Corriere Torino

Finite le discariche per i rifiuti speciali

Tutti ne hanno bisogno ma nessuno vuole uno sversatoio. E tra Regione Piemonte e Città Metropolit­ana si consuma un braccio di ferro che rischia di diventare elemento di campagna elettorale

- di Christian Benna

In Piemonte non c’è più posto per i rifiuti speciali. Le discariche sono finite. E mancano le autorizzaz­ioni per aprire nuovi impianti di stoccaggio per scarti industrial­i e sostanze pericolose (come l’amianto). La Città metropolit­ana, guidata da Chiara Appendino, ha detto no all’ampliament­o dell’impianto di Torrazza, che quindi entra nella sua fase post-mortem.

In attività sul territorio non resta che la discarica di Barricalla (Collegno) che ospita 200 mila tonnellate di rifiuti speciali ogni anno. Ma entro il 2023 l’ultima vasca del sito di stoccaggio torinese sarà completa. E anche Barricalla entrerà nella sua fase post-mortem, quando si limiterà a custodire i rifiuti e a produrre energia elettrica da fonti rinnovabil­i. Tra tre anni dove andranno a finire gli scarti industrial­i del Piemonte? E le migliaia di tonnellate di amianto ancora da smaltire? Il cda di Barricalla ha individuat­o nove aree, perlopiù ex cave, dove costruire un nuovo impianto. Ma in Piemonte, come nel resto d’italia, vige l’effetto Nimby, «non nel mio giardino». Tutti ne hanno bisogno ma nessuno vuole una discarica. E tra Regione Piemonte e Città Metropolit­ana si consuma un braccio di ferro che rischia di diventare elemento di campagna elettorale.

«Noi stiamo lavorando a progetti di ampliament­o. Il Piemonte vuole diventare autosuffic­iente nella gestione di tutti i rifiuti, per questo è necessario investire in nuovi impianti», spiega Matteo Marnati assessore regionale all’ambiente. Il tema è complesso. Da una parte ci sono gli ambientali­sti del «partito zero rifiuti» che si oppongono all’aperture di nuove discariche.

Dall’altra chi ritiene che «zero waste» sia un miraggio, soprattutt­o quando si parla di rifiuti industrial­i. Con il rischio che l’assenza di una filiera efficiente per lo stoccaggio possa spalancare le porte all’illegalità. E stiamo parlando di sostanze altamente tossiche, come l’amianto e i rifiuti industrial­i e delle costruzion­i, che se disperse nell’ambiente possono inquinare falde acquifere e campi agricoli.

«La nostra contrariet­à non è ideologica. Ma ci opponiamo a nuovi impianti in aree già ampiamente sfruttare per lo stoccaggio rifiuti», dice Marco Marocco, vicesindac­o della Città Metropolit­ana.

Le aree prese in esame so

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