Con i legionari sulle Alpi dalla Val Susa fino ad Aosta
Un libro di Silvia Giorcelli racconta le montagne ai tempi dell’impero
Letteratura e montagna,binomio da sempre molto stretto e approfondito. Il taglio con cui Silvia Giorcelli Bersani analizza in «L’impero in Quota» (Einaudi) la storia alpina durante l’impero Romano, tuttavia, è inedito.
Con questo libro Silvia Giorcelli, docente di Storia romana ed Epigrafia Latina all’università di Torino (e vincitrice del premio Itas nella sezione vita e storie di montagna), traccia un ritratto alpino di un’epoca spesso considerata unicamente teatro di conquiste territoriali e accesi scontri. «Questo libro per me è la sintesi di una vita di ricerche — racconta Silvia Giorcelli —. Quando si pensa ai romani sulle Alpi ci si limita spesso alla figura di Annibale: il mito del condottiero, la presenza esotica degli elefanti, l’ingegno che batte la grande Roma. Dimentichiamo che una pagina importante della storia di Roma si svolge proprio tra le Alpi. Il mio intento è tracciare un racconto di queste zone, analizzandone gli aspetti più profondi».
Se quindi della storia dell’impero romano si ricordano le conquiste e l’espansione territoriale, «L’impero in quota» va ad approfondire gli aspetti sociali e culturali di una convivenza molto stretta tra popoli alpini e romanità. «I Romani iniziarono a interessarsi a queste zone nel momento in cui iniziarono a sconfinare altri popoli, come i Celti. Quella che attuano i Romani è una lenta e progressiva romanizzazione delle popolazioni alpine. In alcuni casi, come in quello dei Salassi, questa inclusione è stata frutto di scontri, ma in altri, come nel caso dei Cozi della Valle di
Susa, furono delle alleanze ad unire le popolazioni. A Susa fu proprio il re Cozio a far costruire l’arco in onore di Ottaviano Augusto, mentre l’arco di Augusto ad Aosta fu opera dei Romani stessi per festeggiare la vittoria sui Salassi».
Ma «L’impero in quota» traccia anche un profilo delle Terre Alte in cui si attuarono politiche inclusive decisamente moderne. «Dobbiamo immaginare queste terre in epoca romana come un crocevia di commerci e scambi. Un melting pot di etnie, religioni, e lingue. Non era probabilmente raro incontrare un mercante orientale insieme con uno schiavo africano che dirigeva i traffici del padrone, affiancati da valligiani alpini. In Val di Non è stato ritrovato un documento del 46 d.c. nel quale si denunciano all’imperatore Claudio alcuni valligiani che si fingono romani e prendono parte alla vita politica in posizioni che spettano solo a romani. La risposta dell’imperatore fu una sanatoria di queste posizioni, non volendo dividere, ma piuttosto unire le popolazioni. La locuzione “Civis Romanus Sum” si estendeva a tutto l’impero, al cittadino di Roma come al montanaro della valle più recondita. Una prospettiva che ancora oggi risulta incredibilmente moderna».
Se volessimo fissare due itinerari interessanti per l’autunno, potremmo partire da una visita di Aosta, città emblema del pugno di ferro romano. Il percorso potrebbe partire dall’area megalitica di Saint Martin de Corléans, per arrivare lentamente alla visita delle vestigia romane della città e concludersi al celebre Arco d’augusto. Volendo allargare l’area di visita si può includere una breve escursione ai due colli simbolo dei commerci, il Colle del Grande e Piccolo San Bernardo, aperti da giugno ad ottobre – date consultabili online – e, volendo, una sosta al rientro per percorrere i pochi metri restanti della strada romana delle Gallie a Donnas.
«L’altra meta emblematica è Susa – consiglia la professoressa Giorcelli – simbolo di una conquista territoriale pacifica e frutto dell’alleanza tra il re cozio e l’imperatore. Susa era un centro importante per i commerci verso il Monginevro, ma il clima era così tranquillo che le mura della città vennero costruite solo in epoche successive. Interessante vedere questi due esempi di romanizzazione, che in entrambi i casi segnano profondamente – e in positivo – il tessuto sociale e urbano».
Non solo Annibale
«Il mio intento è raccontare queste zone, analizzandone gli aspetti più profondi»
Un percorso aostano
Dall’area megalitica di S.martin de Corléans, alle vestigia romane sino all’arco d’augusto.