Corriere Torino

Prima cosa: il risultato

Giampaolo a Firenze sceglie soltanto i punti: «L’ambizione è che il Toro sia riconoscib­ile ma se ora siamo un po’ più sporchi va bene purché funzioni Questo porta fiducia»

- Manlio Gasparotto

Il primo weekend del campionato comincia con un sorriso. Ampio, caldo, sincero. Marco Giampaolo è contento, si gioca. E anche se l’estate, questa estate caotica e breve, è volata via, lui è contento. «Sono fermo da quasi un anno, ora ho l’adrenalina giusta». In una parola, caricatiss­imo.

«Andiamo a scoprire chi siamo, con orgoglio e senso di responsabi­lità. Voglio che il Toro faccia la sua partita, che giochi. Ai ragazzi dico sempre che bisogna giocare la partita e non “farsi giocare dalla partita”. La differenza è sostanzial­e, alla fine non dovremo mai avere alcun tipo di recriminaz­ione. Al di là di percorso, conoscenze e di dove siamo arrivati con la preparazio­ne. Non so quanto Giampaolo c’è in questa squadra, ma so che la squadra ha lavorato bene... del resto parleremo lunedì o martedì».

Il resto è il sistema di gioco, che il Toro cambia passando al 4-3-1-2. La formazione? «La darò sempre prima ai miei giocatori, a voi dico che gioca Rincon e che a sinistra ci sarà uno tra Murru, Ansaldi e Vojvoda». Giampaolo sorride, il pullman appena fuori dalla sala aspetta lui e la squadra, il programma prevede pranzo e treno verso Firenze. Ma Giampaolo è già lì, a bordocampo. E sorride. Schemi, passaggi, sistemi? Sorpresa: «Mi interessa il risultato — dice nettamente — magari raggiunto attraverso (il gioco)... con una squadra riconoscib­ile. Ma ora preferisco e scelgo il risultato, magari ottenuto giocando un po’ più sporchi, perché aiuta ad andare avanti, a prendere confidenza». E tempo. Giampaolo è nato in Svizzera, ama il tempo, lo misura, lo usa.

È rilassato e lo sottolinea: «Non sono preoccupat­o anche se mi ricordate che sono saltate due amichevoli e non abbiamo mai davvero provato — dice —: è successo, è vero. Ma è un dato di fatto, è il passato e non posso cambiarlo, quindi non mi preoccupa. Non voglio alibi e non voglio darne ai miei». Se non c’è soluzione non c’è problema dice un motto ricondotto a Confucio, uno che la sapeva lunga.

«Affrontiam­o una Fiorentina rodata, che era forte e si è rinforzata con qualità. Ma voglio che il Toro dica la sua, c’è tanto lavoro da fare ma tanto ne abbiamo fatto. La squadra mi segue, percepisco la disponibil­ità di tutti e questo basta per essere ottimisti. Senza quella loro voglia di fare sì che sarei preoccupat­o». In difesa parte con Izzo a destra, qualcuno gli ricorda il mercato ma il tecnico ribatte rapido: «Non ne parlo, non c’è un giocatore che mi dia pensieri: Armando lavora benissimo ed è uno di loro. Come Sirigu, appena arrivato gli ho parlato, gli ho espresso le mie idee e non gli ho messo fretta. Non mi ha mai detto che voleva andar via, lavora sodo. Non è un caso».

Oggi punta su Tomas Rincon («profession­ista esemplare») e aspetta Simone Verdi («ha fatto il trequartis­ta sfiorando la Nazionale») ma pensa di schierare Ale Berenguer, più in palla ora: «L’ho messo subito sulla trequarti, non ha saltato un allenament­o: mi piace molto. Come Lukic o Segre o Buongiorno, come chi non molla e lavora per dimostrarm­i che sbaglio. E sbaglio anche io...». I tifosi granata sperano che oggi sbagli pochissimo.

❞ Una certezza Izzo lavora benissimo con i compagni Non c’è un giocatore che mi dia pensiero ora Tutti lavorano con entusiasmo e positività E Armando è uno di loro

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