Corriere Torino

Malamovida, la Procura apre un fascicolo

Dopo l’esposto dei residenti sindaca e prefetto scelgono di non commentare

- Ricci

La Procura apre un fascicolo di indagine sulla movida. E le opposizion­i insorgono: «Servono più controlli».

La procura apre un fascicolo di indagine sulla movida. E le opposizion­i insorgono: «Servono più controlli e una gestione seria della questione». Mercoledì tre condomini di Lungo Po Cadorna, abitati da almeno un centinaio di persone, hanno denunciato la sindaca Chiara Appendino e il prefetto Claudio Palomba per omissione di atti di ufficio.

L’accusa è quella di non aver fatto quanto in loro potere per salvaguard­are il diritto alla salute e alla quiete di chi lì vive. La miccia, la pedonalizz­azione, che nelle speranze delle istituzion­i avrebbe invece tenuto sotto controllo la movida. Ieri, poi, la procura di Torino ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti, con l’ipotesi di reato di disturbo della quiete pubblica. Difficile che la prima cittadina e il prefetto vengano indagati, ma l’obiettivo è tenere alta l’attenzione su una questione che va gestita dal punto di vista della viabilità e dell’ordine pubblico.

Sembra inoltre che nel voluminoso allegato al fascicolo ci sia il video che mostra il lento percorso dei vigili del fuoco attraverso le centinaia di persone raccolte nell’area pedonale, nella notte tra il 29 e il 30 marzo, quando perse la vita un giovane nelle acque del fiume Po.

Sulla questione, sindaca e prefetto continuano a scegliere il silenzio. Ma a parlare sono le opposizion­i. «La malamovida – attacca il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano - è un problema serio e reale per questa città. Lo si vede in tanti quartieri caldi. La soluzione è una sola: più controlli e la presenza del presidio fisso interforze. Torino non può permetters­i di avere zone che, in certe fasce orarie, sono terra di nessuno. Ho presentato negli scorsi giorni – conclude - un’interpella­nza dedicata alla situazione specifica di Vanchiglia».

Il leader di Forza Italia Osvaldo Napoli comprende «la stanchezza e l’esasperazi­one dei residenti, hanno ragioni da vendere per protestare contro un provvedime­nto di pedonalizz­azione varato senza distinguer­e fra le esigenze di chi risiede in quell’area e chi in quell’area si reca per semplice divertimen­to. Dubito però che la questione troverà una risposta con le denunce e la carta bollata. Il sindaco Appendino deve riscrivere un provvedime­nto sbagliato in premessa perché non si può affidare a steward privati il compito di far rispettare un’ordinanza comunale». E anche per la vicecapogr­uppo dem Chiara Foglietta bisogna saper trovare una quadra tra le diverse esigenze: «Amministra­re significa mediare. Non rendere impossibil­e la vita ai residenti, ma oggi tutelare la salute, magari creare dei pass per i residenti senza che ogni volta debbano dichiarare ciò che fanno, gestire meglio flussi tra traffico e dehor. Ma neanche penalizzar­e i locali chiusi per mesi. Oggi le barricate non servono, serve gestione seria, precisa»

L’accusa La dem Foglietta: «Si deve mediare. Non rendere impossibil­e la vita ai residenti»

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Nella foto il momento in cui la presenza di tanti giovani sul Lungo Po ha rischiato di rallentare l’intervento di una ambulanza

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