Corriere Torino

Van Gaal: «Pirlo è stato il migliore Ma allenare è ricomincia­re da zero»

Van Gaal: «Era il più grande, gestire uomini è diverso De Ligt si laurea in A. Conte bravo ma troppo caldo»

- Gasparotto

Louis van Gaal ha fatto quello che pochi grandi sanno fare, ha detto basta. Tre anni fa. Si è fermato. Tanti lo cercano per offrirgli una panchina, lui dice no («Anche se la tentazione è forte»), per restituire un po’ di tempo alla moglie, Truus. Erano insieme a Firenze per il premio Fair Play, e l’ex allenatore di Ajax, Barcellona, Bayern e Manchester ci ha detto la sua su Pirlo («il più grande, ma come allenatore riparte da zero»), Antonio Conte («uno che marca le sue squadra, ma che a bordocampo dovrebbe gestire le emozioni»), De Ligt, De Jong e Gasperini.

FIRENZE «La Juventus del 1996 era più forte di questa, non lo dico io ma i risultati. Quella ha vinto, questa no. Non ancora. E chi vince ha sempre ragione». Louìs van Gaal era sulla panchina dell’ajax nell’estate 1996, quando la Juventus alzò per l’ultima volta la coppa dei Campioni al cielo. La sua squadra straordina­ria, giovanissi­ma, aveva battuto il Milan un anno prima: «Uno squadrone pieno di campioni, ma li avevamo battuti nel girone... (doppio 2-0) e dissi ai miei che potevamo batterli ancora: ne erano convinti. E ci riuscimmo». Fu il trionfo del gruppo sulle straordina­rie singolarit­à dei rossoneri, che poi avrebbero pescato a piene mani nella squadra di LVG. «Quella vittoria è ricordata ancora oggi in Olanda perché un gruppo di ragazzini era riuscito a battere un colosso». Per quella vittoria nel 1997 un giorno Ariedo Braida si presentò a casa sua cercando di portarlo al Milan. Lui ci pensò, non amava il calcio italiano («che ora sta migliorand­o, crescendo: la vostra Nazionale in Olanda ha vinto giocando») e poi arrivò il Barcellona.

A distanza di 25 anni, Van Gaal si schiera romanticam­ente solo al fianco della moglie Truus. «Sono un pensionato anche se mi chiamano spesso: la federazion­e olandese mi aveva chiamato, ho detto no. L’attuale ct (Dwight Lodeweges) è tornato per la terza volta, credo sia una cosa poco intelligen­te... E io sono stato due volte la guida dell’olanda...».

Pensionato, ma appassiona­to. Sa tutto del calcio, ovvio, e ne parla con passione, conoscenza e convinzion­e. La nuova Juve lo incuriosis­ce: «Pirlo è stato senza dubbi il miglior giocatore italiano, aveva visione, tecnica, tutto. Ora avrà grandi idee e campioni del suo calibro hanno sempre dei crediti nello spogliatoi­o. Ma riparte da zero: si tratta di gestire persone e nella cultura latina i giocatori pensano prima a se stessi poi alla squadra, raramente capita il contrario. La difficoltà sta nel dare a ciascuno la giusta attenzione nel modo corretto. E poi muoversi con autorevole­zza e coerenza davanti al gruppo».

In questo Van Gaal è stato un maestro e (anche) per questo era in Italia a ritirare il 24o premio Fair Play Menarini, consegnato lo scorso week end anche ad Arrigo Sacchi.

Due allenatori che si occupavano prima del gruppo e poi del campione, convinti che l’orchestra lo avrebbe esaltato. «Ho imparato tanto dai miei errori e dopo le sconfitte. Ricordo ancora il ko in Liga contro il Valencia di Ranieri... E la finale contro l’inter di Mourinho, che era stato mio assistente a Barcellona... Da quei ko ho capito che dovevo cambiare, non pensare solo alla gestione del gioco ma anche a come e quando averne il controllo, giocare sui nostri punti di forza ma anche sulle debolezze altrui. E così, continuand­o anche a mettere i migliori al servizio della squadra e la squadra al servizio dei migliori ho vinto ancora. Con l’olanda nel 2014 tutti giocavano per Robben e Van Persie, abbiamo cambiato modulo e fatto grande calcio... ma...». Ma? «La soddisfazi­one di vincere il campionato olandese con l’az è stata enorme». Perché ancora una volta era riuscito a vincere con una squadra meno dotata, imponendo il gruppo.

Non è il caso della Juve e forse non più della prima rivale, l'inter. «Dove si vede l’impronta dell’allenatore, il lavoro di Conte. Lui sa far passare idee e filosofia. Non lo si scopre oggi, ma a bordo campo si scalda troppo, si lascia dominare dalle emozioni: questo influenza la squadra e non gli consente di analizzare al meglio che cosa succede e che cosa deve fare lui per incidere. È capitato anche a me qualche volta... ma di rado».

Conte non è il solo «torinese» ad aver colpito Van Gaal, l’altro è Gasperini: «Che non conosco direttamen­te, come del resto Conte, ma che pure ha dato un’impronta evidente all’atalanta: interpreta la difesa a 3 e quella a 5 con rigore, con movimenti e pressione che servono per esaltare il sistema. E si vede che i suoi giocatori sanno sempre come e dove muoversi».

L’italia e Torino gli ricordano il suo primo trionfo: «La Coppa Uefa del 1992, contro il Torino: 2-2 in Italia e 0-0 ad Amsterdam, con due pali colpiti dai granata. Al secondo ricordo l’allenatore (Mondonico), si alzò brandendo la sedia...» Torino gli ricorda Matthijs de Ligt, che si sta laureando con la Juve: «Avevo detto che qui poteva diventare il migliore difensore del mondo e lo sta facendo, ha giocato tanto ma ora con Chiellini diventerà ancora più forte. Anche se il migliore olandese oggi è De Jong: Koeman a Barcellona lo farà giocare dove sa. Vedrete».

La Juve di Vialli I bianconeri del 1996 migliori di quelli di oggi Vinsero la Champions e chi vince ha ragione

❞ L’atalanta di Gasperini fa la difesa a3e5come si deve: pressione e movimenti

❞ A Torino è legata la mia prima coppa Uefa: 2-2 e 0-0 con il Toro

❞ Imparai molto dalle sconfitte contro Ranieri e l’inter di Mou

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Fair Play Louis van Gaal con il premio ritirato a Castel Fiorentino

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