La vicenda
«Ciao a tutti, ciao». È ancora buio quando Dana Lauriola esce dalla sua casa di via Ravetto, a Bussoleno. Nel cortile ci sono una decina di amici e attivisti No Tav che hanno trascorso la notte in strada, seduti su una panchina e su un paio di sedie di plastica. Avevano promesso che non avrebbero lasciato sola la storica portavoce del movimento e hanno mantenuto la parola. Sapevano che le forze dell’ordine sarebbero venute a prendere Dana per portarla in carcere, era solo questione di ore. Dopo aver abbracciato un amica sale in auto e, al di là di qualche sfottò, nessuno sembra intenzionato a creare problemi. Ma quando le vetture della Digos provano a ripartire da quella stradina stretta e senza uscita si ritrovano la strada bloccata dal «muro popolare».
È solo l’inizio di una mattina di tensioni - e qualche scontro – che hanno movimentato le strade di Bussoleno. Gli animi si sono surriscaldati quando è arrivata la notizia che, sempre nel paesino della Valsusa, tre pattuglie dei carabinieri avevano appena recapitato la notifica degli arresti domiciliari a Stefano Milanesi, 63 anni, ex esponente di Prima Linea, No Tav della prima ora e fondatore del comitato di lotta popolare di Bussoleno. Gli agenti del reparto Mobile hanno bloccato una cinquantina di persone all’altezza della rotonda verso la statale, ma, per permettere all’auto con Dana a bordo di lasciare Bussoleno è stato necessario attendere quasi 80 minuti. Dana Lauriola, deve scontare una condanna definitiva a due anni di reclusione per aver partecipato, come speaker, a una manifestazione di protesta al casello autostradale di Avigliana nel 2012. In quell’occasione le sbarre non vennero abbassate, centinaia di automobilisti non pagarono pedaggio e a 12 persone, fra le quali anche Nicoletta Dosio, è stato contestato il reato di concorso in violenza privata.
Il Tribunale di Sorveglianza ha respinto tutte le richieste di misure alternative e le motivazioni del diniego sono legate alla sua militanza e partecipazione attiva ad altre manifestazioni No Tav, al mancato «pentimento» e al fatto di abitare a Bussoleno, considerata una delle «basi» valsusine