Finite le discariche per i rifiuti speciali
Tutti ne hanno bisogno ma nessuno vuole uno sversatoio. E tra Regione Piemonte e Città Metropolitana si consuma un braccio di ferro che rischia di diventare elemento di campagna elettorale
In Piemonte non c’è più posto per i rifiuti speciali. Le discariche sono finite. E mancano le autorizzazioni per aprire nuovi impianti di stoccaggio per scarti industriali e sostanze pericolose (come l’amianto). La Città metropolitana, guidata da Chiara Appendino, ha detto no all’ampliamento dell’impianto di Torrazza, che quindi entra nella sua fase post-mortem.
In attività sul territorio non resta che la discarica di Barricalla (Collegno) che ospita 200 mila tonnellate di rifiuti speciali ogni anno. Ma entro il 2023 l’ultima vasca del sito di stoccaggio torinese sarà completa. E anche Barricalla entrerà nella sua fase post-mortem, quando si limiterà a custodire i rifiuti e a produrre energia elettrica da fonti rinnovabili. Tra tre anni dove andranno a finire gli scarti industriali del Piemonte? E le migliaia di tonnellate di amianto ancora da smaltire? Il cda di Barricalla ha individuato nove aree, perlopiù ex cave, dove costruire un nuovo impianto. Ma in Piemonte, come nel resto d’italia, vige l’effetto Nimby, «non nel mio giardino». Tutti ne hanno bisogno ma nessuno vuole una discarica. E tra Regione Piemonte e Città Metropolitana si consuma un braccio di ferro che rischia di diventare elemento di campagna elettorale.
«Noi stiamo lavorando a progetti di ampliamento. Il Piemonte vuole diventare autosufficiente nella gestione di tutti i rifiuti, per questo è necessario investire in nuovi impianti», spiega Matteo Marnati assessore regionale all’ambiente. Il tema è complesso. Da una parte ci sono gli ambientalisti del «partito zero rifiuti» che si oppongono all’aperture di nuove discariche.
Dall’altra chi ritiene che «zero waste» sia un miraggio, soprattutto quando si parla di rifiuti industriali. Con il rischio che l’assenza di una filiera efficiente per lo stoccaggio possa spalancare le porte all’illegalità. E stiamo parlando di sostanze altamente tossiche, come l’amianto e i rifiuti industriali e delle costruzioni, che se disperse nell’ambiente possono inquinare falde acquifere e campi agricoli.
«La nostra contrarietà non è ideologica. Ma ci opponiamo a nuovi impianti in aree già ampiamente sfruttare per lo stoccaggio rifiuti», dice Marco Marocco, vicesindaco della Città Metropolitana.
Le aree prese in esame so