«I migranti sono una ricchezza» E il Piemonte celebra la Giornata
In tempo di pandemia si dimenticano tante situazioni e realtà, una di queste è il fenomeno delle migrazioni e dei rifugiati. Su questo tema il 27 settembre Piemonte e Valle d’aosta ospiteranno le celebrazioni nazionali della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, iniziativa indetta a livello mondiale da Papa Francesco e giunta alla 106°edizione. Una scelta, quella della Cei, che testimonia il riconoscimento del Piemonte come «regione da sempre aperta all’accoglienza e all’integrazione». Un fitto calendario di eventi religiosi e culturali che culmineranno con la messa in Duomo, domenica 27 settembre, presieduta dall’arcivescovo di Torino e trasmessa in diretta da Rai 1. Alla presentazione, insieme a mons. Cesare Nosiglia sono intervenuti mons.
Marco Prastaro, vescovo di Asti, per molti anni missionario in Kenya e il direttore della Pastorale Migrati della diocesi Sergio Durando, che ha ricordato come il Piemonte sia «la quinta regione a livello italiano per presenza di stranieri». In occasione della Giornata del Migrante e del Rifugiato, il Coordinamento Migrantes di Piemonte e Valle d’aosta ha realizzato il documento «mi avete ospitato. La Migrantes regionale per un modello di società più giusto e inclusivo» e un inno musicale che riprende le parole chiave del messaggio di papa Francesco sulla necessità di conoscere per comprendere. Mons. Nosiglia ha ricordato come: «L’immigrazione ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali che sono propri di ogni persona, superando discriminazioni, indifferenza, rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile». Primo fra tutti, ha aggiunto l’arcivescovo «il diritto alla cittadinanza, a partire dai minori nati nel nostro Paese, il diritto al lavoro, alla casa, alla scuola, alla salute». Mentre mons. Prastaro ha sottolineato come sia urgente «una nuova politica sociale e del lavoro». Nosiglia ha anche detto: «Dire che alcuni degli immigrati arrivati in Italia hanno il Coronavirus non è giusto. Sono molti di più quelli che sono andati in vacanza e sono tornati, e questi sono italiani».