Cirio: «Il Piemonte è un esempio»
Il governatore: «La febbre va misurata anche a scuola, spiace che il governo si sia opposto»
«Per me non si è mai trattato di una battaglia politica, ma per la tutela della salute di tutti. Sono dispiaciuto che il governo abbia scelto di entrare in contrasto con il Piemonte, invece che considerarlo un esempio». Per il presidente Alberto Cirio «ha vinto il buon senso». Il Tar ha respinto la richiesta dei ministri Lucia Azzolina (Istruzione), e Roberto Speranza (Salute), di una sospensiva per l’ordinanza della Regione sulla misurazione della febbre anche a scuola.
«Per me non si è mai trattato di una battaglia politica, ma per la tutela della salute di tutti. Sono dispiaciuto che il governo abbia scelto di entrare in contrasto con il Piemonte, invece che considerarlo un esempio». Il presidente Alberto Cirio non ha tempo di «festeggiare» ma, come gli piace sottolineare, «ha vinto il buon senso». Il Tar ha respinto la richiesta dei ministri Lucia Azzolina (Istruzione), e Roberto Speranza (Salute), di una sospensiva d’urgenza per l’ordinanza della Regione che obbliga gli istituti del territorio a verificare che le famiglie misurino effettivamente ai figli la febbre, come previsto dalla legge nazionale.
I motivi sono vari, e ricalcano quanto scritto nelle memorie difensive dall’avvocato Vittorio Barosio: «Cirio poteva attuare il provvedimento, non andava contro la legge — spiega il legale — e la norma non era in contrasto con quella del governo perché noi non abbiamo spostato l’obbligo dalle famiglie alle scuole, ma abbiamo aggiunto una garanzia in più. Inoltre il tribunale sottolinea l’aumento del numero di contagi in Piemonte e il trend negativo».
L’udienza camerale per la discussione in via ordinaria dell’istanza davanti all’intero Collegio è stata fissata per il 14 ottobre. Ma il provvedimento di Cirio (così come il dpcm romano) scade il 7: «Certo, ho tutta l’intenzione di prorogarlo finché ci sarà l’emergenza sanitaria; e chissà che altri non seguano quanto fatto in Piemonte».
Ma non solo, perché dopo aver stanziato 500 mila euro per l’acquisto di termoscanner e termometri da parte delle scuole, il governatore intende rendere questo procesciti dimento una misura standard: «Credo che — continua Cirio — al di là dell’emergenza, è giusto che gli istituti siano strutturati per misurare la febbre ai ragazzi, che diventi una prassi anche dopo la pandemia. D’altronde se il covid ci ha insegnato qualcosa, è che la prevenzione è fondamentale. Ecco perché tagliare sulla salute, come è stato fatto in precedenza in Piemonte, è sbagliato. Ma come siamo riuchiosa ad assumere 2.523 persone per far fronte all’emergenza sanitaria, perché no potremo pensare di strutturarci meglio anche nelle scuole».
È proprio la mancanza di personale, insieme ai problemi organizzativi, una delle motivazioni portate avanti dal direttore dell’ufficio scolastico regionale Fabrizio Manca, dai presidi e dai sindacati per dire no al provvedimento: «Ma alla fine i dirigenti — Cirio — si sono dimostrati più elastici della burocrazia del ministero. Poi, certo, il problema del personale rimane: mancano ancora 15 mila insegnanti. È gravissimo». Il direttore Manca spera ancora in un addio all’ordinanza: «Questo è solo il primo round, attendiamo con fiducia l’udienza camerale», ma l’incontro del 14 rischia di essere un pro forma. Il documento con cui si respinge una sospensiva, di solito, è di una pagina; quello in questione è di 11, quasi fosse già una sentenza. E così, il centrodestra gongola: «Vittoria di civiltà contro l’arroganza e la supponenza di Azzolina», dichiara il gruppo di Fi in Regione insieme al coordinatore regionale Paolo Zangrillo, ma anche la Lega difende il suo governatore: «Il ministro con delega ai banchi a rotelle prenda atto dell’inutile faziosità della sua impugnazione».