Temperatura, è scontro tra Cirio e il governo
Il governatore: «Diamo noi le mascherine».
Il battibecco tra governo e Regione sulla misurazione della febbre a scuola continua e anzi, anche se a distanza, diventa un muro contro muro vero e proprio. La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina minaccia di impugnare il decreto del presidente Alberto Cirio che impone ai genitori di autocertificare sul diario la temperatura degli studenti e agli istituti di verificare l’attestazione e, in caso di mancanza, di ovviare direttamente armandosi di termometri. Il numero uno del Piemonte tira però dritto di fronte all’avvertimento dell’esponente dell’esecutivo giallorosso: «È assurdo, sono senza parole — è la replica Cirio —. La nostra non è una provocazione, ma una forma di tutela. Non mi sembra di avere chiesto la luna».
Ciò che la Regione ha chiesto, anzi ordinato che i genitori autocertifichino l’avvenuta misurazione. «Basta scrivere sul diario “no febbre” — chiarisce il presidente —, ma se lo studente non esibisce l’autocertificazione sarà a carico della scuola eseguire la misurazione». Un compito, quest’ultimo, che il ministero e, a cascata, i dirigenti degli istituti scolastici hanno sempre dichiarato di non essere disposti a svolgere.
Già dieci giorni fa, durante un incontro tra i vertici della giunta regionale e quelli del mondo della scuola piemontese, il direttore generale del ministero Fabrizio Manca aveva respinto la richiesta del presidente della Regione ricordando come i protocolli nazionali prevedano che a misurare la febbre debbano essere le famiglie. Da parte sua Cirio aveva insistito però sulla necessità di un ulteriore controllo nelle scuole e aveva stanziato mezzo milione di euro (in media 800 euro ciascuno) per permettere agli istituti di acquistare i termometri a pistola.
In quell’occasione ha cominciato a prendere forma l’ordinanza della discordia (in realtà, un decreto) che obbliga i genitori ad attestare l’avvenuta misurazione della febbre. E che prima il direttore Manca (l’altro ieri) e poi la ministra Azzolina (ieri in visita a Biella) hanno criticato duramente. «Ci sono famiglie che negano l’esistenza del coronavirus e che non misureranno la temperatura ai loro figli prima di mandarli a scuola — mette in guardia il presidente —. Basta un solo bambino con la febbre da Covid per diffondere il contagio, con grossi rischi anche per i nonni. Per questo abbiamo chiesto più volte allo Stato di farsi carico dei controlli, proprio come avviene per le aziende private nei confronti dei loro dipendenti. Invece si è preferito delegare. In Paese normale questo non può accadere. Non possiamo rischiare».
La ministra Azzolina accusa Cirio di essersi mosso tardi: «Non si può a quattro giorni dall’apertura cambiare le regole del gioco. È una questione di rispetto per le famiglie e per i dirigenti scolastici». Ma in realtà è da settimane che il Piemonte, e anche altre Regioni, hanno sollevato la questione. «Non poniamo questo problema da giugno — replica il presidente del Piemonte —. E se lo Stato non fa nulla abbiamo il dovere intervenire». Così come sarà la Regione, ha promesso Cirio, a supplire nel reperimento delle mascherine obbligatorie per entrare a scuola. «In questo momento ci sono oltre 50 istituti piemontesi — fa sapere il numero uno di piazza Castello — che non le hanno ancora ricevute e che si sono rivolti alla nostra protezione civile per averle. Io spero che le forniture arrivino in tempo, anche se siamo a venerdì e le scuole riaprono lunedì». In caso contrario, assicura Cirio, «suppliremo alla mancanza dello Stato».