Corriere Torino

«Le istituzion­i stringano un patto sociale per la ripresa»

- Andrea Rinaldi

I dati Istat sul lavoro usciti alla vigilia aggiungono altra preoccupaz­ione a quella che ha spinto i sindacati a riunirsi in piazza Castello questa mattina sotto lo slogan #Rinascitat­orino. Sono mezzo milione i posti di lavoro persi a livello nazionale nel secondo trimestre. Cgil, Cisl e Uil temono che se le previsioni di aumento del tasso di disoccupaz­ione di 3-4 punti percentual­i a livello nazionale si avverasser­o, l’area metropolit­ana di Torino pagherebbe un prezzo molto alto: oltre 30mila senza lavoro in più.

Per questo motivo i tre seciò gretari hanno chiamato a raccolta i lavoratori, per spronare ancora una volta le istituzion­i a reagire. Anche perché le prime avvisaglie di un autunno difficili ieri si sono già fatte sentire: da una parte lo sciopero alla Lear di Grugliasco, ancora sotto ammortizza­tore sociale e appesa alle commesse dei sedili Maserati; dall’altra il licenziame­nto di 12 addetti nel cambio d’appalto della manutenzio­ne del riscaldame­nto alle Molinette, passata da Gemis a Edison-la Fenice. «Il coronaviru­s ha aggravato la situazione e anche se qualche segnale di timida ripresa si vede, al massimo torneremo a dove eravamo prima — afferma la numero uno della Cgil Torino, Enrica Valfrè —. Nei mesi che ci separano dallo sblocco dei licenziame­nti dobbiamo investire sulla ripartenza, penso all’automotive, alle filiere industrial­i e al digitale-. Chiaro, nessuno ha la ricetta pronta, ma Torino attraverso il Recovery Fund si può riprogramm­are, politica e istituzion­i devono fare da catalizzat­ori».

A condivider­e la stessa linea di azione è anche Lo Bianco, segretario Cisl: «Tutti gli indicatori mettono apprension­e per questo autunno, serve peruna visione per gestire al meglio le risorse che arriverann­o dall’europa: chiediamo alle istituzion­i un patto sociale per uscire da questo declino e disegnare il futuro».

Le basi però sono fragili: secondo il centro Lavoro & Welfare dell’ex ministro Cesare Damiano la cassa integrazio­ne ordinaria in Piemonte nei primi sei mesi dell’anno è esplosa a oltre 62 milioni di ore (+486%), mentre quella in deroga a 13,5 milioni (+27%). «Era lecito attendere, a luglio, un ulteriore calo delle ore di cassa integrazio­ne autorizzat­e già registrato nel mese di giugno rispetto a quello precedente. Ma il calo, invece, non si è verificato», osserva Damiano.

«Siamo la città più cassintegr­ata d’italia — chiosa Gianni Cortese, segretario Uil —, il Piemonte poi ha perso 92 mila posti di lavoro in termini di mancati avviamenti, il quadro è desolante-. La manifestaz­ione serve a ribadire che il tempo è scaduto, già a dicembre infatti, quando siamo partiti con la fiaccolata, la situazione era difficile, ora il coronaviru­s l’ha aggravata».

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