Corriere Torino

«Il Comune si è perso la mia bambina»

L’avvocato Riente: «È stata senza diritti, vorrei che non accadesse ad altri»

- Ricci

Errore, dimentican­za, superficia­lità. Una spiegazion­e convincent­e non è mai arrivata. E anche se ora è tutto sistemato, Manuela Riente, quarant’anni, avvocato, vorrebbe che questo non accadesse ad altri, soprattutt­o a chi ha meno strumenti di lei per difendersi e pretendere i propri diritti. «Mia figlia non è esistita per 40 giorni». Qualcuno ha perso la sua denuncia di nascita, e così Lucrezia non ha avuto documenti, e diritto alla sanità pubblica, per oltre un mese. Una storia iniziata poco dopo che Manuela è diventata mamma, al Sant’anna.

Errore, dimentican­za, superficia­lità. Una spiegazion­e convincent­e non è mai arrivata. E anche se ora è tutto sistemato, Manuela Riente, quarant’anni, avvocato, vorrebbe che questo non accadesse ad altri, soprattutt­o a chi ha meno strumenti di lei per difendersi e pretendere i propri diritti. «Mia figlia non è esistita per 40 giorni».

Non nella realtà, nelle notti insonni come nelle scoperte quotidiane, ma secondo il Comune di Torino e quindi le istituzion­i tutte. Qualcuno ha perso la sua denuncia di nascita, e così Lucrezia non ha avuto documenti, e diritto alla sanità pubblica, per oltre un mese.

Una storia iniziata poco dopo che Manuela è diventata mamma, al Sant’anna. Per legge, bisogna recarsi all’ufficio di Stato Civile all’interno dell’ospedale entro tre giorni: «Ho lasciato Lucrezia al nido e sono andata a firmare la mia dichiarazi­one di riconoscim­ento. Sono una fiera madre single». Un po’ meno «fiera» sembra essere stata l’impiegata che si è occupata dei documenti, nel non vedere un padre dare il proprio cognome. «Ha scosso la testa», racconta.

Padre o no, l’ufficio del nosocomio dovrebbe essere diretta emanazione di quello della Città. «E qui nasce il primo problema, o meglio, quello che probabilme­nte è alla base di quanto successo: non c’è un database comune. Non è sufficient­e inserire i dati della creatura per ritrovarla sul tuo stato di famiglia, per trovare lei. Gli impiegati all’interno dell’ospedale devono mandare i documenti all’anagrafe centrale». Nel passaggio tra il Sant’anna e Palazzo Civico, però, qualcosa non ha funzionato. Passavano i giorni, e a Manuela non arrivavano i documenti di Lucrezia: il codice fiscale, il libretto dei vaccini. «Senza, il diritto alla salute di mia figlia non veniva tutelato, non potevo scegliere un pediatra. Senza, Lucrezia non esisteva». La preoccupaz­ione non è arrivata subito, c’è stato un momento di paziente attesa: «Gli uffici del Comune ti garantisco­no uno standard di qualità di 25 giorni». Venticinqu­e giorni in cui, di base, un piccolo nato nel capoluogo piemontese rimane nel limbo della burocrazia.

Ma superato lo «standard di qualità», Manuela ha iniziato a chiedere spiegazion­i: «Ho fatto un paio di solleciti, poi anche una diffida su carta intestata. Non mi è mai piaciuto usare la mia profession­e per questioni personali, ma questa volta sentivo di poter fare un’eccezione. È stato inutile: non mi hanno risposto».

Poi, all’ennesima chiamata, una dipendente di Palazzo Civico risponde così: «Molto meglio i tempi in cui c’era un messo comunale che prendeva i certificat­i a mano e li portava in anagrafe. Le mail e le pec si perdono».

Poi, ha verificato: «Mi ha detto che non è mai partita la comunicazi­one tra il Sant’anna e il Comune», spiega Manuela. E così finalmente, dopo 40 giorni, «la quaresima», scherza, giovedì Lucrezia è uscita dall’anonimato ed è esistita.

«Ma è stata riconosciu­ta perché io me ne sono accorta, perché ho controllat­o tutti i giorni su Torino Facile». Ci sono, però, anche persone che non hanno una connession­e, gli strumenti: «Magari un genitore meno fortunato di me non sa come funziona e aspetta il tesserino sanitario per giorni, invano».

E magari in quel periodo ha bisogno di un pediatra: «E non ha la fortuna di poter andare da un privato. Ma rimane vittima, ingiustame­nte, di un sistema che non funziona». E che ha «fatto sparire» Lucrezia per 40 giorni.

I documenti «Qualcosa è andato storto nelle comunicazi­oni tra il Sant’anna e gli uffici»

 ??  ?? Mamma Manuela Riente, 40 anni, dopo aver dato alla luce Lucrezia ha combattuto contro la burocrazia per i diritti della sua bambina
Mamma Manuela Riente, 40 anni, dopo aver dato alla luce Lucrezia ha combattuto contro la burocrazia per i diritti della sua bambina

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