Treni per Reggio e Venezia, Italo valuta lo stop
Il distanziamento sociale limita il riempimento e i costi esplodono
Torino potrebbe dover dire addio a una parte dei collegamenti Italo con le altre città dell’alta velocità. Ci sono anche le sette coppie di treni in partenza da Porta Susa, e dirette a Venezia, tra le tratte a cui la compagnia ferroviaria starebbe pensando di rinunciare a causa dei tanti passeggeri lasciati a terra dalle norme di distanziamento sociale. Nei tagli potrebbe rientrare pure il nuovo collegamento introdotto da qualche mese e diretto a Reggio Calabria.
Torino potrebbe dover dire addio a una parte dei collegamenti Italo con le altre città dell’alta velocità. Ci sono anche le sette coppie di treni in partenza da Porta Susa, e dirette a Venezia, tra le tratte a cui la compagnia ferroviaria starebbe pensando di rinunciare a causa dei tanti passeggeri lasciati a terra dalle norme di distanziamento sociale. Nei tagli potrebbe rientrare pure il nuovo collegamento introdotto da qualche mese e diretto a Reggio Calabria. Colpa delle regole che, con il limite di riempimento dei treni ridotto al 50 per cento, rischiano di piegare in maniera irreparabile Italo-ntv, la compagnia privata di trasporto ferroviario nata otto anni fa.
La regola che impone di riempire a scacchiera i posti disponibili nei vagoni vale però solo per i treni ad Alta velocità. I convogli a lunga percorrenza sono infatti gli unici mezzi di trasporto su cui viene limitata al 50% la capienza: gli aerei, infatti, possono essere completamente riempiti, così come, in diverse Regioni, anche i treni locali. Una scelta penalizzante per tutte le compagnie ferroviarie e che, se non verrà modificata dall’esecutivo Conte, potrebbe portare Italo a dover scegliere di rinunciare completamente al servizio nel giro di qualche mese. L’azienda potrebbe infatti iniziare già nelle prossime settimane a cancellare quei treni che hanno spesso viaggiano vuoti o con pochissimi passeggeri e che quindi generano più costi e meno introiti.
Dei circa 110 treni in servizio prima dello scoppio della pandemia, Nuovo Trasporto Viaggiatori ne ha già lasciati fermi una trentina e sugli 80 ancora in servizio in media si viaggia al 30% della capacità.
Secondo indiscrezioni si parlerebbe di 15 treni a settimana per arrivare ad uno stop definitivo ad ottobre. Tra questi ci sarebbero anche quelli che servono il Piemonte. I numeri dicono che al primo ottobre potrebbero viaggiare solo 60 treni, sugli 87 di oggi, in tutta Italia. Una riduzione secca del 22%. Ventisette i convogli a rischio. Tra questi anche quelli in partenza e in arrivo nel capoluogo piemontese. Ad essere in pericolo soprattutto i treni per Venezia, già messi in discussione nel novembre scorso e poi alla fine reinseriti in forma ridotta. Potrebbero invece salvarsi, almeno in parte, i 19 convogli che viaggiano sulla direttrice Torino-milano-napoli-salerno, programmati in estate e progettati su misura dei passeggeri.
C’è poi da sciogliere anche il nodo riguardante le tariffe.
Con meno passeggeri, ovviamente, i prezzi non potranno essere concorrenziali come accadeva in passato e quindi viaggiare potrebbe essere comunque più costoso. Soprattutto per le tratte più gettonate.
Il gruppo, che a fine luglio stimava in 200 milioni l’impatto del Covid sui propri conti, potrebbe registrare un mancato introito che a fine anno potrebbe pesare per mezzo miliardo. Ad essere a rischio anche 1.500 lavoratori e altri 3.500 dell’indotto. Nei prossimi giorni sarebbe in agenda un incontro tra Ministero dei Trasporti e vertici di Italo per capire quali potrebbero essere le sorti della compagnia ferroviaria.
Limiti Sugli 80 ancora in servizio in media si viaggia al 30% della capacità