«Il Covid non ci ferma: da Torino a Bologna, il mio Iaad raddoppia»
La presidente rilancia e oggi inaugura una nuova sede
«Non tiriamo una riga, ma scriviamo nuove pagine per il futuro». La «bionditudine» di Laura Milani, presidente e direttore di Iaad, è volitiva. Alla terza ripresa di questo 2020, quella in cui forse rientreranno a regime anche le scuole, lei rilancia e raddoppia: a conclusione del primo triennio, l’headquarter bolognese dello Iaad passa dai mille metri quadri dell’inizio a oltre duemila. «Crescere non è solo una questione di numeri» afferma Milani, ma senza i numeri non si va da nessuna parte. Il polo di alta formazione universitaria torinese (che grazie alla partnership con AD Education, il primo gruppo di università private francesi incentrate sul design, fa parte di un network di oltre 10 università con 30 sedi e 10.700 studenti) ha bisogno di spazio. La struttura del capoluogo emiliano, che un tempo era la fabbrica di Ovidio Vignoni, ospita i cinque corsi di laurea in Interior design, Textile & Fashion design, Product design, Communication design e Digital Communication design.
Milani, Iaad ha cavalcato bene lo tsunami Covid-19. Come è andata?
«Abbiamo vissuto un’esperienza intensa, certamente non facile. Dall’inizio del lockdown, Iaad ci ha messo cinque giorni a trasformare tutte le lezioni in diretta in remoto. Un nuovo calendario e neppure una lezione persa. Studenti, docenti e staff sono stati eccezionali. Il punto era: disperarsi o fare del nostro meglio. Naturalmente abbiamo puntato sulla seconda opzione».
Un raddoppio significa richiesta studentesca. Che futuro hanno i ragazzi Iaad?
«Oltre il 90% di loro trova lavoro, in Italia e nel mondo, al termine degli studi. Solitamente entro un anno dalla laurea. Ricevo costantemente lettere meravigliose in cui mi raccontano delle realtà di cui diventano parte. Sono molto orgogliosa dei miei studenti, perché in tre anni si mettono fortemente in gioco per raggiungere i loro obiettivi. E sono felici».
Perché ha deciso di aprire una sede proprio a Bologna?
«Bologna è una città colta, con una posizione strategica in Italia. È la città studentesca per eccellenza, inserita in un territorio con molte caratteristiche interessanti per i designer. Mancava un’offerta di alta formazione in design strut«se turata, così abbiamo scelto di far crescere Iaad anche aprendo quest’altra sede. Ma Iaad è uno solo al momento con due sedi in Italia: stessi coordinatori dei dipartimenti, molti docenti in comune, una sola filosofia e lo stesso livello qualitativo. Siamo un’università internazionale, seria, strutturata, un polo d’innovazione. Se andremo avanti così, non potremo che continuare a crescere».
Meglio investimenti pubblici o privati?
vuoi andare veloce certamente meglio quelli privati. Ma mai dire mai».
Torino resta sempre il vostro polo principale?
«Torino è una città che ci conosce e che conosciamo. È una delle città in cui Iaad sta bene. Molto del futuro di questo capoluogo dipenderà da chi lo guiderà nel prossimo futuro, le elezioni saranno in primavera. Sogno una città che ha compreso i suoi punti di forza e di debolezza e che s’impegna davvero per essere se stessa al meglio, a fare delle scelte e a realizzare progetti che saranno in grado di renderla il posto in Italia in cui tutti vorrebbero vivere».
Che significato ha per lei la parola visione?
«La competenza, lo sguardo al futuro e alle nuove generazioni, il fare sistema, il dialogare e l’imparare da chi fa meglio di noi, il vero interesse per la comunità e il non aver paura di cambiare e di migliorare sempre. Dovrebbero essere questi i punti cardine di qualsiasi visione».
In futuro?
«Il futuro si costruisce passo dopo passo. A volte correndo, altre camminando».