Corriere Torino

Imbarazzo nei palazzi, nessuno commenta la fine della tregua fragile

Ragioni opposte durano da venti anni, tra tentativi di mediazione

- Di Giulia Ricci

Bocche cucite. Imbarazzo. Silenzio. Nessuno vuole proferire parola sulla denuncia arrivata dai residenti di Lungo Po Cadorna. Ordini dall’alto, dai palazzi delle istituzion­i. Quasi che l’azione messa in campo da chi vive in quel piccolo tratto di città, tra corso San Maurizio e piazza Vittorio, fosse piovuta dal cielo, inaspettat­a. Addirittur­a tra i corridoi del Municipio e dei suoi uffici c’è chi dice che non sarebbe mai arrivata, dagli abitanti, alcuna richiesta formale di porre fine alla pedonalizz­azione di quell’area. La sindaca Chiara Appendino, contro la quale è arrivata la querela, prima aspetta, poi decide di non dire niente. E così anche il suo assessore al Commercio Alberto Sacco, che dell’area vietata al traffico è stato uno dei principali fautori. E che in questi mesi si è seduto ai tavoli con locali e residenti per cercare una mediazione. Un disagio che cresce da ormai quindici, forse venti anni. Da quando piazza Vittorio è diventata il centro della vita notturna dei torinesi, trasformat­a in alcune sere in mala movida. La stessa che non fa dormire chi ha scelto tanto tempo fa di abitare in un altro quartiere con le medesime problemati­che, San Salvario, dove le battaglie per difendere il proprio diritto al sonno si susseguono senza sosta. Un’insofferen­za che non ha fatto che aumentare negli ultimi anni, a causa della chiusura dei Murazzi prima, e delle discoteche e dei locali del Valentino dopo. Perché in mancanza di un luogo dove ballare, suonare, sfogare le stanchezze dell’età adulta o le energie di quella adolescent­e, chi ha voglia di vivere la notte non ha potuto che riversarsi nelle strade. La scelta di pedonalizz­are quel piccolo tratto di città è stata motivata dall’amministra­zione con un’idea semplice: in questo modo teniamo sotto controllo la movida. L’idea era quella di avere solo persone sedute ai tavoli dei dehors, che in quel modo si sono ampliati, con l’obiettivo di evitare assembrame­nti, pericolosi in tempi di covid. I residenti hanno subito messo le mani avanti, con un esposto in Procura: «Non funzionerà, sarà ancora peggio». I locali, dal canto loro, dicono di avercela messa tutta: steward, controlli, fino alle mascherine donate a chi non le ha. E così si sono susseguiti tavoli, incontri, tentativi di mediazione. Ma a mettere pace per qualche settimana è stata solo la naturale vita di una città come Torino, che ad agosto si svuota per far spazio alle fughe al mare o in montagna. È bastato il rientro per far scoppiare il caso, e un video che testimonia il percorso fatto dai soccorsi per raggiunger­e i Murazzi attraverso la zona pedonale, in mezzo ai fischi e agli applausi dei ragazzi. È da lì che è partita la denuncia.

❞ Residenti scettici La pedonalizz­azione della zona non funzionerà, sarà ancora peggio

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Alberto Sacco

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