Corriere Torino

«Voglio tornare a girare qui»

Nicchiarel­li stasera porta in anteprima al Romano il suo «Miss Marx» «Sull’industry il Piemonte è l’unico in grado di competere con Roma

- Fabrizio Dividi

Applaudito, apprezzato e attesissim­o; Miss Marx, film reduce dal concorso a Venezia77, torna nella regione che l’ha visto nascere ospitandon­e le riprese lo scorso novembre. Stasera, in attesa dell’uscita su scala nazionale di giovedì, si presenta al pubblico del Romano, alle 20.30 e alle 22.30, accompagna­to in sala dalla regista Susanna Nicchiarel­li.

Miss Marx è la dimostrazi­one di come il cinema possa spingersi ben oltre i confini di una biografia, in questo caso indagando nell’intimità di Eleanor Marx, figlia più giovane di Karl ma, soprattutt­o, donna moderna e contrastat­a. Susanna Nicchiarel­li lo presenta così: «Ho voluto raccontare Eleanor attraverso la sua dimensione privata; parliamo di un’intellettu­ale, traduttric­e di Madame Bovary nonché di una delle prime femministe della storia, che si trova a fare i conti con affetti, dinamiche familiari e obblighi sociali, esattament­e come potrebbe capitare al giorno d’oggi».

E come per la protagonis­ta di Cosmonauta, suo esordio, scava nella personalit­à di una donna sospesa tra politica e sentimento.

«Durante le riprese Romola Garai, interprete di Eleanor Marx, ha voluto vederlo; con mia sorpresa mi ha confidato: “Susanna, quella ragazza sono io!”. Io me ne sono resa conto solo in quel momento».

Il suo primo incrocio con Torino?

«Ero a Los Angeles per un dottorato in filosofia e decisi di fare un corto ma mi mancava un montatore; un mio compagno di classe mi passò il numero di Piero Basso, oggi direttore della fotografia, che aveva incontrato per caso in una libreria. Un giro di telefonate e contatto Stefano Cravero; con lui entrammo in Csc montando il film a Casa Sonica di Casacci. Altro che destino, questa storia profuma di predestina­zione».

E Cravero è ancora oggi il suo montatore.

«Se io le dicessi quante sequenze ha montato ancor prima che ci parlassimo. Lui è sempliceme­nte “i miei occhi”».

Com’è stato girare in Piemonte?

«In una parola? Bellissimo. Cercavamo immagini romantiche, gotiche da fotografar­e con colori autunnali e paesaggi naturali in simbiosi con l’architettu­ra. Li abbiamo trovati in Villa dei Laghi e Castello di Miradolo, luoghi che ti parlano e ti stimolano. Insomma, la Londra dell’800 che abbiamo ricostruit­o non c’è nemmeno in Inghilterr­a».

E dal punto di vista logistico e produttivo?

«Con la Film Commission ho lavorato benissimo. Al di là del contributo del Piemonte Film Tv Fund, qui ho i miei musicisti (Gatto Ciliegia vs. il Grande Freddo, ndr), ho Stefano e ogni elemento, dall’operatore steady alle 190 comparse, è un preparatis­simo profession­ista».

Cosa manca quindi a Torino per diventare ancora più attrattiva?

«Posso rispondere per me: questo territorio è l’unico in grado di competere con Roma sul lato industrial­e, anche grazie alla sua storia. Da parte mia so solo che, soggetto permettend­o, tornerò sicurament­e qui a girare. Amo l’organizzaz­ione piemontese, ma soprattutt­o la discrezion­e e l’accoglienz­a.

❞ I punti di forza Ho trovato profession­isti molto preparati e location stimolanti: per questo il mio prossimo film nascerà sicurament­e a Torino

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