Corriere Torino

«Ho rinunciato al dehors e pago anche gli steward ma tutto questo a chi vive lì non basta»

Camolese: «Per loro o è bianco o è nero»

- G. Ric.

«Pago 15 steward ogni sera per gestire la sicurezza. Vorrei che i residenti mi dicessero se preferisco­no la situazione dell’anno scorso, quando vigeva l’anarchia». Simone Camolese, figlio dell’ex allenatore di calcio, è titolare del locale «L’ult1mo», in Lungo Po Cadorna 1. Dice di comprender­e le esigenze di chi vuole dormire, ma anche di aver fatto il possibile: «Ho rinunciato a mettere un dehors per il quale avevo già le autorizzaz­ioni dal Comune».

Camolese, cosa pensa di questo contrasto tra movida e residenti?

«Penso che la situazione di oggi sia molto meglio di quella di un anno fa per mille motivi. E infatti mio padre ora viene a fare aperitivo (prima, non voleva)».

Un motivo fra tutti?

«Prima c’era degrado assoluto fuori dai nostri locali, ma che non era di nostra competenza. Chi spacciava, chi faceva pipì sui muri. Ora tra noi e le forze dell’ordine, difficile vedere il malavitoso».

Però c’è davvero tanta gente nell’area pedonale…

«Vero, ma d’altronde i ragazzi non li possiamo incatenare in casa, tanto più ora che le discoteche sono chiuse. E c’è una gestione unitaria di tutti noi locali».

Avete tutti gli steward?

«Certo, io ne ho 15 a sera, sono “addestrati” a sedare le risse. E non li paga il Comune, li paghiamo noi».

Però avete potuto espandere i dehors…

«Questo non mi ha fatto arricchire, anzi: ho speso 7 mila euro per comprare tavolini e sedie. Ma non solo, ho anche rinunciato a farne un altro di 18 metri su via Matteo Pescatore».

Perché ha rinunciato?

«Per andare incontro ai residenti. Ho mandato loro una lettera per chiedere cosa ne pensassero».

E loro cosa hanno risposto?

«Nulla, mi hanno ignorato. Ma io ho comunque preferito evitare».

Insomma, pensa di fare il possibile?

«Sì. Ci sono i varchi, comunichia­mo con le forze dell’ordine, non vendiamo alcol ai minorenni, cerchiamo di rispettare le distanze. In mezzo, c’è il senso civico, che non dipende solo da noi. Ma davvero mi chiedo, preferivan­o prima? Il problema è che loro non vorrebbero vivere sopra dei locali».

E cosa vorrebbero, secondo lei?

«Che io mi trasformas­si in un supermerca­to, o in uno sportello postale. Ma non posso, e non posso nemmeno cambiare tipologia di locale per loro: l’ho comprato così due anni fa e ci ho investito la mia vita. Condivido che forse la liberalizz­azione delle licenze non sia stata la mossa migliore, ma non è nemmeno una mia colpa».

Ma infatti la denuncia è verso le istituzion­i, non verso i locali…

«Certo, ma tanto ricade tutto a cascata, soprattutt­o la pubblicità negativa. Lungo Po Cadorna diventa il luogo della mala movida. Per i residenti è tutto bianco o nero, ma io non voglio la guerra: sono sempre stato e rimango aperto al dialogo».

Il paragone

«Mi chiedo se preferivan­o la situazione di prima senza controllo»

Il mercato «Forse la liberalizz­azione delle licenze non è stata la mossa migliore»

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Uno dei luoghi più affollati durante le ore della movida. I residenti nella zona oltre a contestare l’eccessivo rumore che disturba il sonno, contestano anche l’assenza di misure di prevenzion­e anti-covid
Piazza Vittorio Uno dei luoghi più affollati durante le ore della movida. I residenti nella zona oltre a contestare l’eccessivo rumore che disturba il sonno, contestano anche l’assenza di misure di prevenzion­e anti-covid
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Simone Camolese

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