazione tecnologica», e quindi vicina ad atenei e centri di ricerca esistenti. «In questo momento la scelta del luogo non è la priorità: prima individueremo i contenuti — chiarisce l’assessore —, poi il luogo più adatto ad ospitarli». Si vedrà, dunque. Certo, per Aurora, potrebbe essere la volta buona per tornare a vedere la luce.
❞ L’assessore Pironti Non è escluso che sia una sede diffusa, di certo sarà un luogo di rinascita per la città